RESPIRARE

-   Diceva Olt olto olto…

-   Che vuol dire?

-   Non lo so, era nel sonno, forse voleva dire Molto, che le faceva male molto.

-   È strano, non parla da anni… vuoi partire?

-   Vorrei.

-   Tanto lo sai che non cambia niente.

-   Lo so.

-   E vuoi partire lo stesso.

-   Oggi me l’ha passata al telefono.

-   E che ti ha detto?

-   Niente, respirava.

-   Che t’è sembrato? Come respirava?

-   La gente non dovrebbe respirare così.

-   Molto brutto?

-   …

-   Però oggi non si lamentava, no?

-   No.

-   Da quant’è che non parla più?

-   Che non parlava più. Cinque anni, circa.

-   …

-   …

-   Quando hai detto che vuoi andare?

-   Domani. Dopodomani.

-   Mh, la chiamiamo adesso?

-   Che ore sono?

-   Le sette e dieci.

-   Starà dormendo.

-   Non fa niente, diciamo a Mumina di avvicinarle il telefono, la sentiamo respirare.

-   Sì, ho voglia di sentirla respirare.

-   Sì, chiamiamola.

 

FME

 

Posted in racconti | Leave a comment

Breve storia di due copioni

Lui disse.

Lei disse.

Lei si alzò.

Lui si alzò.

Lui se ne andò.

Lei se ne andò.

FME

Posted in libri/cultura | Leave a comment

Una mosca

- Chiamami Hank.

- Ma tu ti chiami già Hank…

- Sempre a rettificare.

- Scusa, Hank.

- Niente, Jimmy.

- Ma io non mi chiamo Jimmy…

- L’hai fatto di nuovo.

- Scusa, Hank…

- Ok, Jimmy.

- Hank…

- Cosa c’è ancora?

- È che Jimmy è un nome da maschio…

- Quindi?

- Quindi, io sarei femmina…

- Sempre a contraddirmi, un giorno di questi mi manderai al manicomio, Jimmy.

- Scusa, Hank, hai ragione. Come vuoi tu, Hank…

- Bravo, ragazzo.

- …zza.

- Mh?

- Niente, una mosca.

- Ammazzala, Jimmy.

- Ci provo, Hank.

FME

Posted in racconti | Leave a comment

Posti di blocco

 

-   Senti, immagino sia una forma di, di, protesta diciamo, ma così non si capisce.

-   .

-   Allora facciamo così, parlo io e tu fai con la testa, ok?

-   . (facendo sì con la testa)

-   L’avevo messo in conto…

ora ne ho la certezza…

avevo bisogno di riempire il tempo…

una distrazione…

andare per poi tornare…

-   .

-   Be’, ora potresti dirmi qualcosa.

-   .

-   Dimmi almeno se parte di quello che ho detto ti è piaciuto.

-   Le pause.

 

FME

Posted in libri/cultura | Leave a comment

Presenze

-   Te l’ho detto, non esistono.

-   Io ne ho viste, non una, mille. Mille che volavano nella stanza.

-   Ieri sera.

-   Sì, ieri sera.

-   Mentre io ero…?

-   Di là, in bagno, credo.

-   Be’, io non ho visto niente quando sono arrivata.

-   Be’, forse è un problema tuo.

-   O forse è un problema tuo.

-   Non incominciare, ti dico che c’erano.

-   Allora va bene, prima c’erano e poi non c’erano più.

-   Esatto. Succede proprio così.

-

-   Ehi…

-

FME

 

Posted in racconti | Leave a comment

INFIAMMAZIONI

-          Ti amo.

-          È solo una sensazione del sistema nervoso.

-          Allora ho la sensazione di amarti.

-          Sono i nervi infiammati.

-          Allora ho un’infiammazione per te.

-          Ibuprofene.

-          Capsule o bustine?

FME

Posted in racconti | Leave a comment

Non farlo

-   Non farlo, mi dà fastidio.

-   E così?

-   Anche.

-   E così…?

-   Così mi dà ancora più fastidio. Smettila.

-   Di fare?

-   Smettila e basta.

-   Ahia.

-   Te l’avevo detto.

FME

Posted in racconti | Leave a comment

Domenica non esiste

«Sì, domani» disse Liz.

«Di domenica?»

«Per noi è domenica, lì no, non ci sono domeniche.»

«Che roba… e al posto delle domeniche che c’è?»

«Niente, chiudono l’imbuto spazio-settimanale e si salta al buco successivo.»

Nic e Liz erano seduti uno di fronte all’altra. Le ginocchia fecero contatto, rotula contro rotula. Una colonna di microparticelle si incamminò dal ginocchio di Nic verso quello di Liz. Poi Nic allentò le cosce a V, l’idea era quella di fare una morsa a schiaccianoci e incastrarci dentro il ginocchio appuntito di Liz, ma rimase sul vago, lo accostò e fine.

Gran ginocchio, pensò Nic.

«Perché non parti con me?» disse Liz.

«Domani, dici?»

«Sì, domani, di domenica, lo shuttle parte alle diciannove e zero zero, ora terrestre.»

Nic si scostò di colpo. Alcune particelle non si staccarono in tempo, rimasero appese al ginocchio di Liz. Una catena molle di microparticelle filamentose e oscillanti. Quella più esterna evitò di guardare giù.

«Allora…?» disse Liz.

Nella testa di Nic iniziò a rotolare con effetto deformante una grossa palla, mentre un formicaio di stanghette sudate e col fiatone le correva dietro. La palla al centro rotolava in avanti, sempre avanti.

«Cosa» disse Nic.

«Ti dicevo se volevi venire con me, sarebbe bello.»

Gli occhi di Nic si concentrarono sui jeans di Liz. Perforarono il denim di qualche millimetro altezza cosce. Poi con un pensiero laser il tessuto si rimarginò e Nic alzò lo sguardo.

«Non posso, Liz.»

Dal jeans intatto esalò un filo di fumo alla menta fredda.

Ora le ginocchia erano posizionate così, quelle di Nic a binario parallelo verso destra, quella di Liz accavallate una sull’altra verso sinistra.

«Non posso, lo sai, questa domenica c’è…»

«Il derby, giusto.»

«Sì. Mi mancherai…»

Liz strinse le palpebre per precisare un pensiero che uscì così.

«E quando ti mancherò?»

«Tanto.»

«Ho detto quando…»

«Ah, avevo capito…»

Liz si alzò e se ne andò.

Nic ci rimase male, molto.

La colonna di particelle superstiti rimase a mento in su. Il ginocchio di Liz bruciò impresso a fuoco nella testa di Nic tutta la notte. Mi mancherai Liz, mi mancherai, pensò Nic al buio. Mi mancherai. Da lunedì.

FME

Posted in racconti | Leave a comment

NASCONDINO

- Esattamente dove mi aspettavo.

- Hai cercato di prevedere i miei movimenti, o…?

- È che ho messo il naso fuori e ho seguito la striscia nera.

- Pensa che stavo per cambiare idea. Con la neve e tutto il resto.

- In ogni caso, ti ho trovata.

- In ogni caso, per un miliardesimo di secondo.

FME

 

 

Posted in racconti | Leave a comment

Tatuaggi

-   Cos’hanno che non va.

-   Sto guardando.

-   Che li guardi a fare.

-   Sembrano bolliti.

-   Non sembrano bolliti.

-   Quando ti sono diventati così?

-   Così, come?

-   Stendili.

-   Aspetta. Così…?

-   Non si stendono. Incredibile.

-   Certo, tu li fissi. Li metti in difficoltà.

-   Dovresti pensare a qualche tatuaggio.

-   Dove?

-   Dove. Su quelle sleppe che ti ritrovi. Qualcosa di tribale. Celtico. O jacquard?

-   Tipo calze?

-   Sì. Sarebbe bello.

-   Ho paura.

-   Anch’io ho paura di quei cosi.

-   Ma fa male.

-   Va bene, copri tutto. Buonanotte.

-   …mi ami lo stesso?

-   Sposta. Subito. Quei. Cosi.

 

FME

Posted in racconti | Leave a comment