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Nella postfazione David Lipsky scrive così:

“David era alto quasi un metro e novanta, e quando era in forma pesava novanta chili. Aveva gli occhi scuri, la voce dolce, un mento da cavernicolo, una bocca adorabile, con le labbra a punta, che era il suo tratto migliore. Camminava con un’andatura molleggiata da ex atleta: un movimento ondulatorio che partiva dai talloni, come se ogni cosa fisica fosse un piacere. Scriveva con degli occhi e una voce che parevano una forma condensata della vita di chiunque: erano i pensieri che pensavi a metà, le scene di sfondo che vedi con la coda dell’occhio al supermercato e facendo avanti e indietro dal lavoro – e i lettori si accoccolavano negli anfratti e nelle radure del suo stile.”

Lipsky intervista Wallace alla fine del suo tour di presentazioni per Infinite Jest.  Lipsky aveva trent’anni, Wallace trentaquattro. Tutti e due portavano i capelli lunghi. Era il 5 marzo 1996.

F. E.

 

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