la numero 14

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- Lo avrei preso a ceffoni. Pareva un bambino perso. Smarrito. Dentro un supermercato. Hai presente? Tra gli scaffali enormi mentre cerca la mamma. E al mio amico diceva che stavamo intervistando il suo cadavere. Che lui era già stato ucciso da sua moglie. Che stavamo facendo un servizio al suo cadavere. Che lui era morto da tempo. Io facevo foto e stavo zitta. Non mi andava di dire niente. Lui raccontava quelle cose a me e al mio amico. Due sconosciuti. Perché raccontava quelle cose a due sconosciuti? Non lo capivo. Non lo sopportavo. Così stavo zitta. Era urtante. Fastidioso. Volevo andare via e invece stavo lì a fare foto. Professionalità. Boh. Pareva una vendetta da asilo. Per fare male alla moglie. Lo racconto ai giornali. Una cosa meschina se non fosse stato evidente. La cosa. Il fatto. Si vedeva chiaramente. Insomma lo dovevi vedere. Stava malissimo. Da prenderlo a sberle come un bambino. Non lo so. Non poteva. Nessuno si dovrebbe permettere. Non così. Non in quel modo. Con degli sconosciuti. E io facevo foto e il mio amico continuava l’intervista sino a quando lui non lo ha interrotto e mi ha chiesto perché non dicevo nulla
- E tu?
- Gli ho detto che semplicemente non mi andava. Lui mi ha guardato negli occhi per qualche istante e poi mi ha dato il cd che c’era sul tavolino. L’Umplugged. Ancora inedito. Era la sua copia. E mi ha detto che io ero la numero 14. Io ho guardato il disco, l’ho girato e ho visto che la quattordicesima canzone era Where did you sleep last night. Conoscevo il testo e mi sono. Sentita male. Sapevo le parole a memoria. So le parole a memoria. Mi aveva consegnato la sua anima. Stavo male.
- E cosa gli hai detto?
- Niente. È stato lui a dire. Vedendo la mia reazione. Muta. Mi ha detto che io avevo lo stesso significato del falso cognome di sua moglie
- … Love?
- Sì.
- E tu?
- La settimana seguente ero appena rientrata in Italia e lui si è fatto saltare il cervello. Mi sono rifiutata di vendere le foto. Mi hanno telefonato a tutte le ore. Le volevano. Le pagavano. Le pagavano perché diventassero loro. Ho quasi perso il lavoro. Ancora adesso sono considerata una fotografa poco professionale. Non le ho vendute
- Quanti sanno questa storia?
- Tu
- L’hai raccontata solo a me?
- Sì
- Perché?
- Perché hai una Fender Stratocaster azzurra come la mia e quella di Kurt era blu. Quanti al mondo hanno una Stratocaster azzurra?
- Non lo so. Posso scrivere queste cose?
- Sì. La mia roba te la regalo
- Lo stai facendo
- Cosa?
- Lo stai facendo anche tu vero?
- Sì
- Perché?
- Dimmi cosa sto facendo prima
- Mi stai regalando la tua anima, perché?
- Perché mi fai stare male
- Male?
- Sì. Mi fa stare male quando mi sento capita così a fondo. Posare nudi è più facile.
- Lo hai mai fatto?
- Sì, ho fatto anche quello. Ho le stampe. Vuoi vederle?

Where Did You Sleep Last Night Lyrics

My girl, my girl, don’t lie to me,
Tell me where did you sleep last night.

In the pines, in the pines,
Where the sun don’t ever shine.
I would shiver the whole night through.

My girl, my girl, where will you go?
I’m going where the cold wind blows.

In the pines, in the pines,
Where the sun don’t ever shine.
I would shiver the whole night through

Her husband, was a hard working man,
Just about a mile from here.
His head was found in a driving wheel,
But his body never was found.

My girl, my girl, don’t lie to me,
Tell me where did you sleep last night.

In the pines, in the pines,
Where the sun don’t ever shine.
I would shiver the whole night through.

My girl, my girl, where will you go?
I’m going where the cold wind blows.

In the pines, in the pines,
Where the sun don’t ever shine.
I would shiver the whole night through.

My girl, my girl, don’t lie to me,
Tell me where did you sleep last night.

In the pines, in the pines,
Where the sun don’t ever shine.
I would shiver the whole night through.

My girl, my girl, where will you go?
I’m going where the cold wind blows.

In the pines, …the pines,
……… sun,
……….shine.

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