padri di famiglia

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- Con una così bella giornata non ci speravo di trovare posto qui
- Sarà perché è a pagamento
- No, no, di domenica è sempre strapieno e oggi con questo sole…
- Be’, meglio così no?!
- Infatti
Supero il semaforo verde e svolto a sinistra per fermarmi davanti alla sbarra. Abbasso il finestrino e il gestore prende il biglietto per me e me lo porge. La sbarra si alza, accelero ed entro nel secondo vialetto a destra. C’è un sacco di posto, ma io e mia moglie non commentiamo ulteriormente quanto questo sia eccezionale. Abbiamo ancora qualcosa da dirci senza reiterare le ovvietà e i nostri volti rilassati mostrano che il silenzio non ci pesa.
- Posso portare il Game Boy? – chiede mio figlio mentre tiro il freno a mano
Guardo mia moglie per passarle la palla.
- Non è meglio se lo lasci in macchina e ci facciamo una bella passeggiata?
- Abbiamo caricato il monopattino – dico io
- Vero, me ne ero dimenticato – dice contento nostro figlio
- Mi aspettate un attimo che vado in bagno?
Mia moglie mi guarda male. Le passo le chiavi della macchina e mi incammino verso il bar adiacente all’ingresso del parcheggio. Entro e chiedo del bagno che si rivela essere in fondo a destra. Mentre piscio leggo il cartello che invita a lasciare il luogo pulito come lo si è trovato. Mi pulisco con un pezzo di carta igienica, mi lavo le mani ed esco. Percorro il breve corridoio che porta al salone del bar e giro a sinistra per uscire. A destra della porta noto uno scaffale rosso con due mensole. Su ogni mensola ci sono cinque bottiglie di vino. Rosso. Le cinque bottiglie dello scaffale superiore hanno etichette diverse ma tutte intitolate a Mussolini. Quelle dello scaffale inferiore cinque etichette diverse per Hitler. Le guardo stupito. Costano dieci euro e novanta l’una. Penso che qualcuno imbottiglia il proprio vino dandogli il nome di Mussolini ed Hitler. Che qualcuno cura la grafica delle etichette producendo diverse immagini per lo stesso prodotto. Che qualcuno nel suo bar mette in vendita quelle bottiglie e che, pertanto, ci deve essere qualcuno che le compera. Le osservo ancora e non so più a cosa pensare.
- Belle vero? – mi dice la barista
- Devo qualcosa per il bagno?
- No, si figuri. Ne vuole una?
- No, grazie
- È buono sa
- Non lo metto in dubbio – dico guardandola negli occhi
- Forse non le piace il soggetto
- Ecco infatti
- Magari preferirebbe che sopra ci fossero Lenin e Stalin
- Non credo proprio
- Be’, Hitler e Mussolini erano due padri di famiglia sa!?
- Sì, certo. È sicura che non le devo nulla?
- Un euro
Estraggo il portafoglio dalla tasca posteriore dei jeans e dal portamonete prendo una moneta da due euro. La porgo alla signora che apre la cassa e mi dà il resto di un euro.
- Lo scontrino? – chiedo
- Niente scontrino
- Bene, buongiorno – dico ed esco
La barista non ricambia il saluto. Raggiungo la macchina dove mia moglie mi sta aspettando con il piccolo in braccio. Il grandicello sta correndo in cerchio col monopattino.
- Fortuna che ci mettevi un attimo, dove sei stato?
- C’era la coda
Per un istante guardo il sole che mi abbaglia.
- Lo porti tu? – mi chiede mia moglie indicando l’imbracatura del marsupio
- Ok – dico e mentre lo infilo alzo gli occhi al cielo perfettamente azzurro.
- Non è una giornata perfetta? – dice mia moglie
La guardo, sorrido, e non dico nulla.

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