Una serata così

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La ragazza spinge il pesante portone d’ingresso e si lascia alle spalle la città. “Hare Krishna!” una voce l’accoglie melodiosa, circondata di luce soffusa. La donna veste in foggia indiana, pantaloni leggeri e casacca color zafferano di seta leggera. “Hare Krisna” risponde la ragazza sorridendo.“Hare Krishna” ribadisce la donna dall’età indecifrabile (trentacinque? quaranta? quasi cinquanta?). “Ha già la nostra tessera?” aggiunge. “Ehm, veramente no, aspetto le mie amiche per cena”. “Per mangiare ci vuole la tessera, prego, compili”. E la ragazza di malumore compila, borbottando su quella ennesima elargizione dei suoi dati personali.

“Vuole aspettare al tavolo?”. “Sì, grazie”. La casacca color zafferano la introduce in una grande sala, precedendola con passi leggeri in sandali che non emettono rumore al contatto col suolo. Le pareti sono alte, ricoperte di affreschi e di specchi, ogni tavolo è rotondo e apparecchiato a festa con una decina di coperti. “Siamo in cinque”. “Non importa, qui si mangia tutti insieme” e la fa accomodare in un tavolo all’angolo, dove una coppia si guarda negli occhi imboccandosi amorevolmente.

“Ehm, buona sera, scusate…”. La ragazza si accomoda imbarazzata, lasciando un paio di sedie vuote tra lei e loro, augurandosi che le altre arrivino al più presto. Si guarda intorno, sorride, aspetta. Lo squillo del cellulare zittisce il bisbigliare della sala, la coppia si gira e la scruta infastidita, lei sorride contrariata e contratta: “Scusate, scusate, la suoneria…”.

“Pronto, Martina, ma dove sei?” bisbiglia schiacciando l’apparecchio telefonico tra mento e orecchio “No, io sono già qui, seduta… Come non vieni?… Un corto circuito? La lavatrice? No, ti, prego, è assurdo, sono qui da sola, allo stesso tavolo di una coppietta… Va bene, ho capito, non preoccuparti… aspetto Miranda e Azzurra. Ciao”.

Passano i minuti, una cameriera in saio color celeste va e viene un paio di volte “Posso servire?”.

“No, grazie, aspetto le mie amiche. Mi porta un calice di vino bianco?”

“Oh, no”.

“Di rosso?”

“No…”

“Una birra?”

“No, no, noi non serviamo alcolici”.

“Acqua frizzante?”

“Nemmeno, solo bevanda calda di frutta, assaggi…”

“Mmmm…” La ragazza assaggia con poca convinzione, ma sorride. Poi apre e chiude il quotidiano, fruga nella borsa, sfoglia l’agenda, cerca di evitare i sussurri della coppia accanto a lei.  Il cellulare in modalità silenziosa vibra l’arrivo di un messaggio, anzi di due.

SMS numero 1, Azzurra: “Ciao, scusa, non ce la faccio, Giulia ha l’otite e la febbre a 40. Che tenerezza, poverina, piange tanto. Non posso proprio, divertitevi, saluta le altre”.

SMS numero 2, Miranda: “Scusa, scusa, scusa, non posso spiegarti il perché adesso. Ti chiamo domani, ciao”. Eh, no… Pure Miranda no! Con dito veloce e nervoso, la ragazza compone il numero dell’amica. Niente: staccato, spento. “Ma almeno Teresa arriverà”, cerca di consolarsi.

Dopo un’altra mezz’ora di bevanda di frutta e assordanti sussurri d’amore della coppia, appare evidente il fatto che neanche Teresa arriverà.  Con sguardo dolciastro, la cameriera in saio celeste torna a chiedere se può servire la cena. La ragazza annuisce, ormai rassegnata. La cameriera torna sorridente pochi minuti dopo con un vassoio di metallo colmo di piccole ciotole ripiene di riso, legumi, verdure insaporite, tutto rigorosamente vegetariano.

Mentre la coppietta si giura ancora amore eterno, la ragazza ingurgita il contenuto del suo vassoio e, nel volgere di una decina di minuti, si dirige all’uscita. Ad attenderla, la signora vestita di seta color zafferano. “Trenta euro. Tutto bene? Hare Krishna”.

“Bene, bene. Hare Krishna” e le porge le banconote nervosa.

“Lei è troppo agitata, cerchi la pace interiore. Hare Krishnaaaaa”.

Ma la ragazza ha già richiuso la porta alle sue spalle, pensando che, forse, per lei non c’è speranza.

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