Eccoti qua. Potresti anche non esserci, ma di nuovo ci sono le note di un piano e una canzone sussurra di te.
Un gatto bianco e nero mi passa davanti e annusa per un attimo l’aria che viene dal mare. Gli si arruffa il pelo. E fa freddo, pare dire guardandomi…poi se ne va a passo lento. Resto solo su una spiaggia attraversata dal vento di gennaio.
Tu tenevi in braccio un gattino bianco e nero, sì. Una vecchia foto dove sorridevi. Tu mi fai male e le mie sconfitte sono segnali stradali su un antico casello d’autostrada in disuso. Chissà cosa è diventato quel gattino ora e come sei tu. Chissà come sono i ricordi che non avrò mai, tutti quei quadri che volevi dipingere, tutti quei racconti da scrivere e tutte quelle carezze.
Ricordi questa spiaggia e questo freddo, questo bisbigliare delle onde e il tuo sorriso che non m’illuminava? Le pagine di libri impossibili che non riuscivamo a girare, i viali grigi e una bicicletta che passava. L’amore che scorreva nelle vene e il telefono che non suonava più. Si accendevano lampioni lontani, sulla strada della costa, ed il faro lampeggiava. Erano tempi diversi.
Tu mi fai male, e non lo sai. Ricordi il freddo che ci avvolgeva e quell’assenza di parole che ci aveva accompagnato per tutto il giorno? Il mondo era in pausa, e le note di un film stonato giravano lentamente sugli schermi di un ristorante con le sedie consumate. Dove qualcuno era stato, comunque, felice. Dove forse qualcuno aveva amato.
Temevo la distanza tra di noi, più della pioggia dell’inverno, il tuo ombrello che si apriva, e il non vederti più. Seguivo le tue tracce e la tua espressione, come un bambino cerca l’arcobaleno dopo il temporale. I fari di un’auto illuminavano altrove e tu seguivi con lo sguardo pensieri nascosti.
Nella piccola casa vicino al mare hai poi sorriso. Un fuoco acceso, il profumo di caffè in cucina, il silenzio è diventato pace e la distanza è svanita. Un maglione che era mio e nient’altro indosso, tu, curiosa di me, le tue gambe nude sul divano, la mia fame di te e di colpo nessun pensiero, un fiume che scorre, una corsa a perdifiato, un tuffo nell’azzurro, tutti i colori ed i desideri che rivivono, le ansie, le tue mani e le mie, i baci e la soddisfazione di una lunga corsa per arrivare lassù, dove per un attimo non si è soli.
E il gusto di te.
Le vicende di un romanzo impossibile. Il colpo di scena che il regista non ha letto nella sceneggiatura. Tu mi fai male. E chissà se quel gatto lo sa, e se star qui, a guardare queste onde, ha senso, e se queste panchine sono la fine di qualcosa che non è mai diventato mio.