Volume unico, di Riccardo Coltri.
Il libro
Primi anni del Regno d’Italia, al confine con il Tirolo. In un’epoca oscura, ma non poi così lontana dal nostro tempo, una strana ricerca coinvolge un gruppo di agenti segreti dell’Esercito Regio, formato da soldati, stregoni e medium. Qualcosa è arrivato, nelle vecchie contrade tra il lago e i monti. O, forse, è tornato. Tra armi da fuoco, amuleti e Stregheria, contrabbandieri che vagano nel buio di boschi innevati e briganti nascosti tra le pareti di case marchiate con croci, le diverse avventure convergeranno nella scoperta di luoghi proibiti, di fatti maledetti accaduti in passato, e ciò che di sanguinario e misterioso è sorto da tutto questo: la corsa selvatica. Completa l’opera la prefazione di Dario Spada, tra i più noti saggisti italiani su miti e folclore.
L’autore
Riccardo Coltri è interprete di un genere a cavallo tra horror e fantastico, che attinge nel profondo del folclore e delle leggende alpine e mediterranee in una miscela originale e affascinante, portandoci verso un tempo e un mondo che potrebbero esistere (e forse sono esistiti) giusto fuori dalla porta di casa nostra; scrittura elegante, cattiveria, e una reale capacità di inquietare il lettore completano il quadro di uno degli autori nostrani
più interessanti. Oltre a molti racconti su diverse riviste e antologie, suoi sono il romanzo horror Non c’è mondo (2001, basato sulla leggenda di Giulietta e Romeo) e Zeferina (2007, fantasy ambientato nel Regno d’Italia, riedito in versione ampliata nel 2009).
Mini intervista a Riccardo Coltri
La corsa selvatica viene spesso definito un’opera di genere Fantasy per via della forte presenza di elementi magici all’interno della vicenda. Trovi questa definizione calzante?
La corsa selvatica lo si potrebbe definire in vari modi, forse quello che più si avvicina alla verità è: un horror-fantasy che reinterpreta leggende. Lo scenario è l’Italia, il mondo reale. Sono presenti elementi magici, anche se certamente non appartengono all’high fantasy, e si parla di una rielaborazione di miti. In parte ho voluto proseguire un personale percorso che avevo affrontato anche nei miei precedenti romanzi (Non c’è mondo, 2001, e Zeferina, 2007-2009), creando una storia a metà strada tra il fantastico mitologico e il “dark”. Mentre Zeferina è un fantasy basato sui miti e le leggende di tutta Italia, ambientato nella seconda metà dell’Ottocento, poco dopo l’unificazione del paese (in un momento, cioè, in cui le superstizioni del Mediterraneo e dell’arco alpino si ritrovavano di colpo tutte sotto la stessa bandiera), ne La corsa selvatica compaiono vari elementi legati all’immaginario popolare, ma soprattutto il gioco è stato quello di fornire una libera reinterpretazione del mito europeo della Caccia Selvaggia: la sua versione “nostrana” e la più recente, cioè quella demonizzata dalla chiesa secoli fa.
Il libro possiede una particolare struttura, di quelle che non si trovano sempre: una serie di racconti relativamente brevi che confluiscono in una novella di più ampio respiro. Si tratta di una scelta compiuta a tavolino o è più frutto del tuo istinto?
Più frutto dell’istinto. La struttura è particolare, mentre lo scrivevo mi è piaciuto pensare a un film con vari episodi. Tant’è che il titolo del libro, per esempio, lo si trova solo dopo venti pagine, dopo un teaser iniziale, come si fa, appunto, in certe pellicole. In ogni caso mi piaceva l’idea di episodi che preparassero la strada alla vicenda più importante. L’obiettivo era fare in modo che le varie scene dessero un significato a ciò che accade in seguito, fornendo degli indizi, ma senza svelare alcunché del finale.
Una domanda che intendo porre a tutti gli autori di Edizioni XII intervistati: quale impressione ti fa la copertina, opera di Diramazioni?
La copertina di Diramazioni mi piace molto, l’idea è tutta loro, mi sono piaciuti i colori che hanno usato, il cielo, il libro, le mani di quell’essere che sembra fondersi con la roccia e con il buio, i simboli esoterici. Una creatura mostruosa che mostra ai lettori un libro: sembra un invito e, insieme, un avvertimento inquietante. Anche con il booktrailer, secondo me, Diramazioni ha fatto davvero un ottimo lavoro.
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