Volume unico, di Graziano Versace.
Il libro
Milano, 1911, sul promontorio estremo dei secoli. La retorica futurista infi amma i circoli culturali europei, cavalcando ideali di progresso, guerra e volontà. Perché dovremmo guardarci alle spalle, se vogliamo sfondare le misteriose porte dell’impossibile? Il Tempo e lo Spazio morirono ieri, recita il Manifesto. Ma le porte dell’impossibile sono già state aperte, e dal passato emergono oscure figure che sconvolgono la vita di Raimondo Mirabile e del suo maggiordomo Gregorio: l’esoterica Società degli Eletti si è ormai infiltrata tra la borghesia, gli artisti, gli industriali, e la sua mira è soggiogare le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa. Solo un manipolo di ardimentosi si oppone ai piani degli Eletti; mentre Raimondo si ritrova attore principale in un duello di volontà contro deliri di onnipotenza umani e alieni, l’aplomb di Gregorio viene messo a dura prova da suggestioni psichiche di massa, uomini che si sciolgono sul tappeto e ospiti inattesi che si ripresentano a trent’anni di distanza, senza il minimo preavviso. Ma un buon maggiordomo trova sempre una soluzione.
L’autore
Graziano Versace è nato a Belmore (Australia) nel 1964. Laureatosi in Lettere Moderne, ha svolto l’attività di psicoterapeuta umanistico-esistenziale, occupandosi di Bioenergetica reichiana e loweniana, e di altre terapie umanistiche, approfondendo la ricerca sugli studi di
C.G. Jung e dei neo-junghiani, privilegiando l’aspetto della dimensione onirica. Attualmente, insegna Materie Letterarie a Sant’Agata di Militello (Messina) dove vive insieme alla moglie e al figlio. Ha pubblicato un libro di narrativa per la scuola: Biglie colorate. A settembre 2009 è uscito per San Paolo un suo romanzo: Ladri di locandine. Due volte è stato fi nalista al Premio Urania.
Mini intervista a Graziano Versace
Graziano, il tuo romanzo ha tra le sue peculiarità, quella di essere ambientato nei primi anni del Novecento e, pur senza sfociare nello steampunk, ha un lieve retrogusto discronico. Da dove nasce l’idea della collocazione temporale?
In L’uomo moltiplicato e il regno della macchina di F. T. Marinetti c’è già in germe l’idea della collocazione temporale del romanzo. Il 1911 si prestava bene alle mie intenzioni. Il movimento del Futurismo si era già innescato, portando con sé tutte le sue innovazioni e i suoi estremismi. Ci si avviava alla prima guerra mondiale, e le nazioni agivano più o meno nascostamente con mire sempre più espansionistiche. Infiltrare una setta di “esseri stellari” venuti da un pianeta lontano in un contesto del genere, per di più a Milano, mi sembrava molto appropriato. Inoltre, avevo intenzione di scrivere qualcosa che assomigliasse più a un romanzo d’appendice che a un vero e proprio romanzo di fantascienza. Infine, mi solleticava molto il concetto di Volontà espressa agli inizi del secolo scorso (Papini, Nietzsche, Stirner, Assaggioli, Kardec e così via), per cui la scelta del periodo è stato un passaggio per così dire naturale.
Una domanda che intendo porre a tutti gli autori di Edizioni XII intervistati: quale impressione hai della copertina, opera di Diramazioni?
Evocativa e fulminante! Una di quelle copertine che non potrò mai scordare. È come se quegli esseri lattiginosi ed evanescenti ti tirassero dentro la storia, senza lasciarti più alcuna via di scampo. In perfetta linea col contenuto del romanzo. Spero un giorno di poter esibire nel mio salone-loft una stampa del dinamico duo Diramazioni. Grazie, Jessica. Grazie, Lucio.
Gregorio Valli, il maggiordomo e voce narrante del romanzo, ha le tue stesse iniziali. È una coincidenza? Più seriamente, quanto c’è di Graziano Versace nei personaggi di Raimondo Mirabile, Futurista?
Sai che non l’avevo notato? Complimenti per l’acume! Ad ogni modo, per rispondere alla tua seconda domanda (quella più seria), ti dirò: Gregorio Valli e Raimondo Mirabile sono, per me, due personaggi inscindibili. Li adoro entrambi, ma non credo di avere le caratteristiche fisiche e psicologiche né dell’uno, né dell’altro. O meglio, ad essere sinceri, mi sarebbe piaciuto essere un Raimondo Mirabile nella vita: spavaldo, guascone, ardito, bramoso di sapere. Ma, fatta eccezione per la brama, non credo di possedere i primi tre requisiti. D’altronde, forse si tratta di peculiarità tipiche di inizio Novecento (vedi Marinetti e D’Annunzio, temerari per eccellenza). Ma, se proprio devo scegliere tra i personaggi che popolano il libro, quello a cui mi sento più vicino è Fredreric Da Crone, il padre di Raimondo. Ecco, è il tipo d’uomo che avrei voluto essere, se avessi potuto vivere una vita più romanzesca e avventurosa (senza avere a che fare però con gli Eletti!).
Raimondo Mirabile, futurista