Volume unico, di Danilo Arona.
Il libro
Ritorno a Bassavilla ci riporta tra le nebbie della più spettrale tra le città della nostra letteratura, e che era tempo si vedesse dedicare un intero libro: Bassavilla. Uno sguardo oltre l’apparenza confortante delle cose, tra storie – vere? – di fantasmi, resoconti dell’insolita attività investigativa dell’autore, e inquietanti fatti di cronaca nera. O nerissima. Spaccati che oscillano in equilibrio quantomai precario sul filo sottilissimo che separa la realtà (o quella che riteniamo tale) dall’Immaginario più disturbante. E dietro sogghigna e prende forma – solo per poi prenderne un’altra – lei: Bassavilla. Il primo Cronache di Bassavilla fu pubblicato da Dario Flaccovio Editore nel 2006, ed è uno dei libri più apprezzati della vasta produzione dello scrittore piemontese.
L’autore
Danilo Arona è uno dei maestri assoluti e numi tutelari della letteratura fantastica italiana. Critico cinematografico e giornalista, nonché ricercatore sul campo di fenomeni “insoliti”, ha collezionato in trent’anni di carriera un enorme numero di pubblicazioni, tra romanzi, raccolte, saggi e racconti editi da molti editori italiani e stranieri.
Mini intervista a Danilo Arona.
Una delle caratteristiche che più colpiscono di Ritorno a Bassavilla è che nelle tue cronache il fantastico e il reale si mescolano fino a diventare indistinguibili. Quando e come ti sei reso conto che la tua città nascondeva un’altra identità, così oscura?
Premetto che sono tantissime le città con doppia identità, ovvero con una sostanza antitetica alla forma che mostrano. Ritengo di non possedere il diritto di parlare per “le altre” (anche se su Genova potrei pure dilungarmi, avendola vissuta ai tempi dell’Università – ma ci sono stupendi scrittori liguri che lo stanno facendo da tempo, uno su tutti Bruno Morchio), perciò parlo per la mia, precisando, appunto, che certe peculiarità sono democraticamente diffuse per tutto lo stivale. Quando e come me ne sono accorto? Dai racconti dei miei che avvenivano a tavola quando io, sui dieci-dodici anni, transitavo in un periodo di vita in cui si iniziavano a percepire e a “capire” le sottotracce e le verità nascoste. La storia bellica e post-bellica di Alessandria descrivevano una città oscura e nebbiosa, rigurgitante di gotiche paure, di luoghi segreti, di tipacci, di fantasmi e di appuntamenti collettivi “clandestini” giustamente censurati per la vergogna (la caccia al gatto nel rione Orti che si concludeva con un’abbuffata collettiva a base di polenta e spezzatino…). Dai miei primi anni Sessanta nasce l’ambivalenza affettiva nei confronti della mia città natale. Poi, molto più tardi, ho deciso di trasformarla in un contenitore per storie non facilmente classificabili. Ma, a essere sinceri, qui esistono sul serio un sacco di storie non facilmente classificabili. Ritorno a Bassavilla ne è soltanto un piccolo catalogo.
Una domanda che intendo porre a tutti gli autori di Edizioni XII intervistati: quale impressione ti fa la copertina di Diramazioni?
La ritengo una delle “mie” migliori copertine, in assoluto. Forse la più bella. Al di là dell’ammirevole tratto, i ragazzi di Diramazioni hanno “colto” lo spirito della città, la sua anima nera e il suo anelito al riscatto. Poi, con l’intuizione medianica dei veri artisti, hanno messo in primo piano il Ponte Cittadella che, da lì a poco, in quanto giudicato “colpevole” per le continue alluvioni, sarebbe stato abbattuto, provocando in città una lacerazione tra i pro e i contro. Quando il libro è uscito, pochi giorni dopo l’abbattimento, era come se il suo “fantasma” fosse stato immortalato, quasi un monito terrorizzante per chi resta. Ma poi, in tutta sincerità, non esiste copertina di Diramazioni alla quale rimproverare qualcosa. Sono stupende, intelligenti, pervase da un segno che anela a toccare l’inconscio… L’illustrazione ideata per il racconto Jay.rtf, pubblicato nell’antologia Archetipi, in cui si dona forma all’inconoscibile Pazuzu, è un capolavoro di sulfurea tensione, un brandello d’inferno emerso sulla Terra.
A Bassavilla hai dedicato due libri della tua vasta produzione, è possibile che in futuro tu ci possa accompagnare ancora da quelle parti?
Non solo è possibile. E’ certo. Ricordo che parecchi altri miei lavori si ambientano, in tutto o in parte, a Bassavilla, anche quando non esiste il richiamo nel titolo: Melissa Parker e l’incendio perfetto, Black Magic Woman, Finis Terrae, un capitolo di Palo Mayombe… E poi c’è un recente racconto, poco conosciuto, che è uscito su “Robot” n° 60 intitolato Gli ultimi giorni di Bassavilla, nelle cui righe finali pare proprio che il destino della Città Grigia si compia. Ma smentisco… trattasi di un falso finale. Insomma, chi vivrà (e scriverà…), vedrà (e leggerà).
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