Volume unico, di Davide Cassia e Stefano Sampietro.
Gli autori
Stefano Sampietro: nasce a Como il 20 febbraio 1973. Dopo la Laurea in Economia, consegue il Dottorato di Ricerca in Finanza Matematica e diviene docente a contratto presso l’Università Bocconi, prima, e presso l’Università LIUC Carlo Cattaneo, poi. Suoi racconti sono stati pubblicati sulla rivista di fantascienza Futuro Europa (Perseo Libri), e nell’antologia Corti di Edizioni XII. La clessidra d’avorio è il suo primo romanzo.
Mini intervista a Davide Cassia e Stefano Sampietro.
Davide, tu hai già pubblicato diversi romanzi e racconti tra cui Inferno 17, sempre per Edizioni XII. Questa è la prima volta che lavori in coppia con un altro autore. Come giudichi questa esperienza per te nuova?
Difficile, per tutti gli aspetti di coordinamento e costruzione della trama, ma considero il confronto sempre un punto di crescita e così è stato anche con Stefano, che ha uno stile molto diverso dal mio. Ha aiutato molto a collaborare anche il fatto che siamo ottimi amici.
Stefano, parte integrante della vicenda narrata è il contenuto di un diario, un antico volume del 1600, scritto con una tale verosimiglianza da sembrare quasi un vero testo dell’epoca. Come siete riusciti a ricreare così fedelmente la lingua del XVII secolo e a rendere quei passaggi comunque così scorrevoli?
Come prima fase, mi sono dedicato alla letteratura italiana dell’epoca, senza in realtà seguire criteri particolari, ma leggendo il più possibile, dalla prosa barocca alla lirica settecentesca, e cercando di assorbire i ritmi delle frasi, le soluzioni lessicali più frequenti, gli avverbi più utilizzati, e così via. È seguito poi un lavoro più metodico, col quale ho “razionalizzato” e selezionato quanto ritenevo utile per il romanzo. Il diario è dei primissimi anni del 1600, quindi il linguaggio dovrebbe essere quello a cavallo tra XVI e XVII secolo, in realtà, al fine di non rendere la lettura troppo difficoltosa, mi sono più orientato verso l’italiano successivo del tardo Seicento e primo Settecento. In un certo senso è stato come scrivere in una lingua straniera… lo scopo però era quello di ottenere un compromesso tra una lettura agevole e un tenore stilistico che suonasse come italiano antico.
Una domanda che intendo porre a tutti gli autori di Edizioni XII intervistati: quale impressione vi fa la copertina, opera di Diramazioni?
[Cassia] Jessica e Lucio sono dei professionisti nel loro campo e lo si nota in tutti i lavori che hanno fatto per Edizioni XII, compresa, ovviamente la copertina de La clessidra d’avorio, che considero molto bella e con un notevole impatto visivo.
[Sampietro] Un bel colpo d’occhio, con una scelta cromatica efficace e adatta alle atmosfere del romanzo.