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Una topolina ti cambia la vita

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Il telefono squilla, come da copione. Dall’altra parta la voce rassicurante della sera. Il problema è dirglielo. Non tanto a lei che, avendo vissuto in prima persona l’esperienza della maternità, non potrà che essere complice ma con chi su di te ha proiettato tutti i desiderata che un padre ripone in un figlio maschio. Avevo giurato, poi. Garantito che non ci sarei cascata una seconda volta. Certo, i figli sò 
piezz è core, e quando arrivano è solo una gioia però la primogenita è finita in ospizio nella villa in collina.
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Il filo di Arianna

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Spesso alla base di una moda sta un filo che, tessuto diventa trama. Come quella disegnata da Arianna Chieli.

Giornalista, Arianna la moda ce l’ha nel sangue. Ragion per cui, oltre a collaborare con quotidiani di tiratura nazionale, ha pensato bene di organizzare Fashion Camp che, prossimo al debutto della sua seconda edizione, aprirà i battenti Venerdì 10 Giugno. Continue reading

La Burla del Burlesque

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 ”Vuoi mettere le pin up degli anni 50? Bianco e nero sono la base di un contrasto troppo elementare”

Un calice di Brunello ed uno di Gewurtz come muro di Berlino. I riflessi delle ombre a dividerci.

“Guarda cosa emana un rosso”

Inclina il bicchiere e sul vetro si incide una sindone di lacrime. Lo osservo. In versione metropolitana è completamente diverso dal ricordo color ocra di una settimana fa. Il deserto era l’unico confine che delineava un orizzonte di sabbia. Fuggitivi, ad interim, dentro una clessidra priva di riferimenti. Appoggia le labbra al vetro.

“E’ come confrontare il cinema muto con i film di Marylin”

Certo Marylin: la burrosa ossigenata premonitrice di De Beers. Diamonds are a girls best friends. Come darle torto. In fondo, ciò che rende importante un uomo, è quanto di prezioso da lui abbiamo ereditato. Il resto è mancia. La cosa poi altro non è che un rimborso spese. Una gratifica per il tempo e le cortesie che abbiamo offerto loro durante l’iter, più o meno lungo, di sudditanza.

Ma quali sono le eredità che rendono un uomo “un bel souvenir”? In primis, come abbiamo detto, la conoscenza. Ovviamente meglio se supportata dalle sfiziose schegge di luce che, in caso di ampio fattore C, sono così numerose da richiedere una cassetta di sicurezza.

Io sfido la sorte. Le tengo in casa. Non che il portagioie in bilico sul lavello del bagno sia il caveau di una gioielleria ma sommando carature, tagli e peso, un box auto per una mini in zona san Babila lo si ricava. E poi non c’è regalo più gradito di uno che brilli. Cappuccio e brioche alla latteria all’angolo ma colazione da Tiffany, con pacchetto ricordo nella Kelly di pelle rossa. Diciamolo: il è l’evergreen più vincente dell’Arbre Magique. Non stufa, non passa di moda ed è più trans generazionale di Lolita.

Appoggio le labbra al vetro fruttato. Sento i suoi occhi su di me.

“A cosa stai pensando?”

“Ad una cosa che vorrei in questo preciso momento”

Il mio dandy sulla cinquantina, così vezzoso da non dichiarare l’età, mi stringe nella morsa del suo raggio visivo. Sorride complice.

“Non preoccuparti”, sempre più stretto.

“Adesso sicuramente sarà chiusa, ma te lo voglio regalare io”

Ora sono i miei occhi a brillare più del carato sull’anulare sguarnito. La gioelleria, ma certo. Già lo sento, un leggero formicolio, come una sindrome dell’arto fantasma per quella scheggia che mi farà brillare come una stella di luce riflessa. Anzi, ancora meglio: come l’implosione di una supernova nella sua stessa luce.

Gli sorrido lasciandogli intuire l’inizio di un secondo tempo da bollino rosso.

Nella parte del seduttore, lui mi strizza l’occhio.

“Però poi dovrai mostrarmi i risultati. Lezione dopo lezione.”

Torno coi piedi per terra.

“Di cosa, scusa?”

“Ma del corso di burlesque!”