Tacco matto perché il tacco è donna

Oggi mi sento così. Bollita, spinata, affumicata. Un tonno, stipato in una scatoletta d’olio.

Per celebrare un risveglio di festa mi sono concessa una sessione di pulizia serrata della casa. Aspirapolvere, bagno, camera da letto. Tanto da realizzare il consuntivo, arrivando al lavoro all’alba delle nove e mezza. Schiena rotta, mal di testa e  un giorno al suo debutto.

Doppio lavoro, al prezzo di un salario.

E’ questo uno dei vantaggi dell’emancipazione femminile. In compenso sono arrivata in ufficio e ho trovato un mazzo di mimose, lì, che mi aspettava fuori dalla porta.  L’anonimo che me l’ha recapitata si sarebbe aspettato un moto di gioia, accompagnato magari da un gesto di ringraziamento, e io, invece mi dibatto con il dubbio che il mio frigo ospiti un cadavere in avanzato stato putrefazione che non riesco a identificare, ogni volta che lo apro.

Raccolgo il mazzo giallo, che appoggio a un vaso contro la finestra. Non lo riempio d’acqua. Voglio lasciarlo al suo destino che lo farà avvizzire nel giro di una settimana.

Dovrei sorridere, lo so. Siamo fortunate a poter concepire tra i dolori del parto, a potere tenere la casa come uno specchio con la testa piantata in un water incrostato, a sapere educare Attila e Caino, i figli che la vita ci ha dato in sorte, fortunate a poter accedere agli stessi ruoli dei nostri mariti sottopagati rispetto a loro, fortunate a potere assistere all’icona della donna angelo trasformata in una entreneuse da prima serata, fortunate a vivere in prima persona le basse maree della famiglia sempre a braccia aperte e con un sorriso sulle labbra.

In compenso l’unico pensiero che riesco a formulare, da tonno stipato nella scatoletta della vita, è  ”Proprio una fortuna esser donne, eh?”

Buona festa della Tonna a tutte, allora!