Un raggio di sole entrò nella
caverna e le riscaldò il viso.
Lei aprì gli occhi e si accorse
che il gelo era scomparso, dal corpo e dallo sguardo.
Con fatica si mosse fino
all’entrata del riparo che l’aveva protetta nel lungo inverno: vide che il sole
splendeva alto nel cielo e i colori della natura iniziavano a risvegliarsi,
come se un pittore timido li stesse riportando alla vita. Sentì volteggiare
un uccello, era un falchetto, se ne vedevano spesso nei dintorni del vulcano.
Guardandolo allontanarsi verso il
cratere sentì riaffiorare le proprie energie, stava ricordando di essere parte
di tutto ciò che ammirava e insieme a bacche e boccioli era tempo di tornare
alla vita.
Tanti erano i rami secchi non
sopravvissuti, ma tanti altri nascondevano boccioli e minuscoli foglioline che
stavano sbucando da rami apparentemente morti. Nuova linfa iniziava a
circolare, le sue vesti erano sgualcite, i suoi capelli aridi, ma sotto il bianco
della pelle un colorito primaverile
stava ringiovanendo le sue guance e un nuovo potente bagliore nasceva nel suo
sguardo.