Parole di questo mondo

Condividi su facebook Condividi su Twitter

Non saprete il mio vero nome, d’altronde non è importante.

L’ultima volta che sono nata era il 28 dicembre. Ricordo di essermi trovata in uno stato nebuloso di semi coscienza e di aver scelto di vivere. Ho anche scelto di chiamarmi Jacky. Probabilmente in conseguenza di questi parziali ricordi ho affinato una sorta di visione relativa dei fatti che mi induce a guardare con occhio ironico e un tantino distaccato. Uno dei miei passatempi preferiti è proprio l’osservazione dei piccoli gesti o atti quotidiani.

Peschiamo una pallina a caso tra gli argomenti che girano nella sfera terrestre: il giornale. Solitamente lo si sfoglia a colazione, in tram o in ufficio prima di iniziare il lavoro. Dovrebbe fornirci informazioni – anche di stampo pratico – sulla zona nella quale viviamo e comunicarci, con imparzialità, i fatti politici, economici, internazionali … Stranamente accade invece che differenti testate giornalistiche diano differenti interpretazioni fattuali degli stessi eventi, cosicchè ogni persona è libera di scegliere il quotidiano che più lo aggrada e compiace. Solitamente a seconda della scelta giornalistica si definiscono i “gruppi di appartenenza” e si riconosce colui il quale, più dolosamente che colpevolmente, si discosta dalla propria linea di pensiero, che prende il nome di verità.

Ma la lista delle utilità dei giornali è lunga ed eterogenea: usiamo pagine di giornale nei traslochi per avvolgere gli oggetti fragili ai quali siamo affezionati, conserviamo con cura i ritagli di articoli che ci hanno regalato emozioni, riponiamo fogli di giornale nella lettiera dei nostri felini, guardiamo sognanti l’annuncio del concerto al quale attendiamo di partecipare, li buttiamo sul pavimento imbiancando e li scartiamo dalle uova fresche pensando all’impasto della torta che ci accingiamo a preparare. Ci trasportano lontano quando leggiamo titoli di testate straniere e ci riportano indietro quando ci capita tra le mani un vecchio giornale, un po’ ingiallito e ruvido. Contiene parte del nostro bagaglio affettivo quando rientrando in Italia lo scorgiamo nelle edicole e sentire l’odore dell’inchiostro sulla carta alla mattina ha il calore di una fiaba dell’infanzia. Li notiamo sotto braccio a uomini eleganti e donne in tiro, alcuni fanno bella mostra sulle scrivanie o si accumulano, all’interno della confezione trasparente con l’intestazione dello studio, a lato del tavolo. In alcuni casi vengono buttati intonsi o appena aperti, in altri le pagine sono spostate dalla collocazione originaria e stropicciate, delle volte con resti di verdure. Quell’amico silenzioso che ci svela tante notizie e curiosità è spesso l’unica compagnia che abbiamo nelle sale d’attesa e sugli aerei, alcune volte ci piace scorrerne i titoli in spiaggia sotto l’ombrellone, in certi casi è anche un estremo riparo dal freddo dell’inverno, delle volte abbandona ogni sua funzione e semplicemente si fa leggero e danza, sospinto dai soffi del vento, adagiandosi tra le parole sussurrate dalle folate.

Jacky.

 

This entry was posted in Attualità, Cultura, Tempo libero and tagged , , , , , , , , , , , , , , . Bookmark the permalink.

One Response to Parole di questo mondo

  1. natalie says:

    E’ già! E’ proprio così che stanno le cose!

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

*

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>