Compagni di viaggio obiettivi, questa settimana affronteremo un viaggio letterario. Avete preparato la valigia con coraggio, apertura mentale, ricerca del veritiero e del documentato? Siete pronti a intraprendere un percorso da cui si può solo proseguire, senza via di ritorno? Perché è questo la cultura: un potere forte, sovversivo, che permette alla libertà di esprimersi, di dichiararsi, di realizzarsi.
Qualche giorno fa mi ero segnata un appuntamento in agenda, un incontro letterario su un tema assai inflazionato e spesso banalizzato: la questione “donne”.
Il primo misuso rimanda al femminismo, un ovvio eccesso che non ha fatto altro che allargare la barriera tra uomo e donna.
Un eccesso di informazione riguarda la violenza sulle donne, informazione che descrive i vari episodi purtroppo esistenti in modo meccanico, senza un accenno di delicatezza verso una situazione troppo crudele per poter essere affrontata da aridi protocolli giornalistici.
Un surplus di titoli in libreria dichiarano apertamente il divario tra maschile e femminile, tra i vari pianeti Marte e Venere, il linguaggio delle donne e quello degli uomini, gli stereotipi, ancora una volta un elenco di protocolli e di elenchi che poco hanno a che fare con la realtà.
La realtà è ben diversa. La realtà è ben complessa. La realtà, soprattutto, è figlia della sua stessa storia, che va perlomeno conosciuta, almeno per non ripetere gli stessi, secolari, errori.
Leggo la locandina dell’incontro, già vi intravedo qualcosa di diverso: in primis, uno sguardo maschile che racconta decine di storie di donne che hanno avuto un ruolo di importanza nella storia. Eppure si tratta di storie che raramente vengono stampate sulle pagine dei libri di scuola, per l’appunto, di storia. Vado.
La questione “donne” viene analizzata, storicamente: da un punto di vista della mitologia antica, che viene studiata alle scuole elementari, come la vicenda del ratto delle Sabine, un esempio di obbligata supremazia maschile per legittimare una conquista territoriale; l’uso della violenza come strumento di guerra, in tutti i tempi e in tutti i Paesi; la delegittimazione di alcuni tipi di sport, in primis il calcio, essendo ancora oggi il calcio femminile assai meno proclamato di quello maschile.
Le storie raccontate sono vere, testimonianze che ancora oggi bruciano del coraggio, dell’ostinazione, del non arrendersi mai di queste donne. Come le madri di Plaza de Mayo, per la vicenda ancora attuale dei figli e nipoti desaparecidos. Come la storia di Lily Parr e delle sue compagne sportive, inaugurando il calcio femminile per mantenere l’abitudine domenicale di ritrovo sociale in un’epoca in cui gli uomini erano partiti per andare in guerra, in un’epoca in cui questi stessi uomini, al loro rientro, si riappropriarono dello sport calcistico, riclassandolo come, quasi esclusivamente, maschile. Un “quasi” di estrema importanza: si può anche far finta di non vedere, ma una volta vissuta una certa realtà, la memoria rimane e non si può più tornare indietro.
Eppure, come sottolinea lo scrittore, anche le donne come Lily Parr e le sue amiche avevano preso il lavoro dei compagni, mariti, padri e fratelli durante la guerra, per portare avanti la società, al tempo stesso si occupavano del ménage di casa e figli e, in più, trovavano il tempo di allenarsi per le partite di calcio così da mantenere l’equilibrio emotivo della società! E gli uomini, al loro rientro, non hanno saputo far di meglio che riproclamare il calcio come sport maschile … Un simbolo, certo, un simbolo che parla più lingue di quelle esistenti al mondo.
Percepisco una sorta di rivoluzione durante questa presentazione. Mi guardo attorno. Ci sono donne, ci sono uomini, alcuni con qualche lustro, altri che hanno visto a malapena un ventennio. Manca una cosa: lo stereotipo. Evidentemento esso non è stato invitato.
Vibra quasi materialmente un cambio di opinione, quello degli uomini, quelli intelligenti, quelli che non si fermano alla prima notizia, quelli che scelgono di approfondire, di scoprire, di ristudiare una storia non appartenente ai programmi scolastici, ma che pur di storia sempre si tratta. Vibra una certa armonia, un’emozione naturale, quella della completezza uomo-donna, maschile-femminile, yin-yang.
Non si può rimanere indifferenti a uno sguardo maschile, uno sguardo obiettivo, uno sguardo veritiero di un uomo verso la realtà, quotidiana ed eccezionale, delle donne.
Perciò ringrazio lo scrittore Milton Fernandez per aver scritto una pagina di Nuovo Rinascimento col libro “Donne, pazze, sognatrici, rivoluzionarie”, Rayuela edizioni.
Pavel Aleksandrovič Florenskij, che spaziò dalla matematica alla filosofia, dalla religione alla spiritualità, riassume con esattezza una preziosa possibilità: “Se non comprendiamo che ogni atto di cultura è verità, non saremo in grado di riconoscergli dignità interiore e vera umanità”.