Rime assassine: uno strano connubio fra giallo e poesia

Rime assassine

a cura di Massimo Sozzi e Riccardo Parigi

Edizioni Effigi

 

 

I più disparati generi del giallo usano le rime assassine, ovvero le poesie, come “magnifica ossessione” ci raccontano Massimo Sozzi e Riccardo Parigi, i curatori di questa corposa antologia, nella loro prefazione. Rime assassine dunque, tratte da Giovanni Pascoli, Agostinho Neto, Gabriele D’Annunzio, Ezra Pound, Ferdinand Céline, Alda Merini, Dante Alighieri, Jacques Prévert, Aleksandr Sergeevič Puškin, Torquato Tasso, ma anche da Guccini, e Mina per dar voce e vita ai protagonisti dei vari racconti.

E così eccoci a declamare versi, con tono e con passione, senza renderci conto che è l’interpretazione, ciò che rende la poesia intima e personale… si sa, il gioco dei poeti è che i loro versi possano indicare tutto, ma anche il suo esatto contrario e, nel gioco, ci rendiamo drammaticamente conto di quanto sia fondamentale chi si appropria di quei versi adattandoli a sé, alla propria vita, alle proprie passioni e necessità. La poesia appartiene così a chi se ne appropria, diventa personalissima, legata, in questa antologia, al lato più oscuro della natura umana.

In Luanda Serenate di Alessandro Angeli si parte dall’Angola con le poesie del suo eroe nazionale, Agostinho Neto e con la giovanissima Bella che a causa dell’instabilità politica del suo paese viene mandata dalla famiglia a Lisbona. La vediamo poco più che bambina e poi crescere e diventare donna e vivere una struggente storia d’amore con Antoine, immigrato da Marsiglia. Ma, la libertà che cercano è un sogno e un desidero che si scontrerà con il fato.

Ne Il Vate di Cristina Bianchi, i versi di Gabriele D’Annunzio vengono usati come contrappunto alla luna di miele del poeta a Porto San Giorgio nel luglio del 1883, ma anche allo stupro di un ragazzo che avviene ai giorni nostri. Una doppia lettura sull’amore e sull’odio, utilizzando le stesse parole, le identiche poesie, che porteranno ad una vendetta più che meritata.

Lucia Bruni con il suo Chi al Bruscello va/ e s’innamora/ Perde il cor la testa/ e la dimora mette in scena un vecchio spettacolo teatrale (in cui lei stessa ha recitato negli anni ’70) per far rivivere alla protagonista un dramma del passato. Durante lo spettacolo di 38 anni prima, la sorella della protagonista e il fidanzato scompaiono senza lasciare nessuna traccia. Che intenzioni avrà la persona che l’ha invitata? Un tuffo nelle rime della Toscana dialettale.

Daniele Cambiaso ci conduce in un intrigo lasciandoci senza fiato. Un po’ perché i protagonisti sono due giovani inesperti universitari che si ritrovano a seguire degli indizi che li porteranno a scoprire una congiura, forse ai danni del poeta Pound. Fortunatamente ad aiutarli c’è il padre di uno dei due, ex agente del SIGMA, che Pound, durante il periodo del fascismo, aveva il compito di controllarlo. Il finale della storia è ambientato il 3 settembre 1975. Sarà quindi Ezra Pound Il seminatore di discordia del titolo?

Il cielo in una stanza di Antonella Coccoli mette in scena, sulle note di Mina, un dramma del cuore. Il primo amore non si scorda mai: ma se qualcuno invece se lo fosse dimenticato e di fronte ad un incontro causale – a distanza di anni, con moglie e figli e una vita già in parte vissuta – si ritrovasse di nuovo innamorato del primo amore come da adolescente?

Susanna Daniele ci racconta la violenza, psicologica e fisica, ai danni di una donna fragile, sulle maestose e sofferte poesie di Alda Merini. Una storia d’amore e di violenza ma anche di uno sfruttamento intimo e mentale. Una donna usata come cavia, che ci porterà a scoprire il perché del titolo del racconto Romanzo a quattro mani, e che darà il via alla catarsi. Una storia dannata fino alla fine.

I Punti di vista di Donatella Fabbri sono divertenti e cinici. Con scrittura leggera e sulle frasi d’amore che Dante riservò alla sua Beatrice ne La vita nuova, crea un equivoco. E ci cade in pieno la bella barista triste e frustrata… se un cattivo marito se ne va, forse se ne può trovare subito un altro!

Molto lungo e articolato il racconto di Stefano Fiori Donna in grigio con interni in nero che si svolge tra Firenze, Parigi ed Edimburgo con un epilogo in Toscana. Una storia cupa e noir in cui la morte, sotto le sembianze di una donna bellissima vestita di grigio, uccide con freddezza e determinazione. È una serial killer, ma non sta uccidendo a caso. E il sangue scorre sulle poesie di Jacques Prévert.

Si cambia completamente stile con Franco Foschi e le sue Poesie Criminali che ricordano un po’ i Delitti esemplari di Max Aub e un po’ l’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters. Qui è lo scrittore a creare le “rime assassine”, raccontando, accennando, lasciando spazio alla fantasia di chi legge. E adesso non si salva più nessuno!

Io vi ho amato di Angelo Marenzana narra la storia di un uomo solo, che si innamora della foto di una ragazza russa, Angela, trovata sul sito di un’agenzia matrimoniale. Contattata l’agenzia, inizia la corrispondenza tra i due che si innamorano. Tra le affascinanti parole delle poesie di Puskin e una bellezza conturbante alla Nicole Kidman, il dramma è vicinissimo e quel che resta è solo il profumo dei gigli.

Farsa oscena con delitto di Maurizio Pagnini ha un incipit divertente. Due ragazzi giocano alla guerra recitando i versi dell’Orlando Furioso e Gabriele D’Annunzio, lì in vacanza con la sua amante, stupito, li ascolta e regala loro come premio una poesia sconcia scritta sul momento. Sarà la poesia, le cui rime verranno rivelate solo alla fine, a fare da filo conduttore di questo racconto dove niente è come sembra, tranne il cadavere del vecchio Rigoletto (uno dei due bambini dell’inizio della storia) trovato con il cranio sfondato.

Cosa potrebbe mai fare una donna se non avesse un’amica del cuore! Lo sa bene la povera Rachele – ne Il guanto di volpe di Riccardo Parigi e Massimo Sozzi – che dall’amica, bella dolce e timida, si vede rubare l’uomo che ama. Ma Rachele invece di vendicarsi, generosamente l’aiuta: e con l’abito da sposa e con il rinfresco e facendole compagnia ogni giorno prima del matrimonio. Le poesie di Giovanni Pascoli colorano il racconto e fanno immaginare il profumo dei fiori.

Se Dio è morto di Giuseppe Previti si lancia sulle note della celebre canzone di Francesco Guccini mentre sullo sfondo si muove uno scrittore in crisi da foglio bianco e un assassino che uccide con due colpi di fucile un bancario in pensione che dedicava buona parte del suo tempo alla letteratura gialla. Ma i crimini non finiscono qui… A chi fa parte di club che si occupano di gialli e noir, il racconto suggerisce di fare molta attenzione!

Cerca di sfatare i Luoghi comuni Enrico Tozzi con il suo racconto. Un bambino della comunità rom è scomparso e in pochi sembrano preoccuparsene seriamente. Ma il commissario Cesari, messo ko dalle vacanze che è stato costretto a prendere dal lavoro, si mette subito ad indagare seguendo la pista che gli apre una vecchia filastrocca per bambini. Il finale è terribile: guai a chi tocca i bimbi.

Buon vecchio zio Mario di Massimiliano Tozzi ci riserva numerose sorprese e colpi di scena. Un ragazzo bocciato a scuola viene mandato al “confino” dai genitori presso uno zio che abita in campagna. Nel corso del suo soggiorno forzato scoprirà aspetti inquietanti e anomali di quella vita contadina. Non ultimo il fatto che lo zio e il confinante sono in piena faida che combattono a colpi di stornelli velenosi. Attenti allo humor british dei campagnoli!

Nodi di fer nemico e non d’amante è il divertente racconto di Laura Vignali che contrappone il commesso bigotto della “Reliquia” negozio di articoli religiosi che ha un’insana passione per la Gerusalemme liberata di Torquato Tasso, alla conturbante e avvenente commessa di “Vizi e capricci” il negozio di lingerie che si trova di fronte. E in questa moderna trasposizione della storia di Clorinda e Tancredi, galeotta fu una piccola farfalla tatuata!

Sedici racconti per diciassette autori, quasi altrettanti “furti” a poeti e cantanti per un’antologia ricchissima di colpi di scena e di punti di vista, non ultimo quello della disegnatrice Cinzia Bardelli che dai racconti prende spunto per le illustrazioni del libro. Sono belle le donne dei suoi disegni, a metà strada tra lo schizzo e il sogno… donne dagli occhi grandi, dalle guance arrossate, dalle lunghe chiome fluenti, dai corpi sinuosi e dalle bocche piccole. Molto personali anche i disegni che raffigurano i fiori, protagonisti di alcuni dei racconti. Gli uomini invece vengono rappresentati solo attraverso pochissimi particolari, a meno che non rappresentino una vittima. Un disegno per ogni racconto, una sorta di nume tutelare per ogni storia.

Si sa, le Edizioni Effigi sono sempre molto attente e curate nell’aspetto grafico delle sue pubblicazioni… In aggiunta ai bei disegni di Cinzia Bardelli, un tocco di rosso color sangue… ma che volete, d’altronde, le Rime sono assassine!

Elena Zucconi

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