Il cinema è in tv: Boardwalk Empire ce lo insegna.

Share

E’ iniziato il momento clou dei finali di stagioni.. Abbiamo salutato Hung, Bored to Death e tante altre e tra i finali spicca quello di Boardwalk Empire. Qui siamo di fronte a qualcosa di stupendo. Ma non solo nel finale, in tutta questa seconda stagione. Boardwalk Empire ha confermato di essere una partita a scacchi, dove tutto e tutti contano. Personaggi fantastici raccontati con le azioni più che con i dialoghi e le descrizioni. Ma sono azioni che parlano, e in questa seconda stagione ci hanno parlato moltissimo di colpa e di redenzione. Di Pentimento e di espiazione. Ovvio. Si parla di gangster e se non commettono peccati loro… ma il discorso è più ampio o meglio più sottile. Perchè Boardwalk Empire mette in scena dei personaggi umani oltre al loro essere cattivoni con la rivoltella, e coinvolge nella sfera di peccati e crimini anche chi gangster proprio non è. Le ipocrisie vengono a galla, a partire da quella tra bambini e adulti perchè gli adulti continuano a dire ai bambini che devono comportarsi bene, che devono essere buoni e generosi, ma di tutti questi adulti che parlano bene, non ce n’è neanche uno che razzoli altrettanto bene. E noi lo sappiamo eccome.

Nucky è il mastro burattinaio. Coi dollari compra e mette a tacere tormenti e rimorsi di coscienza, e se i rimorsi sono grandi basta aumentare la cifra. Se nella prima stagione sembrava un po’ un gangster a metà, quasi che si sentisse un po’ fuoriluogo rispetto al ruolo che interpretava, in questa seconda stagione in questa seconda stagione viene fuori il bastardo che è davvero. E’ un uomo di potere, intelligente e stratega più di tutti e messo alla sbarra sa quando è il momento di smettere di lottare e di fare un passo indietro. E sa come far credere a tutti che si stia ritirando per davvero. Invece si ricarica e si prepara alla prossima mossa. Più forte e spietata che mai.

E sa anche quando e come chiedere aiuto. Così fa con Margaret, la manipola e la porte dove vuole lui. La usa per salvarsi definitivamente dal processo e apparentemente da tutto. Solo apparentemente però. Perchè se Nucky crede di averla vinta su Margaret, in realtà sembra più il contrario. Lei sa perfettamente chi ha sposato e decide lucidamente di approfittarne, sferrandogli il colpo più duro, il tradimento più inatteso. Lo tocca sui soldi. Nucky non conosce Margaret come noi. L’abbiamo vista crescere e cambiare, diventare fredda e calcolatrice. Abbiamo capito che questa immagine di donna pia e timorata è appunto semplicemente un’immagine, una maschera accuratamente costruita per il bisogno suo e dei sui figli. Tra tutti i personaggi la sua è l’evoluzione più grande e quella più bella.

Oltre alla coppia c’è però il terzo polo e il paragone tra Jimmy e Nucky è impietoso. Jimmy è un ragazzo che si è ritrovato all’improvviso ai vertici di un’organizzazione costretta a cambiare, ma che vuole continuità. Jimmy ha quindi bisogno di legittimare in fretta e con decisione il suo ruolo di leader. Deve dare in fretta risposte a chi intorno lui fa domande e avanza richieste a gran voce. Si sbatte a destra e a sinistra e la sua tattica da pugno duro sembra proprio funzionare fino a che però tutto non crolla e Jimmy è costretto ad alzare bandiera bianca e a piegarsi al suo ex mentore, che aveva tradito e cercato di uccidere. Nucky, il gran bastardo maledetto, è furbo e subito se ne approfitta, sfrutta immediatamente questa apparentemente riconciliazione. Jimmy ne esce a pezzi, rassegnato e il perchè lo scopriremo nei bellissimi istanti finali di stagione e ce lo dirà lui stesso, in una specie di confessione: lui è morto in trincea, e nessuno se ne accorto. Forse solo Angela, la sua bellissima moglie, ma lei di certo non può raccontarcelo.

Nucky e Jimmy sono due personaggi stupendi interpretati da due attori favolosi. Hanno giocato al gatto e al topo per tutta la stagione. Questo rapporto conflittuale tra padre e figlio con risentimenti e rabbia, ma anche rispetto e affetto che sotto sotto non si scorda mai. Noi ci siamo finiti nel mezzo, stando prima da una parte, poi dall’altra, poi di nuovo di là e ancora indietro, incapaci di schierarci davvero perchè ogni volta scoprivamo qualcosa dei due che ci allontava o avvicinava a seconda dei casi. Abbiamo capito che Boardwalk Empire non va guardata, ma va vista con attenzione perchè se vuoi davvero capire qualcosa su Nucky devi seguire tutto con grande attenzione. Ogni dettaglio e ogni sfumatura. Tutto fa la differenza. E in ogni caso alla fine sarai colpito, distrutto, fregato perchè Boardwalk Empire è scritta da Dio. Semplicemente da Dio. Il finale ti impala al divano perchè i conti li stiamo facendo su una pila di cadaveri e ci rimaniamo male. Malissimo. Un finale agghiacciante, molto coraggioso eppure perfettamente coerente.

Si chiude quindi per nove mesi una serie capolavoro, molto più ritmata rispetto alla prima anche se ovvio il ritmo non è proprio un punto di forza. O forse sì. Nel suo non esserci, o meglio nell’essere lento, lentissimo. In ogni caso non sono mancati discorsi filosofici, fede, pentimento e colpa, e soprattutto sparatorie nei boschi, sgozzamenti, scalpi, alcool, sesso e tette. E’ una seconda stagione di più, più grande. Ha oltrepassato la sola Atlantic City come era successo con la Baltimora di The Wire riuscendo a mantenere una capacità di raccontare i personaggi e una qualità filmica che non può non ricordare i Soprano e appunto The Wire. Fari nella notte. Capisaldi. Monumenti. Come quelle vecchie serie, Bordwalk Empire riesce a costruire un’atmosfera e una tensione che ti porta verso qualcosa, capisci che sta succendo qualcosa e la storia ti abbraccia da dietro e ti porta verso quel qualcosa. Esempio perfetto della grande narrativa americana che è a mio avviso unica nel mondo. Almeno per quanto riguarda la televisione.

Una chiusura quindi pienamente soddisfacente con non poche aperture verso una terza allettante stagione: scopriremo come procederà il matrimonio/duello, abbiamo Richard rimasto da solo che probabilmente avrà un ruolo nella vita di Tommy. Poi c’è Nelson Van Alden, sempre rimasto sullo sfondo e ora in fuga nel Midwest di Al Capone, e c’è il traffico d’eroina, che più volte è stato accennato come a una nuova possibilità d’investimento e ora si concretizza.

Per cui di carne al fuoco ce n’è parecchia anche per i prossimi anni. Per quest’anno purtroppo è finita. Tornerà l’anno prossimo e sarà molto probabilmente un’altra bomba per cui invochiamo e aspettiamo il prossimo settembre/ottobre.

Hasta luego Atlantic City.

Michele Comba

This entry was posted in TV and tagged , , , , , , , , , , , . Bookmark the permalink.

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *