MUSICA TECHNO: DALLE ORIGINI CON L’AVVENTO DELL’ELETTRICITÀ AI CLUB D’AVANGUARDIA DI TUTTO IL MONDO. INTERVISTA A GEORGE K, ESPONENTE ITALIANO DI UN GENERE MUSICALE FITTO DI RIVELAZIONI.

Compagni di viaggio in vacanza o appena tornati dalle ferie di Ferragosto … Quale tipo di musica ha accompagnato le vostre giornate? E in viaggio?

Questa settimana parleremo di musica, un genere musicale sempre più presente nei locali notturni, nelle classifiche musicali, sul web: la musica techno, che verrà presentata poco a poco da un compositore italiano, il cui nome sarà da tenere a mente in futuro.

George K, produttore e dj con base musicale a Milano, classe 1981, si avvicina al mondo della musica techno quando anni e anni orsono si interessò di mixaggio e tecniche scratch e cutting. Dopo un breve periodo di sonorità hip pop e reggae abbraccia la sperimentazione elettronica nella musica. Come ama ripetere George K: “Con la musica techno fu amore a primo ascolto”.

Dopo qualche anno di sperimentazione diventa produttore con l’uso sempre più frequente di synth e drum machine (batterie elettroniche).

Una domanda sorge spontanea. La K del nome da dove viene?

La K me la porto dietro dalla mia vecchia passione, il writing. K era l’iniziale della mia tag”.

Parliamo con George K, fresco di produzione e pubblicazione dell’album FU.ME!

  1. La tua formazione è ben differente dal percorso artistico che hai intrapreso in età adulta. Come hai conciliato il Diploma di Maestro d’Arte con la composizione e l’esecuzione di brani di musica techno?Nonostante siano totalmente diverse, esse sono strettamente legate in maniera simbiotica. Nell’arte figurativa ci sono percorsi ed emozioni che nella musica non si trovano e viceversa. La mia formazione ha influenzato moltissimo il mio percorso con la musica techno soprattutto per l’ascolto delle tracce altrui, lo studio e il percorso creativo per finalizzare una produzione. Nonostante sia un percorso ben diverso l’applicazione dei concetti creativi è identica per quanto mi riguarda.

    L’unico rammarico è che al momento tutte le mie energie sono dedicate alla produzione musicale e il resto trova poco spazio, che cerco comunque di sviluppare il più possibile nella musica anche se non si vede.

  2. Dopo la musica classica, la musica techno è la musica più antica oggi esistente, la sua nascita è sancita con l’invenzione dell’elettricità a fine Ottocento. Da esperto puoi dirci qualcosa di più in proposito?Su questo potremmo parlare per ore e ore. In effetti non tutti sanno che la musica elettronica ha radici molto antiche per l’appunto, quello che posso dire che come tutte le cose successe nel corso della storia anche la musica ha avuto una sua evoluzione, l’avvento dell’elettricità è stato lo step che ha portato la musica a una nuova evoluzione. Il tutto comincia con strumenti di sintesi monofonici molto basilari, non per tutti, e soprattutto di grandi dimensioni. Con il passare del tempo lo sviluppo della società e della tecnologia ha portato un’evoluzione nella strumentazione: più accessibilità, di dimensioni più contenute.

    Secondo me la vera evoluzione è stata a cavallo degli anni Cinquanta/Settanta quando realmente la strumentazione cominciò a diventare accessibile a tutti: lo si può sentire nelle colonne sonore dei film dell’epoca (per esempio, Hitchcok), in gruppi come i Tangerine Dream e soprattutto i Kraftwerk, veri pionieri. Una delle cose che mi fa gran piacere sottolineare, ma alla stesso tempo mi rammarica, è che Milano a quel tempo era il fulcro della sperimentazione della sintesi con veri e propri maestri del campo, come Bruno Maderna e Luciano Berio. Dagli anni Ottanta, con l’avvento dei primi personal computer e i primi sequencer totalmente digitali, la sperimentazione si è un po’ fermata a livello scientifico, ma per assurdo ha trovato nuova linfa vitale in quella creativa poichè l’accessibilità ha permesso la possibilità di creazione anche a casa propria. Chiaramente i puristi vedono la musica elettronica come “non musica”. Se vogliamo dirla tutta è molto di più scienza, matematica, evoluzione e sperimentazione, sia chiaro, uno strumento tradizionale non potrà mai essere sostituito da uno elettronico anche se analogico, è solo diverso.

  3. La musica techno parte da un’onda, una sinusoide, un concetto matematico. Come inizia la composizione di un brano per questo genere musicale e che ruolo gioca la matematica in questo ambito?

    In realtà il processo creativo passa attraverso più onde: oltre alla sinusoide ci sono, per esempio, l’onda quadra, a dente di sega ecc. La matematica gioca un ruolo fondamentale nel processo di sintesi in base soprattutto agli inviluppi come può essere l’attacco, il decadimento, il sostegno e il rilascio più comunemente chiamato ADSR. In più, quando si utilizza un sintetizzatore soprattutto se modulare, l’importanza risiede nel routing (cablaggio), che tramite i vari inviluppi permette combinazioni quasi infinite. Detto questo occorre conoscere delle nozioni basilari per arrivare a un certo tipo di frequenza, di lunghezza del suono stesso e di tipo di cablaggio. Oltre alla matematica si parla di scienza nel significato più puro del termine anche perché per avere un buon setup bisogna “costruire” un percorso di dati (midi) e di suono. Nel mio caso il percorso di produzione parte prima dal setup e poi dalla creazione della ritmica (batterie), una volta fatto ciò rimane solo l’istinto: non ho una linea ben precisa, provo svariate melodie ed arrangiamenti fino ad arrivare a ciò che è piu vicino a quello che ho in mente.

  4. Quali sono le tecnologie indispensabili per chi vuole cimentarsi a comporre brani di musica techno?Ci sono varie scuole di pensiero. La realtà è che nel 2013 ci sono realmente infinite possibilità: per esempio, quella di utilizzare a casa propria un semplice pc con dei programmi di creazione e di sequencing, La realtà è che non c’è una linea guida, per esempio detesto non avere fisicità e non mi trovo bene ad utilizzare un semplice pc per creare le mie produzioni, sono amante dei synth e delle drum machine (batterie elettroniche) che hanno un suono più caldo, più vero. In ogni caso, parlando di produzione, occorrono comunque varie strumentazioni. La produzione dipende però da tanti fattori: se si sceglie di utilizzare il pc, oltre ai programmi, servono una buona scheda audio, un buon mixer e dei bei monitor (casse audio), chiaramente dipende anche da quanto una persona voglia spendere, ma ormai il mercato è talmente ampio che si possono trovare vari setup.

    Riguardo al discorso “full analog” invece, ci vuole in primis una buona conoscenza del routing per creare un setup, sincronizzare tutte le macchine con il clock (messa a tempo), dopodiché avere un buon mixer con più entrate e anche in quel caso avere dei bei monitor. La realtà è che ci sono tantissime possibilità e con il passare del tempo ci si accorge che puoi aggiungere al tuo setup nuovi elementi esterni che contribuiscono ad avere un prodotto finale migliore o semplicemente diverso (per esempio, filtri, compressori, effetti). Il mio consiglio è quello di capire prima cosa si vuole fare e poi studiare, provare, sperimentare e ancora studiare.

    La techno è un movimento che lascia liberi, non ci sono canoni reali, ma esistono come delle regole invisibili, la maggior parte delle volte chi produce è guidato dall’istinto creativo e la maggior parte dei produttori non ha formazione classica.

    Un buon prodotto esce bene solo se ci si impegna, se si ha una coscienza di quello che si fa e soprattutto se si ha una propria identità sonora.

  5. Il tuo ultimo album, FU.ME., ha riscosso e continua a riscuotere parecchio successo. Quali sono state le influenze, quali le contaminazioni e quali caratteristiche rendono l’album diverso dagli altri presenti?L’ep “escape from detroit” è la prima uscita della mia label (etichetta discografica) FU.ME, siamo alla 001.

    In questo disco ho voluto creare una viaggio progressivo: nel vinile si parte con la prima traccia “escape from detroit”, dove ho utilizzato dei campioni della catena di montaggio della Ford di Detroit per creare un suono sporco ed aggressivo, la seconda traccia è il remix del mio amico js, quindi non posso rispondere (ahahah), per il secondo lato Xyz’s invece ho voluto creare una continua progressione con altrettante continue variazioni di suono sulla melodia principale. Questo ep è stato concepito camminando nel mio quartiere, andando in metro, in bus, mangiando un kebab, osservando le persone. Il titolo “escape from detroit” è stato creato appositamente per far capire un concetto fondamentale: la techno è nata a Detroit, da qui appunto il genere detroit techno, purtroppo ormai essa è diventata un’etichetta e, per quanto mi riguarda, una parola fin troppo usata.

    Io non sono di Detroit, vivo qua e la mia techno è questa, non mi piace etichettare la mia musica, per questo parlo di fuga da detroit, non per detroit, ma da quello che ormai è diventato massa come etichettare qualsiasi forma di techno come detroit techno.

  6. Quali sono gli Stati dove hai trovato terreno più fertile per la sperimentazione? Quali sono i fattori che spiegano queste differenze tra un Paese e un altro?I Paesi dove ho avuto più riscontri positivi sono Germania, Regno Unito, U.S.A. A dirla tutta non mi aspettavo tutto questo sostegno, il disco è stato suonato da parecchi djs in locali, podcast e programmi radio.

    La differenza sostanziale tra un Paese e l’altro sono le regole burocratiche e le persone: per esempio, a Berlino le istituzioni remano a favore e creano molte possibilità, chiaramente più c’è possibilità più si crea e più gira un prodotto finito.

    Per me il motivo fondamentale di avere una distribuzione all’estero è proprio questo: in altri Paesi danno molto più spazio e libertà, in più hanno molta più competenza e coscienza di quello che fanno. Semplificherei il discorso affermando questo: il pubblico è molto più esigente e non c’è spazio per un prodotto mediocre, nonostante hai più porte aperte entri solo se hai competenza.

  7. Credi che sia possibile vivere di musica e non relegare la passione ai ritagli di momenti liberi? In che modo la musica, la tua e poi la musica come concetto generale, può dare valore aggiunto alla società e diventare un mestiere meno elitario?Ci sto provando con tutte le mie forze perchè detesto immaginare di avere in un futuro dei rimorsi.

    Vivere di musica è molto difficile, soprattutto in Italia, se analizziamo attentamente non solo.

    La mia scelta di stampare solo vinile è mirata perché, per prima cosa, è un mercato vero e secondariamente perché il mercato discografico è stato distrutto dalle piattaforme che vendono mp3. Di dischi se ne vendono pochi, il guadagno ormai arriva solo dalle serate che fai come dj.

    Le persone oggi sono abituate ad avere musica gratis oppure a pagarla molto poco, siamo in una società a cui manca il valore aggiunto.

    Faccio un esempio: il vinile è un supporto fisico che suona molto meglio, ma, tralasciando questo discorso, serve una persona che curi il master (la produzione finale per stamparla), un grafico, la distribuzione ecc. Tutto ciò ha ovviamente un costo. Un mp3 non ha tutto questo dietro.

    Il mercato poi è stato devastato dalla pochezza della nuova generazione di djs che da tempo ha lasciato da parte il vinile per suonare con i pc senza creatività e tecnica. Per farla breve, chiunque potrebbe farlo.

    Per far sì che in Italia questo mestiere sia un valore aggiunto, bisogna abbattere dei muri di gomma. Ci sono veramente tante cose da cambiare: burocrazia, dicerie popolari, incompetenti e soprattutto persone che si vogliono arricchire non badando alla qualità.

    Con gran piacere vedo che nonostante le apparenze la situazione sta cambiando, anche se molto lentamente, il pubblico è più competente e io stesso ho collaborato e collaborerò con persone in giro per l’Italia! Questo mi fa sperare.

    Per concludere, la techno è un genere musicale non facile, ma è molto più concreta rispetto ad altri: è pura, è cruda, è come una tela bianca da cui viene creata un’opera d’arte, non sempre è capibile, ma di sicuro trasmette emozioni, bisogna solo coglierle senza pensarci tanto.

  8. Cosa diresti ai ragazzi e alle persone più disilluse per tentare un’avventura magari con minori garanzie, ma che rispecchia in pieno il proprio animo, come tu hai fatto con la strada del compositore techno?Posso dire solo una cosa: le soddisfazioni arrivano con il tempo, se non ci si mette in gioco e non si lotta per stare sul pezzo non arriverà mai nulla. Io sono l’esempio vivente: dopo anni di bocconi amari incomincio a godermi il dolce.

    Non è facile, come in tutte le cose e in tutte le scelte di vita, ma qualcuno vi ha mai regalato qualcosa???

    Non lasciate nel cassetto le vostre passioni, qualsiasi cosa sia coltivatela, fatela al meglio, se poi arrivano i risultati tanto di guadagnato. Non bisogna mai mollare il colpo, se avete una fiamma dentro buttateci della benzina così diventa un’incendio.

    Un consiglio personale è quello di non avere paura di sbagliare.

https://soundcloud.com/george-kappa

www.facebook.com/fu.me.rec

Per la produzione:

https://www.mixcloud.com/greg-girard/underground-broadcast-radio-show-on-dcr-974fm-with-nick-morrow/

(glasgow)

https://soundcloud.com/sasha-carassi/phobiq-podcast-027-with-angel

(chicago)

http://www.residentadvisor.net/dj/krenzlin/top10

classifica del dj resident del tresor il più importante locale di berlino

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