Disillusi compagni di viaggio … Il ponte dell’Immacolata regala un week-end almeno di riflessione, se non di vacanza. Non tutti possono godere di quattro giorni di ferie, complice la crisi economica, la necessità proclamata ad alta voce dalle più alte cariche dello Stato di aderire a sacrifici inevitabili per non far cadere l’Italia nel collasso.
Sfoglio le pagine dei quotidiani, sale l’irritazione. Un ministro piange al momento di enunciare il decreto che allunga l’età lavorativa, allontanando sempre più l’ambita pensione. Le tasse salgono verso una vetta infinita di illegalità finanziaria ai danni di chi non ha più liquidi da regalare, senza possibilità di scelta, in uno Stato ridotto sul lastrico per malgestione, professionale e illegale.
Sono stati gli italiani che si alzano tutte le mattine per contribuire al PIL interno col loro lavoro a produrre tale patatrac? No! Sono stati gli italiani che lavorano di notte e nei giorni festivi? No! Sono stati gli stagisti, nuova forma di lavoro non retribuita con la scusante, legalizzata per abitudine, dell’apprendimento del mestiere? No! Sono stati gli studenti, con le nuove forme di pensiero, bloccate sul nascere da un’istruzione frammentaria impartita da insegnanti che cambiano classe ogni due mesi, poiché non di ruolo? No! Sono stati i pensionati, che vedono ridotta la pensione di un terzo o più rispetto allo stipendio originario, nonostante siano stati versati almeno gli storici trentacinque anni di contributi? No!
Allora, chi è stato?
Chi ha continuato a gestire i soldi frutto del lavoro degli italiani, omettendo di preoccuparsi dell’ingigantimento del debito? Chi ha utilizzato i soldi derivati dalle tasse imposte agli italiani per i propri fini personali, che siano beni immobili o vizi privati? Chi si sta permettendo di tassare ulteriormente gli italiani senza far passare una legge almeno in Parlamento? Chi sono questi rappresentanti che occupano le varie cariche statali, che non sono stati eletti dagli italiani? Chi rappresentano, se non le loro idee, poiché non sono il risultato di elezioni popolari? L’Italia è ancora una democrazia? Vogliamo veramente che vengano attuati provvedimenti fallimentari sul nascere, che non faranno altro che impoverire chi contribuisce al progresso di uno Stato così importante come l’Italia, ma che per questo non vengono premiati, bensì tassati? Come potranno gli scambi commerciali trovare terreno fertile se gli italiani non avranno più soldi da spendere? Come può un’economia riprendersi dal collasso in assenza di scambi commerciali?
C’è una via d’uscita?
In Italia vige ancora la Costituzione redatta nel 1946. Le cariche dello Stato sono tenute per definizione ad esercitare i loro poteri rappresentando la volontà popolare. Questi provvedimenti, ritenuti necessari, dovrebbero perlomeno essere oggetto di referendum popolare, dopo un’istruzione direzionata all’oggetto del referendum di modo che l’elettore sia completamente in grado di esercitare la sua scelta.
Sorge una domanda: il modello economico vigente, basato sul capitale, è valido? È produttivo? È infallibile? Anche il meno istruito degli italiani sa che la risposta è no. Sarà forse il caso di studiare un nuovo modello economico, invece di voler tappare le falle con l’esasperazione delle tasse su tutto a tutti i costi?
Il costituzionalista francese Stéphane Hessel dice: “Indignatevi!” Poi continua: “Impegnatevi!”
Perciò, noi popolo italiano: impegnamoci! L’italia possiamo rifarla noi!
Tutti abbiamo contribuito al tramonto del sistema economico della bella Italia, lo abbiamo fatto conducendo un tenore di vita troppo alto, al di sopra delle nostre possibilità, non tenendo le redini del nostro portafoglio sotto controllo, ignorando che i limiti della produzione e del risparmio, che sono l’unica vera fonte di guadagno, quando si assottigliano, diventano campanello di allarme per tutti.
Chiaro che se il lavoro è inesistente, lo strapotere padronale è evidente, la politica è dormiente, fa comodo a tutti i partiti essere così e la grande fuga delle nostre imprese è ormai inarrestabile, per non parlare del conflitto sociale, “assumendo il capitalismo finanziario” come il migliore dei mondi possibili.
Ora ci accorgiamo che non è vero tutto quello che ci hanno detto, ma ognuno di noi ha la sua dose di colpevolezza. La mia teoria è molto diversa, sono convinta che ogni epoca ha avuto le sue problematiche e quindi anche questa generazione dovrà affrontare i suoi problemi, le sue battaglie, per crearsi un avvenire con un sistema avvenistico, solidale e più equo.
Bonnye & Clay