NO!

Eccoci qui, cari compagni di viaggio, in questo fine settimana di luglio. A breve partirà la stagione dei saldi, dove tutto diventa irresistibile, pure l’Ikea! La parola d’ordine è comprare, spendere soldi, impiegare il poco tempo libero a disposizione per non farsi mancare la variante colorata o con la firma del designer underground del momento di un articolo che già si possiede. E poi? Dopo tutto questo arriva a casa lo scontrino dei pagamenti effettuati con la carta di credito, si controlla il saldo del conto corrente, arrivano spese impreviste ben più urgenti: affitti o mutui, visite mediche, bollette … Come rimediare al peccato di vezzosità dettato dalla spietata legge dei saldi? Semplice, lavorare, lavorare, lavorare di più. Il che non sempre equivale, almeno matematicamente, a guadagnare di più, ma almeno si ha l’illusione di aver saldato il debito effettuato in un momento di spensieratezza. Ma se non si guadagna di più come si chiudono i conti? Lavoretti extra, debiti, prestiti bancari … Alla fine di questo mondo abitato dalla moneta si ha la consapevolezza di come tutto ruoti attorno al soldo, non più mezzo semplificatore per gli scambi commerciali, ma simbolo del profitto fine a se stesso.

Tutto viene fatto per profitto, addirittura la tecnologia wireless! In alcuni Paesi il cibo viene buttato via a tonnellate, in altri bambini e genitori muoiono di fame e di malattie comuni, come il raffreddore e l’influenza. Senza fare demagogia, anche nel nostro Belpaese proprio ieri è scattato l’allarme in Borsa, dove la maglia nera è spettata alla capitale economica lombarda, Milano. Vogliamo replicare quello che è successo in Grecia? Vogliamo veramente che la nostra vita sia dedicata solamente al lavoro inteso come strumento indispensabile per avere più disponibilità economica e incentivare i profitti delle major? È un po’ il cane che si morde la coda.

Eppure tanti non ci stanno. Le generazioni più giovani, dai venti ai trent’anni, proprio quelle che sono cresciute in un clima economico e politico stabile, si sono fermate, hanno riflettuto e hanno detto la parola più importante che si possa dire al profitto: No! Prendendo esempio dalla Grecia, alcuni ragazzi a Milano si sono ritrovati per protestare pacificamente contro un sistema economico basato unicamente sul profitto industriale, non pensando alle esigenze del singolo consumatore. Che poi, a pensarci meglio, l’individuo non può essere pensato solo come consumatore, un individuo è prima di tutto un essere umano, pensante, e proprio per questo motivo capace di plasmare come meglio crede la sua vita. Dobbiamo essere costretti a sopportare un lavoro che non ci piace solo per poterci permettere di pagare il mutuo o di vivere da soli all’alba dei trent’anni? No, grazie!

Sono necessari tanta consapevolezza e tanto coraggio, abbandonare le paure e andare verso l’ignoto, così come lo è la vita stessa. In fondo, quando nasciamo, sappiamo già quello che diventeremo?

Come cantava Lucio Dalla? “Eccezionale è il fatto di essere normale” …

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