Dedicato ai viaggiatori golosi.
È un sabato di novembre, l’aria profuma di caldarroste, sugli scaffali dei supermercati iniziano a intravedersi i primi panettoni, fuori inizia a far freddo, soprattutto la sera, sempre più spesso ci si incontra per cene infinite. La parola d’ordine è delizia.
Dal 6 all’8 novembre a Milano ha avuto luogo Golosaria, una rassegna di gusto e cultura creata dal Club Papillon, all’Hotel & Convention Center Melià in via Masaccio, zona Lotto, non troppi anni fa zona Fiera.
Entro e mi ritrovo in un albergo di lusso, con lampadari da film hollywoodiano e fontane all’interno, scalinate in marmo e porte rifinite in legno. Mi avvicino ai vari banchetti attrezzati per l’esposizione e la degustazione e vengo travolta da un mondo di golosità.
La prima tappa è un banchetto di degustazione a cura di un birrificio artigianale della provincia di Parma, dove assaporo fino all’ultima goccia una trappista degna della tradizione delle birre belghe d’Abbazia. Colore ambrato, schiumosità quel tanto che basta per iniziare le labbra al gusto deciso di questa birra, il cui sapore si sviluppa nel palato man mano che si svuota il boccale. Il birrificio vanta sette varietà differenti di birra, così da soddisfare tutti i palati, dal più delicato al più ardito, per finire con una scura ad alta gradazione che ricorda quasi una bevanda al cioccolato.
Appena più avanti vengo introdotta a una lezione universitaria sulla tradizione del cioccolato. Vengo a sapere che il 98% del cacao utilizzato nel mondo, soprattutto nella grande distribuzione, conosciuto col nome di Forastero, è di provenienza africana, in particolare da Costa d’Avorio, Ghana e Sao Tomé. La qualità aumenta con la varietà che porta il nome di Trinitario, proveniente dal Sudamerica. La qualità più pregiata, utilizzata per il 2% della produzione mondiale, cresce nelle zone del Messico, Equador e Venezuela, l’oro di queste terre, oro battezzato col nome di Criollo: si tratta di un cacao che regala al fortunato degustatore delle sensazioni uniche. Il banchetto è attrezzato sufficientemente con una discreta quantità di Trinitario, trasformato in caramelle o stecche, rivisitando la classica ricetta del cioccolato base con ingredienti a prima vista incompatibili. Vengo conquistata dal cioccolato al sale: nella pasta di cioccolato sono inseriti dei chicchi di sale fusi insieme al cacao. La netta differenza tra i due sapori esalta ancora di più il sapore del cioccolato, fissandone il sapore in bocca più a lungo.
Prolungo l’avventura gastronomica a base di sapori forti con una degustazione di un particolarissimo vino medievale, un rosso il cui sapore è esaltato dagli aromi dello zenzero e della cannella, per poi lasciare un retrogusto leggermente piccante. La ricetta si basa su una tradizione originale, medievale appunto, trasmessa di generazione in generazione.
Il re dei cioccolati attira la mia attenzione: signori e signore, fate largo al cioccolato di Modica! È un cioccolato rinomato nel mondo per la sua consistenza farinosa, quasi a cristalli, dovuta alla lavorazione a freddo del cacao. Assaporo una varietà e me finora sconosciuta, il cioccolato di Modica alla carruba: la farina di carruba, integrata nel cioccolato, ne esalta il sapore, conferendo una consistenza e un aroma senza eguali.
Dopo tante delizie inizio a sentire il bisogno di un ammazzacaffé. Davanti ai miei occhi si materializza il banchetto delle grappe, dove vengo a conoscenza di un particolare tipo di grappa, la grappa di Ruché. Caratterizzata da un odore profumato, assai insolito per una grappa, si contraddistingue per un sapore secco, ma allo stesso tempo delicato, smorzando di conseguenza un sapore troppo deciso, che può diventare invadente per alcuni, tipico della grappa.
La degustazione finisce in bellezza con un liquore marchigiano poco conosciuto: il liquore di giuggiole, che fin da subito si contraddistingue per un sapore complesso. Al primo assaggio le labbra avvertono un sapore secco, che assume via via sfumature differenti, dallo speziato al leggermente amaro, ma assolutamente gradevole al palato. Di colore leggermente ambrato e di consistenza leggera, questo liquore viene fatto dalle giuggiole, delle bacche “dimenticate”, che a prima vista assomigliano a delle olive di colore bruno.
Esco dalla rassegna soddisfatta e deliziata, dove tra una degustazione e l’altra sono entrata nel magico mondo della gastronomia, che riserva sempre gustosissime sorprese.
Per vivere appieno bisogna sperimentare, senza paura e senza pregiudizi, avendo il coraggio di osare. Proprio come suggerisce Paolo Massobrio, uno dei fondatori di Golosaria e autore de Il Golosario. “O non è forse scienza anche l’empirismo, ovvero la strada maestra che nasce dalla terra per perpetrare i suoi eterni racconti?” Una domanda su cui riflettere, magari in compagnia di un buon bicchiere di vino! Da un articolo di Paolo Massobrio apparso in data 01/11/2010 su Terre del vino.