Cari compagni di viaggio lettori … Siamo in libreria. Siamo letteralmente invasi di novità, le ultime uscite dei maestri del thriller, l’ultimo volume che conclude la saga infinita, ma tanto amata, il cofanetto regalo per la serie più seguita, novità, novità, novità, sconti, treperdue, colori, nastri regalo … La Fnac di Milano osa di più. La sala eventi ospita una casa editrice appena nata, data di nascita giovedì 22 aprile 2010, appena 6 mesi di vita e già in prima linea per farsi conoscere. Nome di battesimo: Autodafé edizioni.
Perché proprio questo nome? Perché proprio Autodafé edizioni?
Il direttore editoriale Cristiano Abbadessa spiega il gioco di assonanze intrinseco nel nome, Autodafé: auto-, fatto, da, da anche nell’italiano moderno, fé, sé. Perciò, “fatto da sé”, “fatto da solo”. In realtà, come lo stesso Abbadessa specifica, la parola autodafé deriva dal portoghese molto antico e significa “atto di fede”. Nonostante i due significati apparentemente differenti, Cristiano Abbadessa si è ricordato di questa parola per battezzare la neonata casa editrice.
Il significato di “fatto da solo” si ritrova nel fatto che Autodafé edizioni è nata da sola, con le proprie forze, da un gruppo di amici pieni di volontà e competenze, per creare una casa editrice che a sua volta richiama autori che vogliono raccontare, che non abbiano pianificato con altri uffici marketing il prodotto editoriale dell’anno, perciò anche gli autori di Autodafé possono essere considerati “fatti da soli”.
Il concetto di “atto di fede” si ritrova nella genesi e nel DNA di Autodafé. Questa casa editrice è nata da sola, da un atto di passione di chi l’ha fondata, ha deciso di buttarsi direttamente nella mischia, ovvero la giungla dell’editoria italiana, per sopravvivere e per crescere si affida completamente ai suoi autori, ai lettori e alle sue competenze. “Atto di fede” perché sceglie autori non famosi, ma di talento, che scrivono per far emergere la propria vena creativa.
Un ultimo significato è quello delle fiamme, della scintilla, dell’idea come primo atto di creazione, richiamando il mito di Prometeo e la conseguente evoluzione dell’uomo. Nello specifico, l’idea crea la parola, la scrittura, il linguaggio. Quale significato poteva essere più adatto per una casa editrice appena nata?
Passiamo allo scaffale. Ci sono solo 4 volumi: una foto in bianco e nero, su sfondo bianco e in alto una striscia rossa, il nome Autodafé in basso a destra, in nero e rosso. La grafica è semplice, ridotta all’osso. Di cosa parlano questi 4 volumi? Chi sono i rispettivi 4 autori?
Vuoti a perdere, di Pervinca Paccini.
Lucertola d’autunno, di Fiamma Petrovich.
Il Mai, di Annalisa Casalino.
Il destino, forse, di Gabriele Damiani.
Sono tutti libri di narrativa, raccolte di racconti o romanzi veri e propri, il filo conduttore è la riflessione circa la realtà sociale dell’Italia contemporanea. Quindi, il malessere sociale descritto nei dodici racconti di Pervinca Paccini, malessere racchiuso nella sofferenza degli immigrati privi di diritti a una gioventù senza futuro, la sofferenza della solitudine, la sofferenza della difficoltà di invecchiare, la sofferenza descritta nella vita delle metropoli. Un racconto quasi cronaca di Fiamma Petrovich, da un fatto di cronaca realmente accaduto, un incidente nella metropolitana di Roma di mattina all’ora di punta, incidente capace di bloccare la capitale. Il mistero di un libro rubato nelle pagine del romanzo di Annalisa Casalino, il libro scomparso e quindi ritrovato come punto di partenza per la protagonista di ritrovare se stessa e in seguito di riuscire ad affrontare il futuro. Lo spaccato dell’Italia provinciale nel 1993 nel romanzo assolutamente realistico di Gabriele Damiani.
Perciò, cosa aspettiamo a correre in libreria?
“Siamo vuoti a perdere. Quel che rimane di noi è il rumore che lasciamo nel mondo. Come i racconti”. Un’esordiente e straordinaria Pervinca Paccini in Vuoti a perdere.
Sette anni (numero biblico…) dalla chiusura di un romanzo e dall’inizio di una lunga, inutile “gavetta” per trovargli un qualche spiraglio di pubblicazione. E pensare che “Italia Letteraria” (anno 2005) e “Firenze Libri” (2006) mi avevano segnalato, con tanto di raccomandata, di averlo posto tra le opere finaliste dei rispettivi concorsi per inediti.
Altri incoraggiamenti (o soddisfazioni morali) sono consistiti in alcune lettere di apprezzamento: dalla compianta signora Giorgianni, titolare della Edizioni Sellerio, dal regista A. Pupi Avati, infine da un critico e piccolo editore, colpito dalla originalità dell’opera e dalla particolarità del suo stile, elementi tutti di cui sottolinea (cosa che già ben sapevo) la lontananza rispetto ai gusti del pubblico di massa.
Intanto il sottoscritto continua a cimentarsi e dilettarsi nello scrivere, con nuovi romanzi e racconti. Cosciente di come non sia del tutto impossibile un domani che qualcuno lo renda visibile presso qualche pubblico, fossero pure i venticinque lettori di manzoniana memoria. Ho le stesse probabilità di un naufrago che lasci le sue memorie alle onde, dentro una bottiglia. A pensarci però… e se invece diventassi l’amante della cugina dell’amica d’infanzia della donna delle pulizie di Bruno Vespa o del zazzeruto Gigi Marzullo? Funzionerebbe? Se non fossi ormai alla soglia dei sessanta!
Mai arrendersi. Prima o poi un manoscritto trova sempre il luogo dove venire alla luce, non solo tra il circolo dei venticinque lettori di manzoniana memoria … Ricontattare Pupi Avati non potrebbe essere una prima, se non folle, idea?
Gentile corrispondente
Da quel che ho inteso, la storia narrata nel mio inedito potrebbe inserirsi nel programma editoriale della “Autodafè Edizioni”. A questo punto ottenere venticinque e passa lettori, rinunciando a qualunque ipotesi di compenso economico, mi parrebbe già un risultato notevole! Esser letto on-line da qualcuno capace di apprezzare contenuto e stile di un’opera…non vedo cosa onestamente chiedere di più, in tempi di massificazione greve dei gusti e degli stili come quelli attuali.
Tuttavia l’esperienza mi rende un po’ scettico sulla “tenuta” del lettore medio, fosse pur dotato di nobili intenzioni e di pervicacia alfieriana. Si tratta di un romanzo non facile, con linguaggi che non di rado mediano (o ci provano) tra realtà e sogno, presente e memoria, banalità del quotidiano e strane “visioni”, frutto talvolta della anamnesi di altre non impossibili esistenze. Un’opera di “scavo” (peggio dei cantieri della TAV…) ed insieme un’elegia del passato che fu (ma davvero lo fu …o sono solo proiezioni del protagonista?), aperta alla speranza di una “resurrezione” futura, forse nelle mani di Qualcuno più grande di noi.
Un’opera cerebrale ed insieme “di pancia”, carica di cento emozioni, pregna della fatica di raccontarle tutte, perfino nei dettagli…
Potrebbe “funzionare” presso un qualche pubblico un “esperimento” quale il mio?
O non sarebbe meglio offrire, almeno per cominciare, qualche racconto breve, meno a rischio di stancare o spaventare chi legge?
Grazie per l’attenzione, in attesa di Sua cortese risposta.
Gentile scrittore, provi pure a sottoporre il suo manoscritto a questa piccola casa editrice. Sia Lei che lei (Autodafé) avete bisogno l’uno dell’altra, perché non tentare quindi? Il lettore, in quanto tale, non appartiene a una singola categoria, ci sarà chi si spaventa chi invece oserà. Pensi all’Ulysses di Joyce. Anche al giorno d’oggi quanti sono ad apprezzare un’opera di tale valore letterario?
Sto riflettendo sulla Sua proposta. Chissà che il mio viandante metropolitano (noto solo tramite le iniziali), uno che esplora la metropoli (Milano) durante “un giorno di ferie mancate), insomma il protagonista del mio strano romanzo, non abbia davvero qualche “chance” di arrivare in porto! Unico “abbraccio” finora offertomi (sempre rifiutato…) era stato quello dell’editoria a pagamento e di certe “agenzie di mediazione letteraria”, sempre a colpi di migliaia di euro…
Essere letti e condividere un’esperienza: c’è chi scrive per questo e anch’io sono della famiglia. Fuori della penna non c’è salvezza, sosteneva Svevo.
Un cordiale saluto da Franco Cordiale.
Una domanda ancora, e me ne scusi. Digiuno di pubblicazioni on line, vorrei conoscere che ne sarebbe della “proprietà letteraria dell’opera” ovvero dei cosiddetti “diritti d’autore”. Se non penso di ricavare lucro dal mio scritto, almeno non vorrei che altri eventuali se lo potessero attribuire. Scrupoli eccessivi? Mi perdoni, ma son fatto così.
Un cordiale saluto.
Gentilissimo scrittore, perdoni la risposta tardiva, ma la vita letteraria è per definizione imprevedibile!
Riprendiamo il discorso per punti.
L’editoria a pagamento è una truffa legalizzata, se ne parla tanto, ma non a sufficienza come ho potuto riscontrare dalle Sue righe di commento. A riguardo Le consiglio un testo che a me ha cambiato la vita, positivamente: “Esordienti da spennare”, edito da Terre di mezzo. In questo prezioso libro sono elencati i nominativi di tali editori a pagamento, le dinamiche con cui manipolano la psicologia già indebolita di uno scrittore esordiente e alcuni mezzi pratici per difendersi da questi truffatori a tutti gli effetti, così da poter trovare un editore serio, che crede nel suo lavoro e come tale investa tempo e denaro nell’opera di uno scrittore esordiente, esattamente come un imprenditore fonda un’azienda.
Riguardo al deposito dei diritti d’autore esiste la possibilità del deposito a pagamento in SIAE, ma Le posso assicurare che al momento della pubblicazione l’editor cambierà sicuramente un passaggio o qualche parola del manoscritto, per cui il deposito inedito non risulta più valido, sarà necessario ridepositare. Un’abitudine assai diffusa tra gli scrittori è quella di salvare il manoscritto su chiavette, hard disk vari, farà fede la data dell’ultimo salvataggio. Un’altra abitudine è quella di mandare a delle persone fidate il manoscritto per e-mail: in questo caso farà fede la data di invio dell’e-mail. Unica raccomandazione: scelga bene i destinatari di queste e-mail! Poi, una volta pubblicata l’opera, si potrà riconsiderare la possibilità del deposito in SIAE.
Gli scrupoli non sono eccessivi. Per noi scrittori le nostre opere non sono quasi dei figli? Un amico pittore parla sempre dei nostri “bambini di carta” …
Rifletta e non smetta di crederci!
Ultimo consiglio: dia uno sguardo anche alla casa editrice ArpaNet. Propone iniziative lungimiranti ed è in continua espansione.
Un saluto con l’augurio di vedere presto la sua opera in libreria!
Distinta corrispondente.
La ringrazio del Suo interessamento e delle Sue informazioni. Credo che la mia opera sia adeguatamente garantita nel senso da Lei precisato e dunque Vi possa tranquillamente pervenire on line.
Invierò due righe di presentazione con allegati sia la prefazione “ufficiale”, sia il testo del romanzo vero e proprio. L’ account é quello indicato nel Vostro sito: contatti[at]hotmag.me
Distinti saluti. Franco Cordiale
Gentile corrispondente.
Mi rifaccio vivo. Ho provato a contattare l’editrice “Autodafé” a proposito del mio inedito, inviando quanto richiesto nella forma prevista. Ma non so nemmeno se la lettera sia giunta.
Ho usato la posta di “Autodafé” e la mia stessa, senza tuttavia ricevere alcuna risposta.
Gradirei sapere come regolarmi, dato che questa editrice da Lei propostami potrebbe forse fare al caso mio.
Cordiali saluti da Luigi Grossi.
Gentile scrittore, quando contattai Autodafé per una proposta editoriale ci vollero 4 mesi per una risposta, dettagliata ed esauriente. Se i tempi si prolungano eccessivamente opterei anche per il contatto telefonico. Inoltre sul sito web può trovare alla sezione eventi le iniziative e le presentazioni curate da Autodafé nelle varie città italiane.
Saluti.