MILANO, DAL FINESTRINO DI UN RADIOBUS

Dedicato ai compagni di viaggio notturni, ai milanesi e a quelli curiosi.

Avete mai preso un pullman turistico per fare il giro della città? Di sicuro non vanno di notte.

Soprattutto d’estate gli orari dei mezzi ATM si riducono all’osso, dopo mezzanotte diventa pressoché impossibile attraversare la città da un polo all’altro. Le tariffe dei taxi diventano sempre più d’élite, oltre al costo della chiamata, se non si è così fortunati di trovarsi vicino alla stazione dei taxi. E tutto questo andare di fretta, perché è tardi, sono le 22 e devo ancora cenare, avviare la lavatrice e domani devo alzarmi presto per l’esame o per andare a lavoro … Troppa fretta. E ho perso di vista Milano per qualche annetto.

Finché non mi ritrovo a bordo di un Radiobus una notte d’estate verso le 21.30, zona Wagner, zona di lusso, zona piena di locali e piena di vita.

Salgo e mi accolgono l’autista e l’unica passeggera.

L’autista, un ragazzo sulla trentina molto loquace e spaventato dalla guida frenetica lungo le circonvallazioni milanesi, lui, siciliano della zona di Trapani. Sfata molti luoghi comuni, tra cui proprio quello della guida selvaggia dei suoi corregionali. È allegro, solare come le terre dove tra poche settimane andrà in ferie, così dice, così racconta.

La passeggera, una vecchietta arzilla originaria di Piacenza, trasferitasi a Milano da cinquant’anni dopo il matrimonio. Novant’anni portati con leggerezza, ogni sera va a trovare i nipoti e gli amici, va a ballare coi coetanei, non si perde una mostra o uno spettacolo di suo interesse. Novant’anni portati con lo spirito di un bambino di sei.

Io e l’autista subiamo il fascino di questa donna che ha visto Milano in macerie, la Milano del Boom, la Milano degli aperitivi …

Altre due fermate e altri due passeggeri, due ragazze che, forse intimidite dall’inaspettata confidenza del nostro improbabile trio, si siedono sui sedili in fondo, spettatrici di un surreale spettacolo di eloquenza.

Una delle due ragazze deve andare all’aeroporto di Linate. Da viale Bligny il Radiobus percorre vie finora sconosciute, a me che vivo a Milano da ventisette anni, da sempre. Vie illuminate dalla luce fioca dei lampioni e da una luna aggressiva. Piazza Cinque Giornate, il finestrino del Radiobus resta abbagliato dalla luce fucsia dei neon pubblicitari del Coin, riconosco la modernità, la nonnina piacentina mi sorride facendo l’occhiolino. Corso XXII Marzo, viale Corsica, i Tre Ponti per proseguire su viale Forlanini, una via molto cara per vecchie amicizie liceali. Quanto è cambiata viale Forlanini! Il cielo sopra di lei è quasi ricoperto di cartelloni pubblicitari, di notte sembra quasi più lunga, saranno gli ammortizzatori particolari del Radiobus che fanno sentire la strada quasi fossi in sella a una moto da cross o la sua velocità ridotta. Viale Forlanini e la Luna quasi gialla mi fanno pensare a Milano, alla vecchia Milano, odiata e poi amata e poi odiata e poi ritrovata, ancora odiata, per sempre amata, alla mia Milano, a una poesia dimenticata, ma che poi mi è venuta a cercare.

Fermata Linate: la ragazza scende accennando un saluto.

Il Radiobus è in ritardo, io e l’arzilla vecchietta incitiamo l’autista siciliano a superare i trenta chilometri orari, lui accetta sebbene riluttante. In mezzora portiamo a casa l’altra ragazza in via Ampère e salutiamo l’anziana piacentina in via Vallazze. La vecchietta ci stupisce per l’ultima volta, coi piedi già sul marciapiede. Rivela all’autista la scorciatoia per portarmi a casa, dieci minuti di chiacchierate sincere, tra cui una proposta di matrimonio!

Milano sa stupirmi sempre!

“Sento Un Vecchietto Che Canta In Dialetto Alla Sua Madonnina
E Quando La Nebbia Scompare
In Lui
Mi Riconosco
Come Una Goccia Nel Mare
Mi Ritrovo Al Mio Posto”.

Gli Articolo 31 degli anni Duemila, “Milano”, dall’album “Domani smetto”. Dedicato a chi non smetterà mai di sognare.

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2 Responses to MILANO, DAL FINESTRINO DI UN RADIOBUS

  1. anita says:

    ..la mia milano.. quanto amo la mia milano.. le sue vie di notte. nn quelle della movida. quelle vere, silenziose e che han tanto da raccontare come quelle che si celano dietro al finestrino di un radiobus.. questa è milano.

  2. Bonnye says:

    Trovo piuttosto,inquietante il racconto ,ma credo che sia così veritiero e merita un approfondimento. Lo vedo come un incontro casuale, lo scambio non solo di persone mai viste seppur desiderose di affondere la propria curiosità sul vicino ,ma anche la forte volontà di una possibilità di nuova amicizia, dal momento che Milano e così avara in materia.
    BRAVA , hai colpito nel segno, e sei una grande osservatrice.
    Bonnye

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