IN GIAPPONE L’IDEALE È IL SILENZIO

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Miei nuovi fedeli compagni di viaggio … Vi piace viaggiare? Chi con la valigia, chi semplicemente con una borsa riempita a caso, di fretta, talvolta cambiando meta. C’è il viaggio definizione del dizionario: dal latino viaticum, intendendo le scorte necessarie per intraprendere un viaggio. C’è il viaggio che va di moda: tutti al mare, d’estate, d’inverno, sulle coste nostrane o, perché no, dall’altra parte del mondo. C’è il viaggio alternativo: lezioni estive di yoga al mare o in montagna, su dolci colline pre-Appennino in mezzo al verde e all’armonia di Madre Natura, che su quelle terre regna sovrana. C’è il viaggio …

Infinite possibilità, biglie senza regole della probabilità. Un limite che tende ovviamente a più infinito.

Nel nostro primo viaggio andiamo in Giappone. Non da semplici turisti, bensì esploratori, avidi di sapere e di conoscere. Giappone, cultura millenaria, cultura degli opposti, regina della tecnologia già oltre la fantascienza, regno indiscusso di tradizioni secolari che sembrano appartenere a un altro mondo, un mondo passato, un mondo antico. Un mondo presente.

Per esempio prendiamo la lingua giapponese: potrebbe essere definita la lingua più complessa al mondo, almeno in termini di tempo per impararla, anche dagli stessi giapponesi! La padronanza completa del giapponese viene considerata “un’arte elevata”, riservata a pochi. Ma dopo questo sforzo immane ecco la sorpresa! L’ideale massimo è il silenzio. Nel silenzio è possibile leggere ciò che le parole tendono a velare, la gestualità può tradire ciò che le parole vogliono recitare. I giapponesi trattengono un’emotività completa a parole e gesti, consapevoli delle infinite sfumature che una conversazione può assumere. Le ombre di uno sguardo, la gioia di un sorriso inconsapevole, una mezza fossetta a lato della bocca, una postura aggressiva, tutti “accessori” vittime della parola nella civiltà occidentale, assoluti sovrani in altre culture più lontane. La conversazione diventa quasi un mistero, un groviglio fitto di indizi pronti al colpo di scena, lo spettatore, meglio, l’altro interlocutore, scatta dalla sedia dove riposava in tutta comodità.

Viene spontanea una domanda. Perché? La grammatica giapponese conta un numero enorme di parole per esprimersi, eppure i giapponesi centellinano ogni singola parola, con calma e distacco.

“Sono i rapporti sociali a determinare in che modo viene usato il linguaggio e come il mondo è concepito, non viceversa”. Dall’Enigmatico Giappone di Alan Macfarlane. Omaggio!

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4 Responses to IN GIAPPONE L’IDEALE È IL SILENZIO

  1. anita says:

    …una finestra sul “sentire” il giappone!!

  2. ile says:

    Cultura, linguaggio, mondo senza confini … ombre, sguardi, suoni … e silenzio.

  3. maria says:

    vedo che sei molto riflessiva e osservatrice complimenti.

  4. Bonnye says:

    Sei una grande osservatrice,un amante della libertà culturale dei popoli che può avvenire solo con la conoscenza della scrittura e del linguaggio.
    Il Giappone ne è maestro nonostante le grandi difficoltà della sua splendida lingua non finisce mai di appassionarci.
    Brava hai colto nel segno.
    Bonnye

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