Scazzi nostri!

Concept prima puntata di un docureality.

Rigorosamente in diretta dal pozzo di Avetrana.  Un nuovo evento catodico irripetibile. Era dai tempi del recupero del povero Alfredino Rampi che non si vedeva più un ascolto del genere. Certo, allora le telecamere erano sopraggiunte per soccorrere. Oggi la corsa invece è all’ascolto. Siamo passati dal plastico di Cogne, alla villetta di Avetrana. Quello che fin da subito si era svelato come un delitto imperfetto è diventata la fiera dell’orrore.

Parenti, serpenti: niente di nuovo sotto questo sole. Se non fosse acuito dalla trafila mediatica. Telecamere, obbiettivi telescopici. Tre, due, uno si va in scena. E allora prima è lo zio, che infierisce sulla salma della cara estinta a colpi di cintura (e non solo quelli). Poi, Michele ci ripensa. “Sì; sono stato io però non l’ho violentata.” Share rassicurata!


Le telecamere si spostano allora nel garage per capire il modus operandi dell’orco zio. Avrà usato una cordicella o una cintura? Nel dubbio non indugiare: requisito uno stock intero di cinture, dalla casa maledetta.

Fino a quando l’orco zio cede: non ero da solo. Mia figlia mi ha aiutato ma mia moglie non sapeva niente.

Ricapitoliamo: abbiamo uno zio reo confesso e un’accusa non dimostrata. La figlia, chiusa in una cella 3per2, sbraita. Inveisce contro il genitore che ha dato di matto. Però, nessuno la libera. Smaltisce i chili in eccesso meglio che in un centro Messeguè ma non è contenta. Poi entra in scena Ivano. Concupito in un parcheggio dalla cugina vogliosa a sua volta rifiutata. E’ meglio di no. Sai, non vorrei mai compromettere la nostra amicizia. Lei accetta, ma pensa: ammazzerò la causa di tutti i mali. Ivano non ha colpe: voleva bene (come se ne vuole a una sorellina minore, neh) alla piccola Sarah, peraltro sempre più maliziosa. Si vergogni il parterre di pubblico che pensa azioni pruriginose sulla bambina bionda da parte del trentenne barbuto.

Ma la storia si complica ancora. Quella che era una partecipazione attiva da parte della cugina bruna dalla ciccia arzilla, diventa ruolo principale. La nostra smette di piangere davanti alle telecamere invocando la ricerca della verità e, accusata da un padre diventato padrone, si trasforma nell’unica colpevole. Un vero gioco della tarantella. Ma si sa, al sud funziona.

I divulgatori necrofili provano un sottile brivido di piacere. L’ascolto si impenna per la gioia degli sponsor grandi e piccini. Il circo dell’orrore è servito, con buona pace degli inserzionisti.

Meno male che è tutto un plastico world…

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