Primo giorno di scuola.
L’assalto al bombolone dei desolati del cartellino riempie i bar del corso Buenos Aires. Di nuovo fretta.
I dialoghi, sereni e attutiti da racconti tornano ad essere impersonali ed essenziali. Aroma tostato di chicchi lontani. Macchiati, allungati, qualche corretto per i più corrotti e refrattari all’etichetta mattutina.
Mani tese verso il consolatorio scrigno delle calorie.
Non voglio affaticarmi. accanto a me un frutto del fitness e del wellness meneghino: sembrerebbe un minus habens se mi dovessi fermare alla circonferenza cranica ma il diametro dei bicipiti regala qualcosa di più alla sua media.
Gli sorrido. “mi prenderesti un cornetto alla Nutella?”
Il tempo della domanda che, la summa di calorie antidepressive calde di forno, è tra le mie mani.
“Ti avrei fatto tipo da spinning”
Ottimo approccio per me una come me capace di cimentarsi con un’unica disciplina sportiva: l’aspira acaro con cui inizio ogni mia giornata.
“Tapis roulant, una o due ore al giorno. Il mio ragazzo fa il personal trainer”
Colpito e affondato il guizzante lobot-homo-v.
“Ci avrei scommesso”
Pago ed esco.
Le lamiere hanno ricominciato a colorare i marciapiedi. Più rassicurante la metropolitana con i soliti neon itterici. Folla anche qui. Brandendo il mio quattordici pollici mi faccio varco tra la folla stipata sulla banchina e riesco ad occupare l’unico posto libero.
Mi guardo intorno: gli unici abbronzati sono i miei due vicini. Una produzione di melatonina sovraeccittata ma endemica la loro. Gli altri, livide maschere di neon lievemente ingiallite dal buco dell’ozono. Eppure, fino all’anno scorso le cose erano andate diversamente e i pigmenti delle pelli erano decisamente più bronzei.
Estate piovosa, mi si dirà. Tutto vero, però quanto può essere sbiadito il rientro al tempo della crisi.
“Ti avrei fatto tipo da spinning” sembra una frase uscita da un pornazzo O__o
Come rimedio alla depressione post rientrum, potrebbero servire anche quelli