Saune, sudori freddi e il tacco vola in borsa

Parole, parole, parole. La stampa d’estate si accende di notizie tra il rocambolesco ed il faceto. Morti apparenti e vivi per caso.  In prima pagina il macabro strillone di un titolo che si commenta da solo: neonata morta, risorta, e ri-passata.

D’altronde, a volte ritornano. Il fatto avviene in Messico: la bambina, dichiarata morta dal pediatra, sarebbe stata chiusa in una bara. Durante la veglia vagiti avrebbero indotto i genitori a dissigillare il piccolo feretro, trovando la bambina in agonia per asfissia.  De profundis clamavit.

Procedo con la lettura e incappo in una galleria fotografica della sauna letale. Il genio del grande nord per sopperire ad un’estate frigida e ad un sole latitante, cosa ha partorito?

La gara di chi si fa cuocere nel forno crematorio in frassino componibile. Alla moderata temperatura di 110 gradi centigradi, sine laude, che corrisponde, per intenderci a quella dell’acqua che bolle elevata alla terza. Velocità record di cottura di un uovo in tre secondi:  più potente di un microonde dell’ultima generazione. Centocinquanta masochisti prole muniti, si sono incontrati nella tundra finlandese e, tra un fiordo e una polpetta di renna, hanno pensato di scaldarsi con una taumaturgica sauna. L’inferno di legno bruciava di umidità, e mentre i saunofili scemavano uno ad uno, due ambivano ad entrare nel guinness. Il finnico, un Hulk Hogan gonfio di estrogeni, veniva travolto da spasmi epilettici mentre il russo, da perfetta barzelletta della guerra fredda, transitava a miglior vita immobile. Il decesso è stato complesso da verificare perchè la temperatura corporea è rimasta bloccata a quaranta gradi per le successive ventiquattro’ore. Alla faccia dei bollenti spiriti.

Ciò non toglie che la palma d’oro alla notizia del giorno sia vinta a pieno titolo dalla quotazione in borsa della mia preferita. Jimmy Choo, la celebre casa di moda britannica fondata nel 1996 dall’eclettico stilista malese in partnership con l’allora caporedattrice di Vogue Tamara Mellon, potrebbe presto cambiare proprietà – o sbarcare finalmente in borsa. Entrambe le ipotesi, a quanto pare, sono al vaglio. I proprietari del marchio – famoso per disegnare scarpe da sogno, vero must per star di Hollywood e malate di moda – hanno infatti chiesto la consulenza di alcune banche d’investimento per delineare le «opzioni strategiche» del gruppo. Che, se dovesse davvero cambiare mano, darebbe vita a un’operazione compresa tra i 450 e i 500 milioni di sterline, circa 540/600 milioni di euro.

Se potessi avere, un paio di Jimmy Choo al mese…

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