Intervista a Roberto Recchioni: perché per i bulli non tifa mai nessuno

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Oggi incontriamo Roberto Recchioni, uno dei personaggi più controversi del mondo del fumetto, oggi. O lo si ama, o lo si odia Roberto perché si esibisce come una rockstar, come blogger affronta gli argomenti più disparati, dalla nuova pornodiva allo sparatutto di ultima generazione e non si tira indietro quando c’è da rispondere a una polemica. Una delle ultime, in occasione dell’uscita del suo Mater Morbi, storia cucita addosso a Dylan Dog ma che racconta con delicatezza un argomento caro all’autore, quello della malattia, arrivando a estrapolare la tematica dell’eutanasia e scatenando le ire di molti giornalisti.

Ciao Roberto, benvenuto su Scritture barbariche. Parliamo del volume che presenterai a Lucca Comics quest’anno. Cos’ha in comune il tuo Asso con l’omonimo personaggio creato da Stephen King? E quali sono le sue peculiarità?
Tutto nasce dal mio blog. Che nella sua evoluzione ha cambiato nome mille volte, passando da “Pronto alla Resa” a “Nani in Fiamme”, a “Dalla Parte di Asso Merrill”. Asso Merrill è uno dei cattivi di Stephen King. Un bullo e un cattivo. Lo vediamo da ragazzo in “Stagioni Diverse” e poi fa una brutta fine in “Cose Preziose”. Mi è sempre piaciuto e visto che il mio blog ha come sottotitolo “Che per i bulli non tifa mai nessuno”, mi era parso giusto rendergli omaggio. Con il tempo, il riferimento ha sempre avuto meno senso. Il titolo del blog è diventato solo “Dalla Parte di Asso” e Asso è diventato il nome del mio alter-ego fumettistico, una versione distorta (in positivo e negativo) di me stesso. Un personaggio attraverso cui racconto la mia vita e non solo.

Ho amato la tua Mater Morbi, bellissima e sadica creatura che lega a sé Dylan Dog in un numero a mio avviso memorabile della serie bonelliana. E come non citare Morte, la fatale datrice di lavoro di John Doe nel fumetto da te creato. Dark ladies e arte, un connubio inscindibile?
Non ho mai pensato di essere un tipo affascinato dalle femme fatale. Di fatto, però, ho scoperto che quasi tutte le mie storie più importanti e i miei progetti più complessi, ruotano intorno alla figura di una donna oscura, bellissima e terribile, declinata a seconda delle esigenze e di quello che voglio raccontare. Ma se ti dovessi dire il perché, non saprei. Forse c’è una parte del mio inconscio che sta cercando di dirmi qualcosa…

Hai voglia di svelarci degli aneddoti che non hai mai rivelato prima sui tuoi esordi nel mondo del fumetto?
Non ho molte storie da raccontare che non abbia già raccontato o che, per motivi di privacy, non posso raccontare. Diciamo che è un pazzo, pazzo mondo. E che ogni giorno diventa più pazzo.

Hai la fama di rockstar del fumetto, e dalle foto che circolano in rete sembri un tipo piuttosto esibizionista. Alcuni tuoi post sono definiti da tanti “polemici” e hai un vasto numero di follower. Un modo provocatorio di portare avanti la tua personale battaglia contro il sistema? Scusa ma con Point break ci sono rimasta in mezzo.
Questa è complicata. Allora, premesso che hai ragione: sono un egomaniaco. Ma la questione non si riduce solamente a quello. Parecchi anni fa, all’inizio della mia carriera, ho riflettuto sul fatto che nel settore del fumetto c’erano un sacco di personaggi ma le personalità, dai primi anni ’80 in poi, erano del tutto sparite. Tanti pupazzi, nessuna persona dietro. Adesso, è vero che i personaggi vincono sempre (nel fumetto come nella narrativa) ma è pure vero che i pupazzi parlano solo all’interno della loro opera, le personalità, invece, parlano ovunque. La dittatura dei personaggi è una cosa che agli editore fa comodo: i personaggi, nel mondo del fumetto, per tradizione restano legati all’editore (ma le cose stanno cambiando anche in questo senso) gli autori, invece, capita che se ne possano andare. Nella letteratura, invece, l’autore è in primo piano e questo gli da forza, a fronte di un successo. Ecco, quello che cerco di fare io, da vent’anni a questa parte, è mettere l’autore in primo piano. Voglio che la gente segua me, non solo i miei personaggi. E vorrei che tanti altri autori, come me, facessero la stessa cosa per portare il fumetto a un livello diverso di percezione. Se non si comincia a far capire alla gente che dietro un’opera a fumetti c’è un autore, non si riuscirà mai a far capire che il fumetto è qualcosa di più di un prodotto industriale usa e getta. La Redenzione del Samurai (questo il titolo del mio primo albo de Le Storie) e Asso, nascono da una spinta diversa. Il mio rapporto con la narrativa è complicato. In primo luogo, scrivere romanzi non è il mio mestiere. E per farlo bene, ho bisogno di tempo. Che non ho. In secondo luogo, il settore della narrativa è talmente affollato che per emergere avrei bisogno di dedicarmici con tutto me stesso (non solo in fase di scrittura ma anche di rapporti professionali e promozione) e non ne ho la forza. Il fumetto, per ora, rimane la mia principale attività.

Come blogger sei attivissimo e ti avventuri negli ambiti più vari. Ne approfitto quindi per chiederti di consigliare ai nostri lettori un film, un libro e naturalmente un videogames tra i tuoi preferiti di questo periodo.
Di questo periodo… per i libri, Voglia di Vincere di Tom Bissell (uno strano e bellissimo saggio sui videogiochi che, in realtà, è qualcosa d’altro). Per i videogiochi Halo 4. Che non è ancora uscito al momento in cui ti scrivo ma che sarà bello a prescindere. Deve esserlo per forza. Ne va della mia vita. Per il cinema, recentemente ho molto amato Ted, ParaNorman, Reality e Coogan.

Per saperne di più il blog di Roberto è: http://prontoallaresa.blogspot.it/

Potete incontrarlo al prossimo Lucca Comics and Games allo stand NPE e a quello Bonelli.

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One Response to Intervista a Roberto Recchioni: perché per i bulli non tifa mai nessuno

  1. stefano says:

    mi è sempre stato antipatico proprio perchè è un finto, fa il duro ma in realtà è un cuor di burro a cui piace stare in pantofole a giocare alla xbox, a segarsi davanti porno sempre più spinti. Nel mondo del cinema sarebbe un attore che fa anche il regista: puoi fare un film decente, ma la maggior parte delle volte sarai troppo preso a controllare se vieni bene in camera per preoccuparti del film, è uno di quegli autori che vogliono “dire cose” ai quali dico spesso di mandare un fax o un’email che è meglio, perchè la narrativa è altro. Detto questo il suo punto di vista sul portare l’autore in primo piano mi piace molto e sarebbe sicuramente una rivoluzione nel panorama del fumetto italiano, le cui uniche personalità evidenti sono quelle degli editori e soprattutto mi fa capire ancora di più che la sua personalità e i suoi atteggiamenti sono falsati , proprio per determinare questi obiettivi artistici. Se fosse onesto direbbe che vorrebbe mettere in primo piano la falsa personalità dell’autore, non l’autore e comunque lui si può autoproclamare ciò che vuole, se il pubblico lo accetta vuol dire che il pubblico ha bisogno di un Roberto Recchioni

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