Il lesbo-chic, Belén e i peggiori 30 secondi del 2010

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C’è stata o no la censura? Qualche giorno fa si è parlato del caso della pubblicità di Renault Twingo in Italia. In realtà, per quanto ne so io, lo spot è andato in onda sia sulle reti Rai che su Mediaset. Di certo non sono mancate le reazioni in rete riguardo al caso: in molti hanno cavalcato l’opinione dell’articolista del Corriere della Sera accusando la pubblicità di essere “machista”. Ma la casa automobilistica francese ha prodotto piccoli capolavori di ironia come questo e questo. Che il famigerato “sguardo al maschile” dello spot risieda nel fatto che le due ragazze protagoniste del gioco erotico lesbo-chic siano belle? Insomma, anche quando si parla di omosessualità al femminile, in Italia, si scade per forza nell’odioso politically correct. Preferisco tuttavia lo slogan dello spot nella versione, più lunga (e più esplicita) per l’estero “It’s a girl thing”, roba da ragazze.

A riprova del fatto che ormai la pubblicità, da sola, non basta più, e che le discussioni che genera fanno parte della comunicazione delle aziende, in casa Tim si incolpa la testimonial dei loro spot, Belén Rodriguez, per la perdita di clienti. E il regista? E le direttive aziendali sul taglio da dare alla campagna pubblicitaria? Dopotutto anche la concorrenza sfrutta personaggi televisivi, ma privilegiando l’ironia alla zoomata sul culo. Pioggia di commenti e critiche sui blog e sui forum per tutta la rete: è colpa sua, Belén non sa fare niente e deve smetterla di fare televisione. Eppure la Tv, escludendo i talent show, è piena di persone il cui principale talento è quello di saper stare davanti alla macchina da presa. Tuttavia, critiche anche per la giornalista Caterina Soffici, “colpevole” di aver preferito la concorrenza di fronte all’enorme cartellone pubblicitario della soubrette in posa ammiccante. Ma secondo me esercitare le proprie prerogative di consumatori è sacrosanto: se non mi piace lo spot, posso scegliere di non comprare il prodotto, no?

E, parlando di spot, impossibile non citare l’incredibile performance in rete del libro di Marra, avvocato ed ex parlamentare europeo. È opinione comune che le case editrici, anche quelle grandi, fatichino a permettersi passaggi pubblicitari in televisione, perché gli spazi sono troppo cari rispetto alle vendite. Marra si è potuto permettere addirittura una testimonial. Giudicato “i peggiori 30 secondi del 2010″ la pubblicità con protagonista Manuela Arcuri è diventato un culto “virale” da centinaia di migliaia di click.

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4 Responses to Il lesbo-chic, Belén e i peggiori 30 secondi del 2010

  1. ilprofessionista says:

    Perfettamente d’accordo con te. mi sembra che le pubblicità, di ogni genere e tipo, non brillino eccessivamente per buon gusto. Sostituire il buon vecchio Mike con una Talpa che portai suoi stessi occhialoni e, se ci pensate bene, sembra una caricatura di Buongiorno non mi sembra nè una genialata nè un esempio di buongusto. Ma nell’Italia dei bachettoni tutto va bene purchè non si parli esplcitamente di sesso. Belèn è lì da mesi e si accorgono solo adesso che ‘forse’ l’immagine non è corretta…? comunque se devo comprare un telefonino o un qualsiasi altro oggetto(libro compreso) cerco di capire prima se si adatta alle mieesigenze. E va bene, smetto di fare il Grillo Parlante. Vi racconto un aneddotto in spirito natalizio.. l’altro giorno passo vicino a una fermata d’autobus che propone una delle immagini di Belèn, neanche particolarmente volgare e ti vedo sto vecchietto che, fragandosene di cellulari chiavi e chiavette, sta lì impalato a guardare con l’occhio spermatico. Non ho resistito. Passandogli accanto ho detto ‘Spurcaiun!”.Ha fatto un salto. Mi sono dovuto scusare perchè sennò ci restava secco. Ci siamo lasciati indirizzando un sorriso all’effige di Belèn. Chi s’accontenta…

  2. Glauco says:

    ahahahahah… rido al racconto del Professionista! :D

    Comunque è triste ma vero. A parte le intromissioni (spesso) fuori luogo del Moige, oggi la censura è padrona nel nostro bel paese. Se ci pensiamo, vengono censurati spot intelligenti come quello della Renault per concedere invece spazio agli stacchetti delle veline inquadrate dal basso verso l’alto e… oltre.
    C’è però anche da dare un po’ di colpa all’italico popolino (ma non solo, anche a chi di cultura ne ha ma comunque cade nel qualunquismo) quando si incolpa il volto (Belen) piuttosto che il produttore dello spot, nonché l’azienda che l’ha promosso…

    Insomma, dire che è colpa di Belen se la Tim perde clienti è estremamente eccessivo. E’ molto più probabile che siano molto più efficaci le pubblicità della concorrenza, che magari giocano sull’ironia e… sulla qualità del prodotto da vendere, piuttosto che sulle qualità del volto che dovrebbe promuovere il prodotto.

    La pubblicità della Arcuri… ommioddio… Sigh!

    • Barbara says:

      eh… un po’ la colpa sarà anche dell’italico popolo, ma soprattutto della scarsa alfabetizzazione che ci affligge tuttora…

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