Notte ad alta gradazione – quarta parte

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La mia amica cantante ha cercato la bottegaia per chiederle se potevamo iniziare un po’ prima.
La fanciulla non si trova… finché riemerge dal retro-bottega vestita, anche lei, da matrona romana.
Il lenzuolo drappeggiato però, non le copre abbastanza il petto. Poiché il lenzuolo è annodato su una spalla sola, lei non indossa un reggiseno ingegneristico, che le sosterrebbe ciò che andrebbe sostenuto… e il seno balla per conto suo una forsennata lambada anche solo se la negoziante cammina. Quando, più avanti nella serata, la popputa Poppea accennerà passi di danza, il petto sarà spesso a rischio esondazione…
E finalmente si comincia. La mia amica cantantessa prende il microfono e da il benvenuto a tutti. La piazzetta è piena di gente mischiata agli antichi Romani. Dietro la postazione del leggio e consolle musicale, sulla destra, non avevo notato un gazebo bianco, con un tavolo carico di roba da mangiare, sangria e bottiglie di ogni genere. Quando la presentatrice mi chiama al leggio, da lì noto che tutti, dopo aver stazionato al gazebo, mangiano e bevono come dannati. Prendo il microfono e cerco di salutare lo spettabile pubblico, ma rumoreggiano, dicono che non si sente… cambio microfono, ma alcuni “facinorosi” con bicchiere in mano urlano “VOCE!”
Alzo la voce, ma non posso concionare come un politicante… la butto in ridere e urlo, con tono stentoreo: “Popolo di Roma!!!!!!!!!!!!!!!!!” e finalmente mi sentono, peccato che non abbia velleità comiche alla Zelig per improvvisare una gag sul Grande Dittatore…
Torno ad un tono di voce normale, il regista alla consolle mi sente perfettamente, mio marito, mischiato al pubblico della prima fila, mi fa cenno che si sente benissimo. È evidente che quei facinorosi o vogliono giocare o comunque non sono interessati…
A quel punto, ormai deconcentrata e di malumore, tiro dritta. Butto lì due frasi ad capocchiam, e chi mi sente mi sente.
Comincio a leggere il racconto lungo. Ho la straniante sensazione di leggere per me sola. All’inizio mi infastidisce, poi mi rassegno e, continuando a leggere, mi concentro sull’interpretazione.

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