Un bilancio consuntivo: The Walking Dead

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La prima serie è andata. E’ durata solo sei episodi, intensi e belli a fase alterne, ma tant’è, alla fine della serie è d’obbligo un bilancio e un confronto con le impressioni dell’inizio. Soprattutto se dopo il preair i giudizi erano più che positivi. Ha rispettato le previsioni e le speranze? La risposta è: sì e no. Gli effetti speciali, la tensione, la cura della messa in scena hanno rispettato le aspettative e si sono mantenute sul livello della prima puntata. Prima puntata che, a riguardarla in full hd, dopo la pessima qualità del preair, piace ancora di più, con la scena iniziale che si dedica all’omaggio al maestro degli zombie George Romero. Il nostro Rick, al benzinaio, costretto ad ammazzare una bambina. Nello stesso modo iniziava Zombie.

Ma con il passare delle puntate, qualcosa nella serie continuava a non convincermi del tutto. Più passava il tempo e più mi rendevo conto che con 28 giorni dopo non c’entra poi molto. Sicuramente gli strizza l’occhio e forse tutti e due, ma là Danny Boyle fa uno spietato confronto tra l’uomo dotato di ragione che vuole sopravvivere a tutti i costi in un mondo che non è più quello che conosceva, e l’uomo malato, ridotto ad animale, quindi istinto puro, che deve sopravvivere pure lui. Una specie di incontro di boxe istinto vs. ragione. Molto più sottile e raffinato. Non a caso è uno dei miei dieci film preferiti in assoluto. In The Walking Dead quello che interessa agli sceneggiatori è raccontare gli uomini. Come già in Mad Man, Breaking Bad e soprattutto Rubicon, la AMC ha voluto raccontarci storie squisitamente umane. Qui Rick e gli altri sono visti sotto la lente d’ingrandimento dello scienziato che ne analizza i comportamenti in situazioni limite. La AMC ci mostra l’uomo che corre, che insegue la famiglia, che uccide e che lotta. Un’operazione di alto livello, c’è qualcosa di più di una semplice storia di apocalisse e allora forse la serie non riesce a raggiungere gli altissimi obiettivi che si è prefissata. Se vuole raccontare gli uomini, i personaggi diventato il punto centrale e troppi di loro lasciano un po’ a desiderare. Prima fra tutti la moglie di Rick. Un personaggio in una posizione difficile, in mezzo a due uomini che sono anche migliori amici, lascia trasparire che tra lei e il marito c’erano problemi e tensioni anche prima della fine. Poteva essere molto più di quello che è, ma risulta privo di spessore e un po’ fastidioso quando appare sullo schermo. E poi Andrea proprio non la si capisce. Alla fine dell’ultima puntata ha un ruolo gigante, decide di mollare tutto, che non vale più la pena di sopravvivere e ci sembra che a una situazione così drammatica ci sia arrivata per caso. Quindi insomma l’alone generale è che la serie pecca un po’ in leggerezza e superficialità.

E poi gli zombie stessi non mi convincono. Le loro apparizioni non sempre sono ben giustificate e uguali, sembra un po’ che appaiano in tanti e al posto giusto, proprio quando c’è bisogno per creare una situazione drammatica. È una soluzione un po’ semplice che intacca un po’ il giudizio generale su tutta la serie. In ogni caso, senza togliere i meriti che le spettano, rimane comunque una serie da guardare e da godersi, perché la qualità della realizzazione è altissima e la serie merita attenzione. Serie promossa, ma non a pieni voti. In attesa del prosieguo ci godiamo questi sei episodi e speriamo che i problemi vengano visti e risolti.

Qui il link per il post pubblicato dopo il preair

Michele Comba

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One Response to Un bilancio consuntivo: The Walking Dead

  1. max says:

    Sono d’accordo su tutta la linea, anche se devo dirti che in quasi tutti i film e fiction visti con zombie manca sempre per me un elemento di interesse in più, alla fine si riduce a una lotta al massacro dove la regola è uccidere e fuggire, in ogni caso la realizzazione dei personaggi è un pò troppo superficiale, mi ha divertito ma mi ha ricordato troppo left4dead sparatutto insensato che ho avuto nel pc per qualche giorno. Dopo avere ammazzato qualche centinaio di zombie ti fermi e pensi è tutto qua?
    Se manca un altro scopo sia un gioco che una fiction si sgonfiano d’interesse

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