Miei avventurosi compagni di viaggio …
Che cos’è un’avventura? È un’impresa impossibile in un luogo altrettanto inospitale, oppure un miracolo che si manifesta inaspettatamente dalle nostre mani, oppure un’esperienza piena di adrenalina al limite della sopravvivenza, oppure …
Oppure un miracolo scientifico reso reale dalla caparbietà di alcuni scienziati per riprodurre su piccola scala con un esiguo dispendio di energia nientemeno che la fusione nucleare che ha luogo nelle stelle. Le stelle sono lontane anni e anni luce, vediamo solamente il riflesso temporale di quello che è successo anni e anni fa. Le stelle sono un luogo inospitale per la vita, sono come dei serbatoi capaci di autoprodurre energia pressoché illimitata, ma proprio per questo hanno bisogno di temperature elevatissime tali per cui hanno dovuto rinunciare alla possibilità di ospitare la vita, almeno nella forma che conosciamo, quella presente sul pianeta Terra.
Un miracolo battezzato fusione fredda.
Come disse Giuliano Preparata, si tratta di “un’avventura intellettuale e umana”. Intellettuale per via delle numerose scoperte scientifiche sulle nuove modalità per produrre energia illimitata senza scorie radioattive o pericolose per il genere umano. Umana per le implicazioni sociali che una scoperta di tale portata potrebbe portare con sé. Niente più scorie radioattive da smaltire, nessuna necessità di siti atti a questo tipo di smaltimento, l’ammissione della possibilità di possedere energia in quantità illimitata e sempre riproducibile, quindi una scoperta che potrebbe influire notevolmente la struttura sociale del nostro tempo e le istituzioni politiche che governano in questo preciso periodo temporale.
Ma che cos’è la fusione fredda? C’è chi ha parlato di alchimia, chi di una bufala, chi ha ammesso l’esattezza delle formule fisiche su carta, ma ha poi obiettato circa la riproducibilità in laboratorio.
Il 23 marzo 1989 due elettrochimici, Martin Fleischmann e Stanley Pons, annunciarono durante una conferenza stampa a Salt Lake City come una semplice elettrolisi di acqua pesante, ovvero acqua in cui invece dell’idrogeno è presente il deuterio, un isotopo dell’idrogeno, con elettrodi di Palladio e Platino potesse generare la fusione nucleare fredda. Fredda perché non era necessario raggiungere le temperature delle stelle (qualche migliaio di gradi centigradi). Il risultato fu quello di non ricevere più finanziamenti pubblici per le ricerche scientifiche in merito alla fusione fredda.
Alcuni scienziati riconobbero le prime difficoltà di tale scoperta per la riproducibilità su larga scala: il costo esagerato del Palladio e il metodo elettrolitico, che poteva generare degli errori per cui la fusione nucleare tanto attesa non avveniva. In Italia, un gruppo di ricerca sulla fisica delle basse temperature all’ENEA (Ente Nazionale Ricerche Alternative) coordinato dal professore Francesco Scaramuzzi, ideò la “fusione asciutta”. L’obiettivo prefissato era quello di tenere molto vicini gli atomi di Deuterio nel reticolo cristallino di un metallo. Il professor Scaramuzzi utilizzò dei trucioli di Titanio in un contenitore in cui introdusse gas di Deuterio ad alta pressione. L’esperimento riuscì quando un collega di Frascati gli fornì un rivelatore di neutroni: furono rilevati “fiotti” di neutroni.
Eppure la fusione fredda viene ancora boicottata, finanziamenti per le ricerche scientifiche in merito sono pressoché inesistenti, nonostante al fenomeno si siano interessati personaggi influenti, tra cui il premio Nobel Carlo Rubbia.
Sorge una domanda spontanea: perché?
Forse avere il “Sole sul tavolo”, come scrisse Roberto Germano, uno dei primi divulgatori della fusione fredda, potrebbe veramente cambiare il mondo in cui viviamo, le premesse e le conseguenze dell’attuale modo di vivere.
Tuttavia qualcuno continua caparbio in questa avventura.
“Fenomeni del tipo fusione fredda, e sempre più impossibili, almeno secondo il paradigma dominante, verranno via via riprodotti nelle più diverse condizioni”. Dalla Fusione Fredda – Moderna Storia d’Inquisizione e d’Alchimia di Roberto Germano. Una dedica scientifica.