SE NON ORA QUANDO? ADESSO! A MILANO, COME DIREBBE ENZO BIAGI, “IO C’ERO”

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Cari compagni di viaggio … italiani. In questi giorni la sensibilizzazione verso lo Stato Italia è aumentata notevolmente. Alcuni motivi apparentemente futili e morbosi hanno aumentato il livello di attenzione verso alcuni argomenti quasi dimenticati. Quegli argomenti tanto cari alla Costituzione italiana, su cui si fonda lo Stato italiano: i concetti di sovranità popolare, art. 1, di pari dignità sociale e di eguaglianza davanti alla legge, art. 3, del diritto al lavoro, art. 4, di adempimento alle funzioni pubbliche con disciplina e onore, art. 54.

Ieri pomeriggio centinaia di migliaia di persone hanno lasciato le comode poltrone del nido domestico domenicale per scomodarsi al freddo e alla pioggia con l’intento comune di affermare con sicurezza e con ferma volontà il proprio ruolo all’interno dello Stato italiano, un ruolo di cittadini che si sentono parte di questo Stato, che rifiutano di lasciare che l’Italia diventi uno Stato dove regnano corruzione e costumi tutt’altro che dignitosi, dove l’immagine della donna italiana è stata svilita da una minoranza che ha fatto del suo corpo una merce in vendita. La manifestazione di ieri pomeriggio non è stata un urlo femminista sulle orme degli anni Settanta, come molti hanno additato l’iniziativa, non è stata uno strumento per le lotte di partito. “Io c’ero” e posso dirvi cosa ho visto.

Verso l’ora di pranzo prendo il tram sotto casa per recarmi in Piazza Castello a Milano, dove alle 14.30 è prevista la manifestazione. Il tram, fermata dopo fermata, si popola di decine e decine di persone, all’una e mezzo del pomeriggio, tutte le persone indossano una sciarpa bianca, segno riproposto dalla manifestazione del 29 gennaio. Oggi il tram è diverso. Non regna più la frenesia e l’anonimato completo, tutti sappiamo perché siamo qui nel tram a quest’ora, tutti sappiamo perché indossiamo una sciarpa bianca, tutti sappiamo perché abbiamo gli occhi vivaci e ci sentiamo addosso la volontà di riprendere le redini di questo bellissimo Paese che è l’Italia. Il tram si svuota in Porta Venezia per scendere gli scalini della metropolitana linea rossa, la destinazione è Cairoli, la fermata per Piazza Castello. Appena scendo dalla metro mi metto con calma in coda per arrivare all’uscita, le file sono ordinate, non c’è fretta, i milanesi oggi hanno intenzione di dedicare l’intero pomeriggio all’affermazione dei propri diritti e della propria dignità. Non siamo solo donne, ci sono tantissimi uomini, mariti, padri, nonni, fidanzati, amici, fratelli, figli, che accompagnano noi donne, gruppi di uomini senza donne che indossano anche loro una sciarpa bianca, che non accettano una realtà da brivido di una donna da vendere come merce, per loro la donna è qualcosa di più, per questo sono lì anche loro.

Ad aspettarci ci sono pazienti una comica di Zelig Off, Teresa Mannino, che ha animato almeno settantamila persone che hanno sfidato freddo e pioggia a intermittenza da Piazza Castello fino a Piazza Duomo, rappresentanti di correnti politiche diverse, Antonio Di Pietro, Nichi Vendola, il candidato sindaco Giuliano Pisapia, la consigliera di zona 6 del Pdl Sara Giudice, l’esponente di Futuro e Libertà Flavia Perina, indignata per la strumentalizzazione del corpo femminile e dell’esempio di alcune donne dell’equazione corpo uguale merce. Ancora, il conduttore Massimo Cirri, l’organizzatrice della manifestazione Iaia Caputo, Gad Lerner, Franca Rame, le cui parole colpiscono come un coltello, “mi vergogno di non riuscire a pensare al mio Paese senza vergogna”, Dario Fo.

Uomini e donne riuniti per dire no allo Stato italiano in vendita, per dire no alla mercificazione del corpo femminile, per dire no all’ineguaglianza tra i sessi in campo lavorativo, per dire no a un sistema assistenziale assente, per dire no a una politica basata sulla corruzione, per dire no alla disoccupazione e al precariato, per dire no alla realtà politica attuale che non rappresenta minimamente i cittadini italiani, che compongono lo Stato italiano.

Una delle immagini che più mi ha colpito è quella di ragazzi arrampicati sugli angoli dei palazzi, sul monumento a Garibaldi in Largo Cairoli, di ragazzi che si arrampicano dovunque, maschi e femmine, per sentire anche da lontano gli interventi dei personaggi pubblici presenti.

L’iniziativa di ieri pomeriggio ha coinvolto un milione di donne e di uomini in 290 piazze del mondo. Nello stesso momento l’Italia ha alzato il proprio urlo al cielo “Se non ora, quando? Adesso!” Nella stessa giornata hanno partecipato le piazze di Parigi, Bruxelles, Londra, Barcellona, Madrid, Berlino, Zurigo, Francoforte, Ginevra, Tokio, Washington con un pic-nic organizzato apposta per l’evento, Boston, Honolulu, Jakarta, in Lussemburgo e in Kuwait: “If not now, when it would be?”

La giornata di ieri è stata una giornata storica, un milione di persone sparse per tutto il mondo hanno dedicato mezza giornata per lo stesso obiettivo: rispetto dei propri diritti e della propria dignità, di uomini e di donne che in veste di cittadini contribuiscono alla realtà politica, economica e sociale di uno Stato, nel nostro caso, dello Stato Italiano.

Libertà è partecipazione”, come cantava Giorgio Gaber nel 1972 …

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One Response to SE NON ORA QUANDO? ADESSO! A MILANO, COME DIREBBE ENZO BIAGI, “IO C’ERO”

  1. Bonnye & Clay says:

    Le Donne sono sempre state in un angolo, ma la loro grande forza le ha fatto superare ogni ostacolo,non ci sono limiti per Lei l’arduo compito della VITA è nel suo DNA.
    Il ,primo sciopero della storia fu quello delle mondine nel lontano 1889 e nel 1890 tre di esse morirono per diffendere i diritti dovuti, ma non mai dati; in seguito le lotte furono lunghe e penose. da parte delle donne e non sempre con buoni risultati.
    Siamo grati a loro, per questa grande opurtunità oggi manifestiamo grazie alle loro lotte,e la libertà è frutto di grandi sacrifici.
    L’ enfasi della presenza fa tale che spesso ci si dimentica la Motivazione, lasciandosi trascinare da “OSCURE “manovre, da personaggi famosi, od infiltrati …e per essere chiara la canzone “o bella ciao ” era al di fuori della discussione, i canti politici hanno un doppio senso , le prediche della politica..è un fenomeno già visto, vissuto e vecchio che difficilmente può funzionare nel Rinnovamento Sociale

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