Ligi viaggiatori del secondo millennio …
Come cominciano e come finiscono i romanzi? Come nascono e verso quale destinazione vanno a finire, le trame e le parole? Ma soprattutto, come emozionano i romanzi? Le parole buttate lì da un pensiero che diventa parola scritta su carta, indelebile, non cancellabile, né sulla carta né tantomeno dalla memoria del lettore? Parole che spiegano pensieri, nati da una sequenza di immagini che hanno origine dalla mente di chi sta scrivendo qualsiasi cosa, un’immagine causata da un particolare evento o dalla semplice fantasia.
Come scrive Italo Calvino in Lezioni Americane, più precisamente nel capitolo della Leggerezza, “Una fuga di immagini … è come un campionario delle bellezze del mondo”.
Alla fine del primo decennio del secondo millennio post-industriale risulta lecito domandarsi quale sarà il futuro del libro. Quella carta propagandata, il Premio Strega, il Festival del Libro che sia a Roma o a Francoforte, del Libro Usato o dell’Editoria Indipendente … il libro è sempre protagonista, nelle sue vesti originali, scritto e stampato su carta. Probabilmente noi lettori, e talvolta scrittori, subiamo il fascino della parola immortale, del pensiero condiviso con un numero infinito di persone, subiamo il fascino della tradizione, subiamo il fascino dell’anacronismo apparente della lentezza in un’epoca sempre più veloce. Forse solo il libro può trasmettere una serie di concetti e di emozioni proprio per la sua natura intrinseca,
Il secondo millennio è l’epoca della rapidità: le informazioni corrono alla velocità dei bits, il mondo, quello fatto dalle persone, cerca di stare al passo. Eppure, quando tra le mani abbiamo un libro, questo ci costringe a fermarci, a sfogliarlo, a leggerlo, ad emozionarci, ad amarlo, ad odiarlo. Come abbiamo letto quest’ultima frase? Di fretta? Ha lasciato il segno? Riproviamo, c’è una virgola, facciamo la pausa che si merita, introduzione d’atmosfera per la parola che segue.
Passiamo dalla rapidità alla lentezza oppure alla rapidità, un tipo diverso di rapidità, una rapidità scelta e non obbligata, una rapidità che comunque lascerà il suo segno. La rapidità con cui si divora un libro, la rapidità dello sfogliare le pagine e dell’immaginarsi il capitolo successivo, se non addirittura il finale.
Per uno scrittore non c’è premio più ambito del riuscire a far emozionare il lettore con il semplice uso delle parole e della sua immaginazione, delle esperienze vissute.
Il libro diventa una pausa, un momento di svago oppure di riflessione, di riscoperta o di conferma, di istruzione o di aggiornamento, di leggerezza … la leggerezza della fantasia, del libero pensiero rispetto alla pesantezza del mondo, dei doveri, degli obblighi. La parola, così come la cultura nel suo senso più ampio, è ostinata: nonostante tutto persevera.
Lo scrittore immagina, riflette il suo pensiero su carta, il suo riflesso è ora alla mercé di innumerevoli lettori, di oggi e di domani, un mondo infinito che rielaborerà l’idea scritta per trasformarla, la farà evolvere, diventerà qualcosa di diverso. Per tutto questo processo è necessario però che scaturisca un’emozione. La penna diventa la bacchetta magica nella mano frenetica dello scrittore, sarà troppo maldestro, sarà alle prime armi, troppo spericolato, troppo metodico, troppo … o troppo poco? Oppure semplicemente lui, lo scrittore, qualcuno che ha il coraggio di mettersi a nudo e di mettere le sue idee in gioco, proprio per emozionare voi, i lettori, il nutrimento primo di chi si diverte tra carta, inchiostro e pensieri …
“Diremmo che dal momento in cui un oggetto compare in una narrazione, si carica d’una forza speciale, diventa come il polo d’un campo magnetico, un nodo d’una rete di rapporti invisibili”. Così scriveva il maestro Italo Calvino nelle Lezioni Americane, lezioni di parole e di idee.
A differenza dei precedenti articoli, se pur non di indifferente “reale fantasia” ed intensità di concetti, questo articolo ha colto nel segno facendomi soffermare, anzi, ricominciare nella lettura e, per precisare, cito dal testo:
“Come abbiamo letto quest’ultima frase? Di fretta? Ha lasciato il segno? Riproviamo, c’è una virgola, facciamo la pausa che si merita, introduzione d’atmosfera per la parola che segue.”
Senza esagerare, fantastica stoccata ad un possibile lettore fugace.
Complimenti anche per l’aver messo a nudo ciò che è il punto di partenza di un libro e, l’effetto che vuole condividere con il lettore