Lo scrittore

No title - De DominicisQualche tempo fa è nata una discussione sullo scrittore pubblicitario di se stesso, in merito alla quale io stesso volli precisare alcune cose (che potete rileggere qui). Di giorno in giorno, poi, la riflessione è proseguita nel segreto della mia scatola cranica e non posso non aggiungere altre cose. Cioè queste:

- libero di fare ciò che vuole, come sosteneva Gino De Dominicis. In fin dei conti, nella mia concezione lo scrittore ha ancora la S maiuscola e perciò la condizione ideale per scrivere è quella che lo lascia totalmente libero. Ogni tanto sento dire: vorrei poter scrivere quando voglio io oppure vorrei avere più tempo per scrivere. Il problema non è questo! Il vero problema è capire che noi siamo padroni del nostro approccio alla scrittura, per tutto ciò che la concerne;

- la S maiuscola non riguarda il ritenersi superiore agli altri, o per lo meno non in maniera diretta. Ha a che fare, piuttosto, con lo status d’arte cui la scrittura dovrebbe assurgere;

- il momento più importante della scrittura non è la pubblicazione. Le discussioni puntuali sul mondo dell’editoria (talvolta necessitate dal nostro ristretto e malato panorama editoriale) non riguardano lo scrittore, bensì il mercato. Per capire un po’ meglio cosa intendo dire, pensate alla poesia: l’Italia è uno dei pochi Paesi in cui la poesia non viene praticamente considerata, editorialmente parlando. Come se non esistesse, mentre in Paesi che stanno vivendo una profonda crisi economica, come la Grecia (e non per una dipendenza necessaria di uno dei due concetti dall’altro), la poesia negli ultimi decenni ha conosciuto una fioritura quasi senza precedenti. Se volessimo pensare alla poesia italiana da un punto di vista editoriale, dovremmo dire che è morta. Voi ve la sentite di decretare un simile giudizio? Io no, anche perché la poesia è il medium comunicativo anti-mercato per eccellenza. I poeti esistono, e il loro linguaggio scopre la realtà in ogni singolo verso della loro arte. La poesia è la dimostrazione per eccellenza di come il momento della creazione sia quello più importante. L’attimo in cui lo scrittore vive il raptus della parola da mettere su carta è quello fondamentale. Tutto il resto è un di più. Ciò che poi viene dopo la stesura definitiva è, normalmente, la parte più deprimente e meno artistica;

- in fin dei conti, lo scrittore può anche essere un personaggio, il che non ha nulla a che fare con la pubblicità di se stessi. Sono gli scritti dell’autore a dover parlare, ma di certo non si potrà impedire (e sarebbe ingiusto farlo) che lo scrittore sia l’incarnazione di ciò che il suo verbo esclama. In un modo o nell’altro.

This entry was posted in riflessioni, scrivere, soddisfazioni. Bookmark the permalink.

2 Responses to Lo scrittore

  1. Fabrizio Corselli says:

    Concordo pienamente. Si parla troppo dello scrittore legato all’Editoria e poco dello Scrittore in sé, dei suoi stati d’animo, dei suoi momenti d’ispirazione, di come vive il processo creativo…

    Fabrizio

  2. FabrizioV says:

    Decisamente. C’è un’interessante intervista a Stephen King su un numero di aprile di The Atlantic, in cui si parla del processo creativo: Stephen King on the creative process, the state of fiction and more, purtroppo scoperta solo oggi.

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>