Io non sono più un esordiente. Qualcuno mi definisce emergente. Nel frattempo tento di venir fuori dalla palude della piccola editoria, e forse ci sto riuscendo, grazie all’ottimo lavoro di un… piccolo editore.
Per uno scrittore agli inizi è molto difficile trovare chi riesca a soddisfare pienamente le aspettative dei suoi sogni e dei suoi desideri. Se non può realizzare i primi, dall’editore con cui si pubblica ci si aspetta che riesca a gratificare per lo meno qualcuno dei secondi. Se gli scrittori agli inizi vogliono tener conto delle indicazioni che darò, liberi di farlo. Da parte mia le fornisco con il cuore.
Il mio annuncio centrale è questo: mi ritengo estremamente fortunato, perché nella palude di micro e piccoli editori sono riuscito a trovare l’editore dal quale non mi staccherò mai, vita natural durante (e finché morte non ci separi). Si chiama Edizioni Domino. Ora vi spiego perché.
Ho conosciuto Solange Mela, la proprietaria della piccola realtà, a una presentazione di un’amica scrittrice, Antonia Romagnoli. Fin dall’inizio compresi che c’era del feeling. Però, ascoltatemi bene, con il feeling non si va da nessuna parte. Se volete pubblicare, lasciate stare l’amicizia, lasciate stare “ehi, è proprio un editore figo!”, mettete da parte le “simpatie”, perché ciò che conta è il modo in cui vi tratta, ma quando si fa sul serio e non quando ci si liscia a vicenda.
Ho rivisto Solange Mela a una seconda presentazione, sempre di Antonia, alla quale facevo da spalla (comica), o forse era il contrario, non ricordo. La sostanza è che a un certo punto il discorso cadde sull’argomento romance, romanzi sentimentali. Non ricordo in che modo avvenne e perché, ma la sostanza fu che io me ne venni fuori con una battuta del genere: “attenzione che potrei mettermi a scrivere romance” e lei rispose (dalle sedie del pubblico tra il quale era seduta) “fallo e poi me lo invii”. Detto fatto, vista la crisi bruciante che stavo vivendo con il primo editore, mi misi all’opera. Ne uscì La ragazza della tempesta, con il quale ebbi l’occasione di capire cosa deve fare un bravo editore.
Innanzitutto non rimangiarsi la parola. Edizioni Domino ha tenuto fede a tutte le sue promesse, nei limiti strutturali della grandezza della casa editrice (tuttavia in espansione perfino in questi anni di crisi, il che la dice lunga sulle sue qualità!). Ha ricevuto il romanzo e lo ha pubblicato, facendo crescere l’autore.
Primo aspetto: l’editing. Un editore che non fa editing e che non lo fa con te, autore, non è un bravo editore. L’Editore (la vedete la “e” maiuscola?) fa crescere il suo autore, perché ha capito il suo valore e vuole renderlo manifesto ancora di più. Non solo: Edizioni Domino lavora con due editor. Nel caso de La ragazza della tempesta sono stati Solange stessa e Virginia Parisi. Nel caso de La faida dei Logontras sono state Solange e Annarita Guarnieri. Nella sostanza, delle signore editor, coglioni e controcoglioni!
“Accidenti, due editor? I tuoi manoscritti sono messi così male, Fabrizio?”
No. Ogni autore ha bisogno di un editing ben fatto. Se un editor da solo non ha il tempo di seguire tutti gli aspetti del manoscritto, meglio che il lavoro venga affidato a due persone, una per la struttura generale e una per l’aspetto grammaticale-sintattico. Stephen King ringrazia i suoi editor nella parte riservata ai ringraziamenti di buona parte dei suoi meravigliosi romanzi.
Secondo aspetto: impatto grafico del libro. Il libro va curato sotto ogni aspetto, ancora di più sotto quello grafico-visivo. Non parlo solo della copertina, ma anche dell’impaginazione, della qualità della carta, della stampa, della conservazione dell’integrità fisica delle copie quando escono dalla stamperia e della pubblicità sul sito. Il libro è un oggetto, innanzitutto. Dev’essere preso in mano, gustato con gli occhi e poi con la mente. Un libro dalla copertina rovinata a causa dello stampatore non è un bel libro e non ottiene l’effetto voluto, soprattutto perché… il lettore non lo prende dallo scaffale o lo restituisce quando gli arriva a casa, dopo averlo ordinato online. Se vuole spendere dei soldi (e oggi i libri costano tanto), vuole farlo a ragion veduta.
Anche sotto questo aspetto Edizioni Domino è insostituibile. Ottima stamperia, belle copertine, bella impaginazione, ottima qualità della carta.
Terzo aspetto: distribuzione. La distribuzione è spesso la nota dolente di un piccolo editore, perché la distribuzione mangia come minimo il 50% del prezzo di copertina. Se tanta parte del ricavato se ne va per il distributore, che per lo meno ci si affidi a uno buono. Attenzione, però, che non tutti i problemi distributivi devono essere addebitati al distributore. Se un libro non è reperibile presso i rivenditori online, per esempio, non è detto che la responsabilità sia del distributore. Se un libro non è reperibile presso tutte le librerie, invece, facilmente il problema è dell’editore, che non riesce a stampare un numero sufficiente per una distribuzione efficace; oppure ancora, parte della responsabilità può essere delle librerie, che non lo ordinano (magari fanno finta di non conoscere nemmeno quell’editore) o, in altri casi, dell’autore, che è una “fiappa”, e non vende (e perciò non viene nemmeno ordinato).
Per mia grande fortuna, Edizioni Domino fa tutto ciò che va fatto: rende i libri reperibili ovunque, se non immediatamente in libreria per lo meno tramite un ordine, stampa una tiratura minima sufficiente a coprire il fabbisogno iniziale e si è affidata a Colibrì, che sta lavorando bene. Altro segno + a suo favore, dunque.
Quarto aspetto: la cura dell’autore. Signori, un Editore cura il suo autore, facendolo sentire Autore (avete notato la “a” maiuscola?). Non si tratta, sapete, di vezzeggiarlo o di farlo sentire importante se non lo è, bensì di riconoscere le sue capacità e, se è il caso, fargli capire che assieme a lui (in questo caso, assieme a lei, Solange Mela) può crescere. Una cura che si trasforma in reciproco rapporto di crescita. È per questo motivo che un buon Editore non deve dire sì a tutti gli autori.
Inutile dire che anche sotto questo aspetto – o forse dovrei dire, soprattutto sotto questo aspetto – Edizioni Domino mi soddisfa pienamente. Ha scommesso su di me. Non solo Storia di Geshwa Olers, ma molto, molto di più. Tanto da farmi tornar la voglia di scrivere altro fantasy, di non fermarmi a questi sette volumi ma di continuare a sondare l’animo umano “sotto la specie del romanzo fantastico, con tutte le sue accezioni”.
Ci sono scrittori che mollano per sfortuna. Ci sono scrittori che mollano per sfiducia. Ci sono scrittori che cambiano Paese dopo aver criticato tutti, addebitando ad altri colpe generiche, e che poi abbandonano la via della scrittura, perché i lettori non capiscono. Cosa volete che vi dica: pur in mezzo alle mie disgrazie (e in questi ultimi anni sono state tante) non posso non riconoscere una pepita d’oro quando la vedo luccicare in mezzo alla sabbia.
Edizioni Domino brilla in maniera particolare!
Sono seriamente preoccupata nel leggere la frase: “…Tanto da farmi tornar la voglia di scrivere altro fantasy, di non fermarmi a questi sette volumi ma di continuare a sondare l’animo umano “sotto la specie del romanzo fantastico, con tutte le sue accezioni”…” 0_0
Scherzi a parte, Fabrizio. Per fare quello che faccio i costi sono molto alti, sia in denaro che in fatica. Ma ho scelto di lavorare in questo modo, e non torno sui miei passi.
Leggendo questo post molti penseranno che tra noi scorrano fiumi di latte e miele, perciò vorrei sfatare questa convinzione. Fare l’editore comporta scelte pesanti, che gravano a volte anche sugli autori. Non sempre ci siamo trovati daccordo su alcune cose. Però dopo tre anni di amicizia direi che abbiamo raggiunto il giusto equilibrio
Il segreto: dare importanza alla scrittura, più che a noi stessi.
Spero di poter realizzare ancora per molto tempo, se non i sogni, almeno i desideri degli autori che pubblico. Certo il periodo non è dei migliori, e questo anno di crisi editoriale sta facendo molte vittime.
Con un piccolo aiuto da parte dei miei amici, cantava una canzone… con un piccolo aiuto, molta pazienza e ottimismo, ce la possiamo fare. L’importante è che i libri vengano pubblicati.
Grande Fabrizio e grande Solange! Io sono appena arrivata alla Domino (ancora non me ne rendo conto, se devo essere del tutto sincera…) e mi ritengo un’autrice fortunatissima, perché Solange ha creduto in me e nelle potenzialità del mio libro. Mi sento anch’io, comunque, di sottolineare che non è sempre stato tutto latte e miele. Solange, che ha curato il mio libro, mi ha fatto TAGLIARE E RISCRIVERE MOLTE PARTI! E, al momento, l’avrei mangiata viva! Invece, ho ascoltato i suoi consigli e l’opera finale mi ha soddisfatta molto più del romanzo che le avevo inviato. W la Domino, W la piccola e grande editoria!
Visto che mi pare che tu lo sappia ti confesso che la mia copia di “Commento d’autore” ha incominciato a spaccarsi nel momento in cui l’ho presa in mano . Non l’ho detto perchè ho pensato che magari ero stato sfigato io, e non mi pareva il caso di essere pesante. Se poi ci metti che avevi fatto delle correzioni e l’editore le ha ignorate… e se nel tuo caso, anche grazie ad una tua esperienza conquistata sul campo, riesci a portare a casa un risultato più che dignitoso; be, ho letto un altro libro di quell’editore, e la punteggiatura era una cosa sinceramente imbarazzante. E lo dico con tutta la simpatia per chi ha scritto il libro (non faccio nomi), la storia era un po’ ingenua, ma carina. È l’editore che non deve sentirsi tranquillo a mandare in stampa un libro così. Riconosco però a Linee Infinte di dare uno sbocco sul mercato a persone che altrimenti difficilmente riuscirebbero ad esordire.
La verità è che è difficile. Se poi consideri che nell’ultimo di Stroud pubblicato da Salani il numero dei maghi cambia dalla sovracopertina al libro, in realtà credo che non sia questione di quanto grande o piccolo è l’editore, ma di quanta attenzione ci mette. I libri di Salani mi piacciono, sia chiaro, ma in questo caso è evidente che i libri di Stroud vendono bene, e hanno corso con la traduzione e l’editing perchè avevano premura di far uscire il libro.
L’unico appunto che faccio è che anche Domino dovrebbe, almeno in piccolissima parte, dare qualche occasione a degli esordienti. E questo Fabri non perchè ti ho chiesto di leggere il libro di Andrea (non ho nessun problema a dirlo, visto che credo fortemente nel suo talento e non volevo altro che un’occasione, poi se ha le carte in regola bene, altrimenti si continua a lavorare), ma perchè, per quanto difficile, io voglio credere che della gente brava in giro c’è. Ma se gli editori seri gli chiudono tutte le porte, come cavolo fanno?
Lo so che questo lavoro lo dovrebbe fare chi ha più mezzi di Domino, ma accedere ad un certo tipo di editoria credo sia o una botta di culo pazzesca, o avere i soldi-agganci giusti, o un lavoro snervante e lunghissimo che nella maggior parte dei casi si risolve in un sogno infranto.
@Solange: è vero, non sempre è stato latte e miele. Per questo motivo ho voluto sottolineare ciò che è veramente importante quando si trova un editore, cioè il modo in cui lavora con l’autore. Poi, fortunatamente, tra noi due corre anche un’ottima amicizia, fatta di fiducia reciproca. Ma questa è venuta soprattutto dopo
@Black: spero che il lavoro fatto con Sol ti sia servito. E ancora una volta ti chiedo: cosa ti dicevo?
@Iri: guarda che questo è un post di elogio per Edizioni Domino :-p Comunque, per quanto riguarda Andrea, ti ho già detto di inviarmelo, no?
Ciao Fabrizio, ho letto con attenzione quello che hai scritto. Concordo su quello che hai scritto di Domino edizioni. Se non fosse così non sarebbe tra i nostri editori in distribuzione. Io mi trovo molto bene con Solange e con la sua casa editrice, però devo dire che mi trovo bene anche con gli altri editori da noi distribuiti. Il mondo dell’editoria, ancora oggi, mi lascia molto perplesso. In questi ultimi mesi con l’organizzazione del San Giorgio di Mantova fantasy – evento che metterà in vetrina gli autori e i loro libri – ho avuto a che fare con i grossi editori e sono rimasto deluso dal loro comportamento. A parte Piemme Jiunior che ha dimostrato una grande professionalità e Newton Compton, gli altri grandi sono stati poco cortesi…
Gli editori che invece saranno presenti, sono sempre stati entusiasti sull’evento. Mi fermi qui perché vorrei spendere due parole sulla distribuzione. I libri nelle librerie li possiamo inviare solo se il libraio li accetta. E’ un peccato, venderebbero molto di più se ascoltassero i nostri consigli. Faccio un esempio pratico e poi mi fermo:
Tuo libro. Richiesta di una copia da parte della libreria. Spese di spedizione a carico della libreria = guadagno pressoché zero! In questo cao dico al libraio: ne prenda 10 in conto deposito, anche di titoli diversi. le spese sono a nostro carico e sul quel libro di Valenza che lei ha già venduto ci guadagna molto di più. Risposta: mi mandi solo una copia e pago le spese di spedizione… Con questo ho detto tutto…
Abbiamo gente che apre una libreria e non sa minimamente, o forse, a mala pena legge un libro all’anno. Potrei farti altri 100 esempi, ma ti scoraggeresti ancora di più.
Forza e coraggio che se son rose: fioriranno!!
Ma infatti precisavo che il discorso non riguardava il suo manoscritto ma gli scrittori non esordienti in generale.
E sucsa, chiamami maligno, ma a me leggendo questo post è venuto naturale fare un paragone tra chi secondo me tra mille difficoltà decide di percorrere una strada che verte più sulla qualità, e chi invece un’altra. Anche se come ho detto posso capire entrambe, perchè deve essere difficile. Quindi i miei plausi ad edizioni Domino!
Da lettore potrò dire che per alcuni vale la pena spendere e per altri… almeno un po’ meno, no?
E guarda che tu hai bisogno pure di 3 editor E naturalmente mi offro voontario (non sia mai che ti faccia mancare il mio supporto), quindi se vuoi mandarmi il cammino di un mago…
scusa, intendevo: *esordienti in generale*
Ah ah ah, Iri, non mancherai mai di farmi ridere!!!
Il cammino di un mago te lo leggerai in edizione già stampata e pubblicata… Tu sei il primo lettore per i manoscritti di altro genere, quindi statte bbono!
Comunque, sto riscrivendo in questi giorni “Ero cieco”, il manoscritto che tu hai letto con il titolo “Sogno” e devo dire che… aaaaarghhhh è tremendo. Non so come ho fatto a infilare così tanti strafalcioni in un solo manoscritto
Quando arriverò alla pubblicazione anche di quello, ti renderai conto di quanto l’ho modificato.
Che cosa vuol dire “Tu sei il primo lettore per i manoscritti di altro genere?”!
Ti assicuro che io sarei l’editor ideale pure per Ges! Domandalo alla Sol! E Domino adesso mi deve fare pure un sacco di splendidi e-book *-*
E guarda che a me Sogno è piaciuto tantissimo, mi ha commosso! Non ne ho voluto parlare perchè, come ho detto, mi ha fatto pensare a cose personali. C’erano degli strafalcioni, ma a me sembravano sviste legate alla foga di scrivere avvenuta secondo me in più sessioni. U.U L’unica cosa che devi affinare secondo me è questo tuo nuovo stile, che trovo ancora poco scorrevole, almeno così com’è nel manoscritto. Bisogna vedere come risulta dopo l’editing.
@Iri: nonnonno! Tu sei il primo lettore di tutto ciò che non è Geshwa Olers
xSogno: senti ‘na cosa, spicciati a scrivermi in privato cosa ne pensi di quel manoscritto, che ci tengo tantissimo. Non entrare per forza in cose tue personali, ma dimmi cosa ti è piaciuto e cosa no. Altrimenti cosa lo tengo a fare un primo lettore come te?!?
Il grafico dell’andamento della stesura di “Sogno” farebbe impallidire qualunque montagna russa. Gli strafalcioni sono davvero l’ultimo problema. Riguardo allo stile, pensa che altri “primi lettori” mi hanno detto che è scorrevolissimo…
Sinceramente non ho appunti particolari da fare. A me a livello di trama la storia era semplicemente piaciuta molto. Non togliere delle parti. Forse le spiegazioni bibliche sono da limare un pochino, ma solo un pochino appunto. Perchè la maggior parte sono bellissime, alcune commoventi, e credo che tu in questa cosa abbia davvero un dono. Cioè nel far capire a chi non ne sa molto di queste cose il significato di alcuni passi di vicende famose come quella che hai utilizzato.
Così su due piedi, adesso mi viene da dirti: ti ricordi quando ti avevo detto che cercavo un libro che descrivesse sotto forma di romanzo la storia di Giuseppe (quello dei sogni, del faraone e Potifar; per intenderci). Be’, se i risultati sono come quelli in Sogno, io ci farei un pensierino se fossi in te. A quanto ho trovato esiste una serie di libri che tratta l’argomento. Ma mi hanno dato l’idea di essere delle cose molto pesanti, e comunque sono datati.
Un romanzo più indirizzato a giovani adulti con una storia come quella (sogni premonitori, uno schiavo che diventa una sotra di principe, anni di sventura e abbondanza) potrebbe risultare una bomba. Specialmente con la preparazione in materia che evidentemetne hai.
Per lo stile, non posso dire che è una mia opinione a questo punto; se tante persone ti dicono il contrario soo evidentemente nel torto io. Ma te lo dico sempre di consultare gente più ferrate di me in materia, perchè scherzi a parte, io non credo certo di essere un lettore particolarmente brillante.
Pensaci sul romanzo di Giuseppe, magari per il futuro.
Grazie! Beh, non sto togliendo nulla dal manoscritto. Sto solo intervallando il lungo racconto del sogno con interventi del fratello insofferente. Sono contento che ti abbia commosso, perché speravo di riuscirci.
Riguardo alla tua proposta su Giuseppe, sì, mi ricordo che me ne avevi parlato. Ma lo sai che faccio fatica a programmare progetti che non sono venuti in mente al sottoscritto…
Era solo un’idea dovrò trovare un’altro scrittore da schiavizzare muahahahahah
p.s. a dimostrazione che non ne capisco una mazza, per me intervallare il racconto con interventi del fratello sarebbe un errore. Credo che il racconto abbia senso proprio in questa sua struttura di lunga analessi. Ma ovviamente se l’editor ti dice di fare il contrario, ascolta lui!
Fidati, vedrai!
Noto che Iri è già impegnatissimo nelle letture, dunque mi offro io, Fabrizio, per “Il cammino di un mago” ))
Scherzo! Mica tanto…^^
Leggere il tuo post infonde una grande speranza negli autori.
Esistono editori pronti ad investire sugli scrittori e a sostenerli. Ricordo che quando Solange entrò nel forum di MP Black scrissi :”allora gli editor esistono!” con un misto di sorpresa e soddisfazione.
E’ bello sapere che ci sono persone che, con determinazione e professionalità, perseguono un obiettivo, siano editori, distributori o librai.
Sì, grazie a Dio esistono!
Grazie per il tuo bell’intervento, Daisy.
Leggo tutte le risposte a distanza di un po’ di tempo, purtroppo non riesco a trovare nemmeno un attimo da dedicare al nostro forum, figuriamoci ai blog dei miei autori .
Pubblicare esordienti: non è che non voglio farlo, Iri. Sono stata costretta a rinunciarci, ed è diverso. Gli esordienti sono una razza piuttosto “selvaggia”, come specie faunistica. Sono convinti ( da non so quale sentenza divino/editoriale) che la loro opera sia un capolavoro e che meriti di essere trattata con i guanti di velluto. Prima di poter far loro capire che hanno bisogno di editing, che devono ridimensionare le loro aspettative sulle vendite, che esistono strutture di scrittura creativa che vanno rispettate a prescindere dalla loro ispirazione, lo sforzo diplomatico e lavorativo che ne consegue mi porta via almeno sei mesi. E il tempo costa, per tutti, soprattutto se l’investimento è su un perfetto sconosciuto, magari introverso e poco incline a presentarsi in giro, tanto da doverlo trascinare a forza alle manifestazioni o alle presentazioni. Perchè mi sono capitati anche esordienti anni fa che si sono rifiutati di partecipare alla presentazione ufficiale del loro racconto apparso in antologia. Va bene pubblicare senza contributo, va bene investire cifre di denaro su autori che ti sembrano validi, ma devo avere anche un tornaconto monetario, altrimenti la casa editrice chiude. E gli esordienti non fanno incassare i milioni, questo lo sai. Se vendono cinquanta copie del loro romanzo ad amici e parenti, è già un successo.
Ergo, la decisione di non pubblicare più esordienti, ma di puntare tutte le forze su autori emergenti o professionisti, un gruppo molto limitato in questo momento, che abbia un progetto serio da presentarmi e costanza nel lavoro di scrittore. Perchè è un lavoro, credimi. Così come far parte di una squadra di pallavolo o di calcio, la presenza in campo è necessaria, e agli allenamenti ci si deve andare.
Come dicevo tempo fa, ho preso decisioni impopolari, spesso non gradite da molti piccoli autori che probabilmente sulla Domino avevano fatto un pensierino.
Per essere quella che è, Domino si regge in piedi esclusivamente su un monte ore di lavoro spaventoso, impensabile per una media casa editrice. Sentendo altri colleghi editori, alcuni si rifiutano di lavorare al sabato e alla domenica per dedicarlo alla famiglia.
La mia famiglia mi vede giusto per la mezz’ora del pranzo e nemmeno per la cena. Sabato e domenica sono dedicate a fiere e manifestazioni. E il risultato è quello di riuscire a pubblicare una media di un libro ogni due mesi, spingendo a calci nel di dietro autori già bravi ma a volte recalcitranti ad apportare modifiche al testo e a subbissare di solleciti gli illustratori.
L’editoria è un meccanismo complesso e spietato, e come editore mi sono trovata spesso a fare da cuscinetto tra di essa e l’autore che sto pubblicando, per proteggerlo dalle brutture che mi tocca vedere in giro. Molte cose antipatiche evito di raccontarle, per il semplice buon gusto.
Preferisco allora dire no a un esordiente, che troverà comunque la possibilità di pubblicare il suo romanzo data la quantità esorbitante di piccoli editori che infestano il territorio italiano, e aspettare che diventi un emergente, che faccia un po’ di sana e costruttiva gavetta a spese degli sforzi degli altri, e che magari ritorni da me dopo qualche anno animato da più miti consigli.
Sono egoista? si. Perchè il mio tempo è prezioso e preferisco dedicarlo a chi ha già pianto sui propri sogni infranti e ha visto come me la vera faccia dell’editoria italiana.
Ecco perchè, senza falsi pudori, confermo che Domino si merita post come quello pubblicato da Fabrizio e lo ringrazio sempre per avere il coraggio di restare nella mia nave anche contro le tempeste che si stanno accumulando sopra di noi.
Solange, non sei egoista. Io sono il primo a dire che le case editrici non sono istituti di beneficenza. E se io fossi al tuo posto ai capricci di uno scrittore che non si vuole fare il mazzo, se non sono propriamente motivati, gli direi “Quella è la porta.”
Quello che dicevo io è che non si può far di tutta l’erba un fascio. Ci saranno scrittori esordienti che hanno delle carte, che capiscono i loro limiti e sono disposti a migliorarsi; no? E vorrei che pure loro avessero una possibilità.
Se tu poi non senti di poterlo fare, è assolutamente legittimo. Del resto io parlo di queste cose, ma i problemi che comporta lavorare in questo ambiente non li conosco minimamente, e con il carattere introverso che mi ritrovo sono la persona meno adatta a giudicare. Quindi tanto di cappello a quello che state costruendo. Non mi sono mai sognato di dire il contrario.
La verità + che vorrei che fossero le case editrici grosse a investire qualcosa su qualche emergente. Ma visto che mi pare che sia un dato di fatto che questo (salvo presenza di agenti) non avviene, mi chiedo chi cavolo lo farà mai. E credo che la mia domanda sia abbastanza legittima e condivisibile. Del resto anche il progetto di Fabrizio lo avevano abbandonato, e sarebbe stato ingiusto mi pare.
Iri, appoggio Solange in questa decisione. Soprattutto per un motivo: può concentrarsi su professionisti in questa fase della vita economica del nostro Paese non esattamente rosea. E se il futuro confermerà le sue scelte, avendo la possibilità ulteriore di ingrandirsi, senza dubbio tornerà a considerare gli esordienti.
Le scelte non sono mai per sempre.
Fabrizio