Recentemente Movie Cricket ha intervistato il grande regista d’azione Isaac Florentine: se non sapete chi sia uscite immediatamente da questo blog! ^_^
Scherzi a parte, Florentine è specializzato in piccoli film d’azione con sequenze marziali gustose e, come dire?, d’altri tempi. Il suo gusto infatti ricorda lo stile di Hong Kong anni Ottanta, con sequenze spesso velocizzate ed espressioni buffe dei protagonisti, ma nel tempo Isaac si è molto migliorato e, dopo aver scoperto il talento (purtroppo già evaporato) di Scott Adkins, ha creato quei capolavori marziali senza tempo che sono “Undisputed II” e “Undisputed III”.
Dopo avermi fatto sognare, in quella lontana estate del 2009, nei miei sogni più sfrenati desideravo un “Undisputed IV”: visto che in tutto il mondo questa serie di film è venerata (googlate, se non mi credete), hanno deciso bene di NON continuarla. Visto che Yuri Boyka è entrato nella rosa dei personaggi marziali più amati di tutti i tempi (googlate, se non mi credete), è il caso di NON presentarlo più. Meglio per Adkins dedicarsi a fare l’“attore”…
Intervistando Florentine, invece, a sorpresa esce fuori che c’è un concreto progetto della Millennium Films di portare “Undisputed II”: sarà che né lui né Adkins ne hanno più azzeccata una e quindi hanno capito che devono tornare a fare quello che sanno fare meglio?
Qui di seguito traduco i brevi estratti dell’intervista a Florentine riportata da Movie Cricket.
Movie Cricket: Dopo il cattivo di “Undisputed II” e l’eroe di “Undisputed III”, quale sarà la caratterizzazione di Boyka in “Undisputed IV”?
Isaac Florentine: In Boyka c’è sempre un cambiamento in corso. Il personaggio è profondamente religioso, lo si vede già nella scena che lo presenta in “Undisputed II”. Nel terzo film è mosso quasi principalmente da quei motivi, e di base continueranno a farlo anche nel quarto capitolo…
[…] Io amo molto sia il personaggio che come lo rende Scott. Quando giravamo “Undisputed II” io ero a Los Angeles e Scott venne dall’Inghilterra in visita. Gli feci vedere l’ufficio e c’era lì un produttore che mi diceva «Isaac, mi piace davvero il film» e non aveva riconosciuto Scott! Perché lui, gentiluomo britannico, non assomiglia affatto a Boyka. Così Scott rispose «Sono davvero contento che le piaccia». Il produttore si girò verso di lui e disse: «C’è anche lei nel film?» [ride] Scott dice «Guardi, le do un indizio. Ero sul ring insieme al tizio afroamericano!» E solo allora il produttore capì e non poteva crederci… aveva davvero amato quel personaggio.
MC: Come metti insieme le tue scene di combattimento?
IF: Tu vuoi vedere la tecnica, il combattimento, ed io ho sempre amato l’emozione che sprigionavano Fred Astaire e Gene Kelly quando danzavano. Li vedi muoversi guancia a guancia e puoi vedere la tecnica. Quando vedi un film di Bruce Lee vedi la tecnica, vedi che un calcio è un calcio, una spazzata è una spazzata: vedi la combinazione dei colpi. Quando lavori con persone capaci, che sappiano fare più che semplicemente eseguire delle mosse ma sappiano impegnarsi in lunghe combinazioni, magari il pubblico può non capire la differenza… ma sentono che non ci sono tagli, che è tutto vero. Lo sentono dentro e lo apprezzano.
Non credo nel contatto fisico. Il primo motivo è che stiamo facendo solo un film: nessuno dovrebbe rimanere ferito. Da un punto di vista strettamente “egoistico”, tutto ciò che voglio è la migliore esecuzione da parte degli attori, e quando un attore sa che potrebbe rimanere ferito da un colpo diventa teso, così la sua reazione non risulta efficace in video. Ma se sa che è tutto sicuro, allora sarà rilassato, e se sei completamente rilassato la recitazione sarà ottima e la tempistica perfetta. Poi ci sono punti in cui dici «Okay, qui ci sarà contatto»… ma gli attori sono pronti e diventa parte della loro preparazione. Uno, due, tre riprese ed è fatta. È esattamente come sparare a salve.
MC: Ci sono altre leggende marziali con cui ti piacerebbe lavorare?
IF: Mi piacerebbe lavorare con Donnie Yen. Ho adorato girare con Dolph Lundgren e Van Damme e mi piacerebbe anche lavorare con Jason Statham… e naturalmente il più grande sogno sarebbe girare con Bruce Lee, una persona che è stata la più grande ispirazione non solo per me ma per la mia intera generazione. Per me è stato più di un’icona: c’era lui… e poi c’erano gli altri. Ricordo la prima volta che vidi Dalla Cina con furore, nel 1972: non era il primo film marziale che vedevo, c’era stato Cinque dita di violenza che però non mi era piaciuto. Non mi era piaciuta la tecnica, era troppo violento, né mi piacevano i salti volanti. Arrivò poi Dalla Cina con furore e ricordo che me lo raccomandò il mio maestro. Lo andai a vedere e tornando a casa… mi sembrava di camminare fra le nuvole: per la prima volta sapevo cosa volevo fare. Volevo allenarmi duramente nelle arti marziali e magari fare film… Divenne tutto più chiaro quando vidi I 3 dell’Operazione Drago, ma intanto era la scintilla.