Savate nel Far West

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Dopo la conclusione del ciclo sugli Spaghetti Marziali, rimaniamo in tema di western marziale con un piccolo film stavolta di marca americana: “Savate” (1995).
Erano gli inizi dei favolosi anni Novanta – così densi di marzialità occidentale a buon mercato! – quando la casa statunitense PM Entertainment Group puntava su un gruppetto di professionisti del mondo marziale, come Don “The Dragon” Wilson (per cui crearono nel 1991 quel gioiello ruvido di “Quadrato di sangue”) e Joseph Merhi, che nel 1992 diresse Lorenzo Lamas in un rimaneggiamento di Nikita come “Nome in codice: Alexa”: titolo che subito i distributori italiani piratarono per il pessimo film “Nome in codice: Nina”.
Sono insomma anni in cui tutto è possibile, nel cinema marziale… anche un western dove invece delle classiche pistole si usino pugni e calci!

Il compositore Kevin Kiner apre la pellicola con la sua stupenda colonna sonora piena di omaggi al cinema western più classico, compresi i “borbottii” alla Morricone. Incontriamo così il protagonista Joseph Charlegrand, ex ufficiale francese negli Stati Uniti del 1865 che sta andando a partecipare ad un torneo di lotta con 500 dollari d’argento in palio e, strada facendo, viene aiutato da un’onesta famigliola di contadini poveri. Inizia la banalissima storia dei soliti poveretti vessati dagli affaristi biechi, ricalcando la classica tradizione del Cavaliere della valle solitaria, finché la cosa si fa interessante quando si scopre che non è per soldi che il nostro Joseph vuole partecipare al torneo, bensì per vendicarsi dell’uomo che gli ha ucciso l’amico.
Con una serie di flashback che ricopiano in maniera curiosa il Cyborg di Albert Pyun – con tanto di scena del pozzo, scopiazzata alla grande! – il film costruisce man mano tanto il presente quanto il passato del personaggio, per spiegare come questi arriva sul ring a combattere a suon di savate contro il big boss Marc Singer (l’indimenticato Mike Donovan dei Visitors!).
In pieno stile Bloodsport – e non a caso fra il pubblico urlante c’è anche Donald Gibb, ormai relegato a semplice comparsa – si alternano sul ring paesano lottatori di tutte le razze: posso capire il kung fu (la comunità cinese era molto sviluppata nel Far West), ma come c’è arrivato laggiù un lottatore di capoeira?

Artefici di questo film sono il geniale Isaac Florentine, qui nelle doppie vesti di regista e sceneggiatore ancora giovane e ruvido, pronto a diventare famoso dopo la svolta del Duemila, e un Olivier Gruner in splendida forma. L’attore parigino purtroppo non ha mai avuto grandi possibilità, seppure abbia cominciato a combattere in video proprio quando Van Damme ha smesso di farlo: non è che il francese reciti meglio del belga, sono entrambi cani, ma almeno Gruner ha gli occhi aperti ed è vivo, al contrario del catatonico J.C. (In questo stesso periodo un altro europeo tentò di prendere il posto che Van Damme stava vistosamente lasciando libero: lo svizzero Daniel Bernhardt. Sia Gruner che Berhardt hanno un’eccellente preparazione atletica e forse qualche espressione in più rispetto a J.C., ma la loro carriera marziale non è mai neanche iniziata.)

Olivier Gruner si muove a proprio agio in un film cucitogli addosso per lanciarlo, sebbene senza successo. Schiva le pallottole con le capriole e tira decine di calci: è esattamente quel tipo di cialtroneria che i fan marziali come me adorano! E Florentine lo sa benissimo, visto che quando gli capitò per le mani il rozzo Scott Adkins gli fece fare la stessa identica trafila: un film pacchiano e ridicolo (“Special Forces”) prima di lanciarlo. (Poi Adkins è caduto nel vuoto, lanciato forse con troppa forza, ma questa è un’altra storia).
Chiudo con una curiosità sorprendente. Nel combattimento finale Olivier Gruner affronta il super-cattivo con una pallottola nella gamba… Quasi 15 anni prima, già Florentine creò le basi per il lottatore zoppo Yurj Boyka!!!

Per finire, il consueto trailer: https://www.youtube.com/watch?v=lG2eoqKGHYY

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2 Responses to Savate nel Far West

  1. Roberto Moretta says:

    Sì , questo film è un prototipo di Undispited 3 ! Pure i villain sono simili. Ed è bello ricordare Grunier e Bernhardt , purtroppo il cinema marziale statunitense stava già calando ed ai due è andata malissimo ! Certi film li ricordiamo solo noi patiti…

    • Lucius Etruscus says:

      Essendo quasi interamente inedita la filmografia marziale del buon Olivier (non so neanche se questo “Savate” sia mai uscito in italiano) l’ho sempre conosciuto solo di nome, mentre su Bernhardt ho puntato parecchio: era davvero il sosia di Van Damme! Registrai da Italia1 ogni episodio dell’orripilante “Mortal Kombat Conquest” solo per conservarmi su VHS i suoi combattimenti. Che peccato vederlo sfumare così nel vento, senza neanche lasciare un minimo segno al di là di noi fan pazzi 😉
      I suoi tre sequel di Bloodsport sono marzialmente ottimi e il quarto anzi fa parecchio godere, con tecniche da mma (ancora sconosciute in video!) contro Stefanos Miltsakakis! Ritrovarlo in un cameo di 2 secondi in Matrix è stata una delusione epocale…

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