Tactical Force

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Film che promette azione senza mantenere nulla, ma pur sempre un gradevole B-movie con bravi atleti protagonisti.
Tactical Force” (2011), scritto e diretto da Adamo P. Cultraro, è uno studio approfondito su quante varianti esistano della frase «I’ll kill ya, motherfucker!». Fuck qui, fuck là, minacce buffonesche e tutto l’armamentario di ovvietà condiscono il 90% del film: il restante 10% merita comunque una visione.

Un qualcosa di segreto è nascosto nel solito capannone abbandonato – misteriosa costruzione che in America si trova ad ogni angolo di strada, visto che tutti i film d’azione finiscono lì! La mafia russa (in realtà un inutile sfigato e una pericolosa killer di nome Ilja… che in russo è un nome maschile! Il cognome è spettacolare: Kalashnikova!!!) e la mafia italiana (un britannico e un nero… ma che italiani conoscono?) finiscono entrambe nel capannone per recuperare la merce scottante.
Per un’incredibile casualità, il capannone si scopre essere un locale per le esercitazioni della SWAT di Los Angeles: mentre i mafiosi litigano come nella peggiore pantomima, arrivano tre nerboruti omaccioni e un fuscello di donnina per fare le esercitazioni. La situazione esplode subito, ma c’è un problema: per le esercitazioni si usano pallottole a salve…

Come dicevo, è un film d’azione senza azione: si minaccia in continuazione di sparare ma poi non si spara; si minacciano botte ma non si toccano neanche per sbaglio. In mezzo ad una quantità oltraggiosa di fuck, vengono snocciolate battute da mafia-movie di infimo livello.
Cosa si salva, allora?

L’ex wrestler Steve Austin buca lo schermo che è un piacere: malgrado non muova un dito in nessuno dei suoi film, se non per pochissimi secondi, sta pian piano divenendo un divo d’azione di serie B senza esser passato dalla A. Di solito recita bene, ma qui il copione è talmente a secco che non riesce a far altro che sparare smargiassate totalmente ingiustificate.
Su questo lo prende in giro l’altro protagonista: un Michael Jai White sempre più larger than life. Sembrava un’altra stella marziale caduta, invece ultimamente sta regalando ai fan delle goduriose interpretazioni.
Ci sono solo due motivi per vedere questo film, e cioè gli unici due combattimenti.
Steve Austin affronta Keith Jardine, mma fighter prestato al cinema e conosciuto grazie ai film di Hector Echavarria. Poca roba, ma buona.
White affronta Darren Shahlavi, ottimo atleta che nel 2010 già ha affrontato due grandi nomi: il grande Donnie Yen in “Yip-man 2” e il (va be’) Steven Seagal in “Born to Raise Hell”.

Intendiamoci, combattimenti brevi e raffazzonati, ma di questi tempi tocca accontentarsi.
Un film d’azione che punta sui dialoghi, quindi, cioè un buco nell’acqua. Ma un’oretta divertente, comunque sia.

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2 Responses to Tactical Force

  1. paoletto-pisciaaletto says:

    AHUaua… fantastica l’ironia che ci metti nello scrivere le tue recensioni sui film.
    anche a me piacciono i b-movie d’azione, me ne puoi suggerire? grazie!

    • Lucius Etruscus says:

      Se noi fan marziali non la prendiamo con ironia, cosa ci rimane? ;-)
      Non conoscendo bene i tuoi gusti non saprei cosa consigliarti, così su due piedi: visto che di solito i film che recensisco in questo blog vanno dalla B alla Z (e proseguono fino a lettere immaginarie sempre più infime), mi sento di consigliarti di fare un giro nei post arretrati, che qualcosa troverai sicuramente :-)

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