Giochi da assassini

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Può un film d’azione essere totalmente privo di azione? Sì, se fatto bene… o almeno benino.
Una sequenza d’azione costa, e il cinema da anni è alla canna del gas: per questo tutti i film di genere da almeno un decennio sono girati in paesi dell’Est, dove rispetto ad Hollywood costa tutto dieci volte meno.
Lo stesso proiettili e sangue finto costano: ecco così che tutti i film d’azione hanno ridotto a pochi minuti (se non secondi) l’azione pura: “Assassination Games” (2011) l’ha praticamente tagliata via!

Bronson e Delon potevano permettersi di fare “Due sporche carogne” e di reggere il film da soli. Jean-Claude Van Damme e Scott Adkins sono due idoli marziali (del passato il primo, del – si spera – futuro il secondo): come possono reggere un intero film senza né arti marziali né azione in generale?
Non sarà un capolavoro, ma questo “Assassination Games” è un noir passabile che alla fine si lascia guardare (sebbene alcune lungaggini inevitabili) senza storcere troppo il naso.

Dopo i problemi sul set di “The Shepherd – Linea di confine”, tutti pensavano che i due attori non avrebbero mai più lavorato insieme. Adkins voleva mettersi in mostra mentre Van Damme cercava di ridurre al minimo ogni tipo di azione: il combattimento finale di quel film è stato massacrato sul set perché il buon J.C. proprio non ce la faceva a reggere il ritmo dell’aitante Scott.
In questo nuovo film i due invece si sono trovati benissimo: Scott ora vuole fare l’attore e quindi nessuno dei due muove un mignolo…
«Io sono un’arma» dice il personaggio di Van Damme: è uno stone killer al servizio di chi paga meglio, e la morale rimane a casa. Lo stesso per Adkins: i due – per due motivi diversi – finiscono per inseguire lo stesso cattivone, con trovate più o meno interessanti.
«Scegli come morire nel momento in cui scegli come vivere»: a sorpresa J.C. sgancia “frasi maschie” mentre Scott fa l’attore. Di attori ce ne sono a milioni, però, mentre di star marziali ce ne sono due o tre: Adkins poteva essere davvero il Van Damme del secondo millennio, ma forse dopo aver visto la fine del vero J.C., ha deciso di cambiare strada… diventando esattamente come lui!

Due attori che non sanno recitare, due caratteristi che non fanno ciò per cui sono famosi, due occasioni volutamente mancate. Lo stesso “Assassination Games” ha qualche cartuccia da sparare e nel complesso è un filmetto carino con qualche bella idea.
Una curiosità. Dopo aver affrontato J.C. in “The Shepherd”, Adkins stavolta ha a che vedere con ben tre Van Damme! In un ruolo da cattivo, infatti, c’è Kristopher Van Varenberg, figliolo cresciuto che già dimostra la totale inettitudine alla recitazione del padre!
Con umorismo macabro si è scelto di far partecipare anche la figlia di J.C., Bianca Van Varenberg, ma nel ruolo della comatosa… è proprio una famiglia di attoroni! ^_^
Fra l’altro, Kristopher è l’unico cattivo a non morire per arma da fuoco: Van Damme lo sa che gli esplosivi montati sugli attori per farli morire “sparati” non sono poi così sicuri (vedi Brandon Lee!) e quindi ha scelto per il figlio una morte più sicura :-P

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