Croix rouge
L'inverno del 2009 era stato freddo come da tempo non si ricordava. Con tanta neve. A bloccare il traffico, a impedire i lavori e a fare venire voglia di rimanere a letto. Ed era a letto che rimaneva lei nell'inverno del loro scontento. Mentre lui si metteva due berretti, i guanti, tre maglioni e la giaccavento tecnica, i jeans e i pantaloni da neve, i calzettoni di lana fino al ginocchio, le scarpe da neve e usciva. Andava a camminare. Fino al centro congestionato e caotico, ma dai rumori attutiti. Assorbiti dai cumuli e dagli strati di neve che a volte cadeva a falde dai tetti. Occorreva fare attenzione infatti. A piedi poi verso il quartiere rosso. Quello con le vetrine. E là c'era lei. Vestita da crocerossina. Non era seminuda come le altre. Niente tette fuori o lingerie strappacazzo. Pareva sempre per i fatti suoi. Così giovane e candida. Così dichiaratamente puttana. Nell'inverno del loro scontento lui camminava fino a là. E si fermava davanti alla vetrina. Lei ogni tanto tirava la tenda. Quando aveva un cliente. E lui aspettava paziente. Al freddo. Con la neve che gli cadeva addosso. Imbottito come l'omino Michelin. Aspettava e dopo un poco le tende si riaprivano. Lei non guardava mai fuori. Lei aveva sempre qualcosina da fare. A volta leggeva. Adesso si tagliava le unghie. Lui ci andava ogni giorno. E non entrava mai. Fino a primavera. Quando la neve aveva cominciato a sciogliersi e le attività erano di nuovo tutte attive. Con sua moglie le cose avevano cominciato ad andare meglio. È questo il senso della croce rossa. (Francesco Tacconi)
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