TECNOLOGIA PERVASIVA – “Con la tecnologia invaderemo il mondo…”

Siamo negli anni ’60 ed il fumetto d’autore sta cominciando a conquistare l’interesse dei più giovani lettori.

Una testata famosissima dell’epoca, il Corriere dei Piccoli, sforna le avventure di Michel Vaillant ed in una di queste, Il fantasma di Le Mans, uno dei più grandi oppositori ed antagonisti del pilota francese, il Leader, tira fuori una battuta significativa: “…e con le mie vetture invaderò il mondo!”
Diceva così perché i suoi prototipi sfruttavano tecnologie avanzatissime nella motoristica e nei materiali.
Di fatto ed in sostanza, la tecnologia individua col suo livello il grado di competitività di una nazione, di un’impresa o di un individuo.
Se pensiamo ad un’epoca un po’ più discosta dalla nostra, a quel periodo che si situa intorno all’epoca della Envencible Armada (siamo tra il 1585 ed il 1604), possiamo ben comprendere l’importanza che può avere la tecnologia nel determinare le sorti di un conflitto. Il vascello inglese sconfigge i pesanti galeoni spagnoli grazie alla presenza di cannoni più pesanti ed un affusto più maneggevole.
Ma torniamo al nostro tempo! Circa vent’anni fa, fece la sua prima comparsa, prorompente sin dall’inizio, il telefonino cellulare. Da subito sembra, più che uno strumento di lavoro e di comunicazione, uno status symbol. La sua diffusione è immediata e in breve pervade tutto e tutti! La sua diffusione avanza anche se, inizialmente, è un prodotto non a buon mercato. Ma presto le soluzioni più costose, si pensi al povero Iridium, vengono abbandonate surclassate dalla tecnologia del nuovo che avanza imperturbabile, che tende a diffondersi ovunque quasi fosse un odore pervasivo che tutto sembra appestare! Ma c’è un altro fatto, meno evidente dapprima, ma che poi emerge nella sua chiarezza: la nuova tecnologia, con i suoi codici GSM e UMTS, stravolge tutto e sembra prendere anche l’animo o la mente in modo completo, al punto da inventare anche un nuovo stile di vita e ad introdurre nuovi comportamenti ed atteggiamenti oltre che modi d’uso delle tecnologie informatiche. Il passaggio dal cellulare all’e-pad, al tablet e alle mille nuove diavolerie simili è assai breve e stravolge davvero tutto! Nascono anche nuovi sistemi operativi quali l’Android e i vecchi, quelli che nascevano dall’evoluzione del MS-DOS e di Windows, finiscono anch’essi stravolti nel tentativo, per certi versi, vano di inseguire una possibile concorrenza con l’Android in modo da conquistare nuove fette di mercato, altrimenti irrimediabilmente sottratto dai nuovi sistemi, per così dire, palmari. Tecnologia pervasiva quella dei sistemi palmari che impone anche nuove regole di mercato e nuovi costi. Per l’Occidente le cose non van certo bene, poiché da Oriente (Cina e Corea) provengono prodotti nuovi, di basso costo anche se non di sempre adeguata affidabilità, però questi nuovi brevetti e modelli invadono il mercato anche grazie al massiccio sviluppo della grande distribuzione.
Ormai tablet ed e-pad di vario genere sono tra le mani di tutti. I giornalisti non han più taccuino e fotocamera, ma solo un tablet che ha entrambe le funzioni oltre ad essere una piattaforma mobile sempre connessa alla rete e, quindi, alla sede della redazione, sulla quale scarica in tempo reale dati e notizie. Un nuovo modo di essere e di fare oltre che un vero cult!
Mentre l’Oriente, come il Leader del fumetto di Jean Graton, si prepara ad invadere il mondo sfruttando il desiderio della gente di essere connessa nella grande mente collettiva (e qui il richiamo ad Orwell o al Cervello Trappola della fantascienza è evidente), in un angoletto resta il vecchio povero libro fatto di carta stampata, per ora l’e-book non l’ha messo fuori causa, forse perché nell’e-book non c’è il profumo della carta e dell’inchiostro… Oppure sarà perché a leggere del Signore degli Anelli su un e-book, già di per sé magia, sparisce il fascino della magia delle favole?

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All’epoca di Bonaventura da Bagnoregio e oggi… (I)

Uno scritto di Bonaventura da Bagnoregio ha dei dettagli che possono illuminare il buio a mezzogiorno che caratterizza il nostro tempo…

Egli scrisse: “… sunt qui scire volunt tantum, ut sciant, et turpis curiositas est. Sunt qui addiscunt et scire volunt, ut sciantur, et turpis vanitas est. Et sunt qui scire volunt, ut scientiam vendant pro pecunia, aut honoribus, et turpis quaestus est. Sunt qui scire volunt, ut alios aedificent, et caritas est. Et sunt qui scire volunt, ut aedificentur, et prudentia est…”

E’ singolare come l’epoca attuale possa rassomigliarsi a quella che era il contesto del tempo in cui scrisse Bonaventura…
(segue)

 

 

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UN ALTRO 29 OTTOBRE…ERA IL 1949!

In Wikipedia ho trovato questo testo per un lemma davvero sconvolgente…

“Nell’ottobre del 1949 i contadini calabresi marciarono sui latifondi per chiedere con forza il rispetto dei provvedimenti emanati nel dopoguerra dal ministro dell’Agricoltura Luigi Gullo e la concessione di parte delle terre lasciate incolte dalla maggioranza dei proprietari terrieri. Interi paesi parteciparono a questa mobilitazione che vide circa 14 mila contadini dei comuni orientali delle province di Cosenza e Catanzaro scendere in pianura. Chi a piedi, chi a cavallo, con donne e bambini e gli attrezzi da lavoro, quando giunsero sui latifondi segnarono i confini della terra e la divisero, iniziando i lavori di preparazione della semina. Irritati per questa ondata di occupazioni alcuni parlamentari calabresi della Democrazia Cristiana si recarono a Roma per chiedere un intervento della polizia al Ministro dell’Interno Mario Scelba. I reparti della Celere si recarono quindi in Calabria e uno di loro si stabilì a Melissa (oggi provincia di Crotone) presso la proprietà del possidente del luogo, barone Berlingeri, del quale i contadini avevano occupato il fondo detto Fragalà. Questo fondo era stato assegnato dalla legislazione napoleonica del 1811 per metà al Comune, ma la famiglia Berlingeri, nel tempo, lo aveva occupato abusivamente per intero. La mattina del 29 ottobre 1949 la polizia entrò della tenuta e cercò di scacciare i contadini occupanti con la forza…”

E’ una storia che sembra uscire da quella delle “Terre del Sacramento”, solo che va oltre la storia… L’assurdo sta nel fatto che il barone Berlingeri possa essere andato dal Prefetto a chiedere l’intervento della Celere contro il Popolo, e questi, non più investito di regio potere, ma vestito del potere in Nome di Quel Popolo dal quale dovrebbe provenire l’esercizio del potere politico, abbia potuto asservirsi ai desiderata di una aristocrazia vecchia ed avara, screvra da ogni sentimento di carità o di che simile, egotisticamente ed egoisticamente arroccata nella difesa di biechi privilegi che avevano ed hanno, tuttora, il sapore del male!

In memoria di coloro che furono vilipesi, picchiati ed uccisi, anche dopo che avevano gridato ed applaudito la Celere dicendo “Ecco la Polizia della Repubblica Italiana”, con ciò volendo dire che si è sempre Popolo e si sta dalla stessa parte, chiedo un po’ di silenzio, un po’ di scuse e di inginocchiata richiesta di perdono a quelli che rimasero, che sopravvissero, in nome di quella Sacra Carta Costituzionale che costò il sangue di tanti e che, oggi, è vilipesa ed offesa dai tanti che sugli scanni delle aule del potere hanno dimenticato, come lo fecero all’epoca il prefetto e le congreghe sia a latere che sopra o sotto di lui, che essi sono al servizio del Popolo Sovrano…

Mi addolora che il detto “Difendi il figlio del povero” sia scritto solo sulle pareti della Vecchia Corte di Giustizia di Scotland Yard e non nel cuore e sulle labbra di chi il Popolo ha eletto a governare in Suo Nome…

Absit iniuria verbis!
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VICINO ORIENTE DI OGGI… (III)

Ombra ciceronianaAnalizzando ciò che si sta scrivendo in questi giorni a proposito dei rifugiati, credo d’aver inquadrato innanzitutto un fatto: ne parliamo come se fosse un fenomeno naturale alla pari con una goccia d’acqua sotto il microscopio…
In realtà il fenomeno non è naturale!
Tra 2,4 milioni di anni e 1,7 milioni di anni fa si sarebbero verificate due importantissime migrazioni dall’Africa (Olduvai) verso l’Eurasia delle specie umane Homo Erectus e poi Homo Sapiens.
Le cause sono abbastanza dibattute per questa migrazione che avrebbe popolato l’Eurasia. Da una parte la contrapposizione con scimmie carnivore dei primi ominidi e dall’altro l’ipotesi del cosiddetto “Sahara umido” che determinò le migrazioni faunistiche di varie specie e, così e di conseguenza, gli ominidi sarebbero partiti alla ricerca di cibo e/o di spazi più ampi per la propria esistenza (areale di influenza).
È opportuno considerare che, presumibilmente, la velocità della migrazione è stata calcolata in 1 km all’anno via terra e 3–4 km annui lungo le coste. Come si vede si tratta di velocità assai basse ed in linea con l’evoluzione di una specie che muta mentre si muove verso altre terre.
Siamo assai lontani dal viaggio del padre Abram da Ur dei Caldei verso la Terra Promessa, oppure degli Hyksos verso l’Egitto o, ancora, della calata degli Hittiti verso il Medio Oriente o, sempre più ancora, l’invasione dei Popoli del Mare e l’arrivo, prima degli Achei e poi dei Dori nell’Ellade.
Così come siamo assolutamente lontani dalle invasioni barbariche verificatesi tra il 200 ed il 476 d.C. o ancora le scorrerie dei Tartari o le invasioni dei Mongoli ai danni della Cina e verso la Russia.
Questa migrazione di massa, di una massa evolutiva di individui non ancora perfettamente in linea con quella che diventerà la specie dominante del Pianeta Terra, segue indirizzi istintivi e/o determinati dalle pure e semplici forze della natura dispiegate su un pianeta dove la vita è ancora ospite che debba lottare per affermare la propria presenza.
Mancando di capacità di navigazione, questa umanità ominidica seguì percorsi strani attraverso il Caucaso e la Turchia e, strada facendo, perse numerosi gruppi che si diressero verso altre parti del mondo che non fossero il Nord dell’Eurasia.
Le migrazioni che ho nominato poco più sopra appartengono ad una diversa concezione di base: alcune nascono come tipiche del nomadismo di alcune popolazioni interessate, nella loro scarsa stanzialità che si riflette sempre nella necessità di trovar nuovi pascoli, se allevatori, o nuovi territori di caccia, se cacciatori.
Una carestia, la favolosità dei racconti su certe terre o le ricchezze millantate su altre possono essere il momento critico iniziale che può determinare l’avvio di una migrazione, prima di piccoli gruppi esploranti e poi del grosso di un popolo. Unni, Vandali, Goti, in origine, si son mossi in questo modo da luoghi originari, a seguito di spinte di altri popoli, di carestie e pestilenze lasciarono le terre di origine migrando verso altre e sotto le spinte laterali di, che so io, Sciti e Sarmati si spostarono verso Occidente dove comunque si favoleggiava di questo Impero Romano che, tuttavia, era ormai in una inarrestabile decadenza, ed anche gli Ezio o i Papa Leone poco poterono per arginare la pressione sempre crescente fino al sacco di Roma che segnò la fine anche del mito di Roma l’Invincibile.
Va precisato che, in certi casi, i barbari invasori trovarono ad attenderli i primi gruppi esploranti inviati e che erano divenuti parte dell’Impero e con quelli si scontrarono, anche perché l’essere “cives romanus” era il più grande tesoro personale dell’antichità…
Se applichiamo il metodo di indagine fin qui praticato per disegnare i contorni delle invasioni e migrazioni di cui sopra, e dico se lo applichiamo alla migrazione di questo scorcio di nuovo secolo e millennio troviamo elementi di similitudine assai parziale ma, per lo più, rintracciamo elementi assolutamente nuovi.
Che l’Africa sub-sahariana sia stata interessata negli ultimi 20-30 anni da fenomeni di desertificazione importanti è sicuramente vero, ma che questi abbiano determinato l’enorme volume dei flussi migratori non è vero o, comunque, non è dimostrato.
Infatti, nella creazione dei flussi osservati entra in gioco un altro meccanismo assai complesso.
Verso la fine degli anni ’80 dello scorso secolo, fece scalpore l’intervista ad un cittadino albanese fuggito dal suo Paese che dichiarò: “son partito perché ho visto le trasmissioni della Rai con Pippo Baudo e gli altri spettacoli… L’Italia è un Paese ricco… Avrò maggiori possibilità…”
Nel 1994, il sottoscritto raccolse una testimonianza da una guida turistica marocchina che asserì: “i marocchini che vengono in Italia, almeno la maggior parte, fuggono da qui perché hanno dei problemi di inserimento sociale o con la legge e vogliono uscire dalle regolamentazioni di questo Paese (allora governato da Re Hassan)…”
Il flusso degli arrivi dall’Est Europeo conseguì alla apertura delle frontiere dei Paesi dell’ex-Patto di Varsavia e l’ingresso di alcuni di essi nell’area di influenza della Comunità Europea accelerò il processo.
Ma quello che accade con gli arrivi dal Nord-Africa e dal Vicino Oriente è una cosa che si raccorda con altri fatti anche se il miraggio dell’Occidente è, comunque, sempre molto forte, al punto comunque da spingere a vender tutto e ad imbarcarsi verso un’avventura che spesso ha come termine la morte o il finire schiavi di “caporali” che sfrutteranno i rifugiati nel paese di finale destinazione.
Le Primavere Arabe e i regimi fondati sui fondamentalismi islamici, sulla jihad, sulla sharìa e le altre amenità, per così dire, di quelle regioni, hanno creato frotte di rifugiati politici delle più diverse etnie e dei più diversi credi religiosi sempre islamici ovviamente!
Ma i migranti che arrivano sui barconi perché hanno intrapreso il viaggio verso l’ignoto?
Problemi politici, sì, problemi sociali, sì, povertà, sì e forse anche fame e denutrizione, ma i flussi sono elevatissimi e pur se non pienamente organizzati e diretti al punto da avere i connotati di una vera invasione, in fondo non vengono armati a conquistare, hanno però delle caratteristiche preoccupanti e resta oscura la spinta reale.
Il detto jihadista “Vi colpiremo dall’interno, vi invaderemo…” sembra più una forma di comunicazione nuova, di nuovo deterrente più che un disegno realizzato anche se, strategicamente è un indirizzo assai forte e non è escluso che sia stato abbozzato ed in parte avviato.
Restano donne, bambini ed uomini che si dicono in cerca di una occupazione e di un nuovo futuro, ma dove?
L’Occidente vive una delle crisi peggiori dal 1929 ma possiede milioni di posti di lavoro non più occupati dagli occidentali ma con tariffe di vero sfruttamento: ma questo i migranti non lo sanno e lo scoprono solo, loro malgrado, quando hanno varcato le frontiere delle destinazioni finali…

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VICINO ORIENTE DI OGGI… (II)

Ancora dalla Radio! Su Radio3 Mattina – Prima Pagina di oggi Ugo Tramballi, commentando un intervento di un radioascoltatore, ha detto che “Quando, dopo la caduta dell’URSS e la sua dissoluzione, gli USA son rimasti l’unica vera superpotenza, al momento nel quale sono stati attaccati, han reagito spropositatamente…”

Sinceramente, resto perplesso perché l’attacco alle Torri del WTC non si può definire certamente un tiro di biglie con la fionda!

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Si può essere, invece, d’accordo sul fatto che l’assenza di un equilibrio fra diverse potenze possa garantire una certa qual stabilità al pianeta.

Un altro ascoltatore ha ipotizzato che l’assenza della realizzazione degli Stati Uniti d’Europa possa aver contribuito ad impedire che, ad esempio, nella crisi siriana intervenisse una stabilizzazione efficace…

In realtà credo che la cosa sia un po’ più complessa!

Se da una parte è vero che se la UE avesse una maggiore coesione e possibilità di azione congiunta diplomatica e di altro genere, essendo una entità forte nel Bacino del Mediterraneo avrebbe un minimo di potere contrattuale e di dissuasione, invece, dall’altra è vero che essa è composta da soggetti che trattano le questioni comunitarie come fossero cose del giardino di casa propria (leggasi azione della Germania e della Francia), mentre le questioni esterne come se fossero solo loro a decidere!

Questo atteggiamento determina un peso irrisorio alle azioni congiunte ed un maggior peso a quelle individuali.

Il regime di Assad è probabilmente responsabile di buona parte della crisi siriana ma, ab origine, c’è una serie di colpe che risalgono ai primi anni del ‘900.

All’epoca, nel Medio Oriente imperava la Sublime Porta di Costantinopoli, ovvero la Turchia, la quale estendeva il proprio dominio sull’Arabia e fino al Mar Rosso dove c’era la roccaforte di Aqaba con i suoi cannoni puntati contro la riva Egiziana, dove imperava la Gran Bretagna o Regno Unito.

Dopo la sconfitta turca nella guerra italo-libica, allo scoppiare della Grande Guerra, poiché la Turchia era alleata con gli Imperi Centrali, la Gran Bretagna con poco sforzo, data l’insofferenza araba di Feisal contro il giogo turco, invia il tenente Lawrence a fomentare la rivolta contro i turchi.

Questi con un’azione degna di Cesare o Alessandro, attraversando il Nefud con una schiera di bedù assai composita, arrivò alle spalle di Aqaba e la conquistò e poi, come maggiore Lawrence, arrivò fino a Damasco.

Con questa azione la Gran Bretagna prendeva possesso della Siria e della Palestina e completava il suo sogno di dominio dell’area fondando uno stato, quello siriano cosa che fu fatta di concerto con i francesi che furono in Siria dal 1920 al 1946.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, più volte, la Germania hitleriana cercò di intrufolarsi nell’area cercando di fomentare disordini senza riuscirci mai.

L’interesse per l’area è rimasto a Francesi e Tedeschi così come i problemi legati all’assemblaggio degli stati, fatto a tavolino, con popolazioni di etnie, tradizioni e fedi diverse costituisce sempre una pericolosa manovra alchemica.

Anche se la Siria ha una prevalenza di fede sunnita, esistono ampie fasce di altre impostazioni nell’ambito della stessa professione islamica e, come ha insegnato la caduta di Saddam in Iraq, hanno una certa tendenza combattersi vicendevolmente alla ricerca di quel califfo o anche di un mahdi che riconduca le bandiere verdi o nere a Costantinopoli, perché il Mahdi del Sudan disse a Gordon Pashà: “Il Profeta mi ha indicato che debbo pregare nelle moschee del Cairo, di Damasco e di Costantinopoli…”

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Chissà se gli storici tedeschi, sull’onda delle impostazioni hegeliane, hanno mai visto le cose sotto questo punto di vista, ovvero: non è che per caso i califfi vogliono andare anche sotto le mura di Vienna?

Stavolta mancherebbe Giovanni III Sobieski o Eugenio di Savoia a fermarli…

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VICINO ORIENTE DI OGGI… (I)

Su Radio3 Mattina – Prima Pagina di oggi Ugo Tramballi ha fornito alcune belle indicazioni su fatti del Vicino Oriente. La riflessione sul fatto che la Turchia potrebbe finanziare o ha finanziato l’ISIS per evitare che potesse nascere un Curdistan Indipendente è molto forte! Che poi l’ISIS abbia saccheggiato gli arsenali dell’IRAQ ed abbia armi in abbondanza e, sia pur con i problemi di parti di ricambio che sarebbero scarse, possiede risorse finanziare adeguate per andar sul mercato nero a procurarsi ciò di cui ha bisogno, anche perché è vero che occupando i siti archeologici dicono di distruggerli ma, in realtà, ne asportano pezzi di valore per rivenderli ai nababbi degli Emirati, per le loro squisite collezioni, è un po’ la ciliegina sulla torta costituita da un Occidente che, davvero, si può dire abbia, mediamente, la sveglia al collo, l’anello al naso e l’ossetto trasversale tra i capelli (magari anche con l’aggiunta del reggicoda…)!

Spesso mi chiedo come si possa fare ad costruirsi una corretta visione delle cose, fondandola su una informazione di base almeno corretta e corrispondente alla realtà.

E la domanda si fa sempre più urgente e frequente proprio perché la complessità apparente di molte questioni alza un polverone nel quale non ci si raccapezza poi molto.

In realtà la nebbia mi sembra puramente mediatica, perché se si analizza la situazione attuale da un punto di vista storico e se si fanno i dovuti collegamenti, allora le cose appaiono un po’ più chiare e la verità manifesta.

L’Iran, alleato degli USA ai tempi dello Shah, era la porta per controllare l’Afghanistan e i Paesi dell’area Indiana che da sempre erano nelle mire della Russia e quindi gli USA, all’epoca antagonisti della Russia (CCCP o URSS), avevano bisogno di quell’alleato nell’area. Israele era un altro tassello stretto come era fra Siria ed Egitto che erano in strettissimi rapporti con Mosca.

La Turchia, in ambito NATO, era la porta di controllo del Medio-Oriente e dei Dardanelli e del Mar Nero dove comunque c’erano le basi della Marina Sovietica.

L’Iraq era ancora un Paese che residuava all’area di influenza del Regno Unito (UK), ma con la caduta del regime dello Shah e l’ascesa khomeinista divenne il punto di forza dell’area anche perché i Russi erano intervenuti in Afghanistan. Saddam coadiuvato da Tariq Aziz aveva la forza, col suo Partito Ba’ath, di tenere in piedi una coalizione in equilibrio sì instabile ma pur sempre un equilibrio grazie al fatto che il Kuwait e l’Arabia Saudita servivano a stabilizzare comunque l’area dove si affacciava anche lo Yemen filosovietico e comunque marxista.

Quel che è accaduto con il fallimento sovietico in Afghanistan, con la guerra Iraq-Iran, con la invasione del Kuwait, la Prima e la Seconda Guerra del Golfo, la caduta di Saddam e prima con l’11 Settembre, Al-Qaeda, Osama bin Laden ed annessi e connessi lo sappiamo assai bene tutti.

Un elemento va segnalato come discordante nello scenario generale di opposizione netta che si poteva avere in un certo periodo: l’accordo di pace Begin-Sadat fu forse dovuto anche ad un allentamento della politica fredda tra Mosca e Washington.

Ma proprio in questo anello discordante si innesta ora l’azione Mosca-Washington che pare davvero concertata: Obama molla sul petrolio iraniano riaprendo il dialogo e Putin va all’assalto per salvare Bashar al Assad il cui crollo sotto l’attacco dell’ISIS creerebbe i presupposti per la chiusura del Medio Oriente, specie dopo le Primavere Arabe sfuggite ad ogni controllo. In questo modo mentre Putin va a svolgere un ruolo che l’Occidente non può porre assumere, per via dei compromessi tedeschi e francesi compiuti nell’area ed anche perché gli Usa non possono sobbarcarsi l’onere di un nuovo fronte, Obama mette a posto la situazione con l’Iran recuperando un partner importante per Damasco che così diventa la nuova testa di ponte nel Vicino Oriente per impostare il contrasto all’ISIS che finora era stato un po’ sottovalutato forse per via di quel senso di superiorità dell’Occidente che deriva da un trio di eventi che han fatto storia, ovvero Roncisvalle, Lepanto e Vienna.

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Nella partita a scacchi in atto si sono poi inseriti altri pezzi o anche altri giocatori.

Premesso che l’Europa Merkeliana ed Hollandica è abbastanza bloccata da disequilibri interni e da giochi di potere piuttosto intricati, il Santo Padre, col suo annuncio riguardo ai profughi/rifugiati ed il richiamo alle coscienze, ha spiazzato il Cancelliere tedesco, che già era rimasto sorpreso dall’attacco di torri effettuato da Obama disinnescando la situazione iraniana, ha mandato avanti gli alfieri e s’è preso un po’ di siriani fuggiaschi appena poco prima che Putin avanzasse con la regina appoggiata da torri e cavalli.

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Ora, a questo punto, c’è da chiedersi Quis necabit equitem Isidis?

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6 AGOSTO 1945

losguardo allucinatoacq3 losguardo allucinatoacq1 losguardo allucinatoacq2Enola Gay compie una ultima evoluzione… Ha un sussulto… Tutti poi vanno a guardare, Paul Tibbets in testa…
Forse erano sguardi curiosi, ma dopo saranno sguardi allucinati di fronte all’orrore di quel giorno… Come disse un tecnico di Alamogordo dopo una prova: “Now we are all sons of bitches…”
Una nube che, forse, s’era vista solo all’epoca di Sodoma e Gomorra, si alza lenta e greve verso il cielo. Non già un’oblazione pura e semplice come quella di Melchisedek, sommo sacerdote di Salem, ma come una nuova pianta micotica che, con la sua nascita e rapida evoluzione, indica il sorgere di una nuova era…
In un giardino montano, forse sull’Ararat, dice il Libro dei Libri “…stavano due alberi: quello della vita e quello della conoscenza del bene e del male…”, uno solo fu violato in quei momenti primordiali e prima che la storia fosse, l’altro lo fu nel secolo scorso e non solo per il nuovo fungo ma anche per gli orrori sui campi della Marna, nei campi di morte come quello di Auschwitz o nella foresta di Katyn…
E’ singolare che l’aereo che portava il nome d’una donna, ed è la donna a portare in sé la nuova vita, abbia lasciato cadere il seme spaventoso di una nuova era…
Settanta anni dopo, il lieve rintocco, lugubre tuttavia, di una campana, alla quale fanno via via eco le altre, indica l’istante del dramma, quello nel quale l’uomo, come disse Robert Oppenheimer “…conobbe davvero il peccato…”, il giorno nel auqle si sarebbe detto sempre con le parole di una citazione fatta da lui “…ecco, son diventato la morte, il distruttore dei mondi…”
Pensando a quel giorno, vien da pensare che dal cielo si volga alla terra lo sguardo allucinato del primo uomo che, con orrore, volge i suoi occhi al cielo e alla terra, mentre in alto si leva, come una pianta precoce e quasi virulenta, il fungo e, sulla terra, si ode quello che Asimov, nel “Tiranno dei Mondi”, avrebbe definito “il canto della morte”, il tetro rintoccare del contatore Geyger che misura le particelle che portano la morte…
La storia non può ancora riuscire a giudicare questo fatto perché, purtroppo, siamo ancora intrisi nel fango risultante dalla pioggia che seguì all’inferno scatenato in terra, poiché il cielo pianse e cercò di lavar via l’onta del fatto…
Pensando a quel giorno, a quegli attimi che sono segnati nella storia del mondo per sempre (basterebbe pensare a quegli isotopi fissati nel tererno e che decadranno in qualche milione di anni), ho immaginato uno sguardo che dall’alto si volge al mondo, uno sguardo quasi smarrito: “il Tuo sguardo mi fissi e penetri…”
Nessun’altra parola!
Come laggiù, dopo l’ultimo rintocco, segue…il silenzio!

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QUEL LONTANO PLUTONE…

Fra poco meno di tre ore e mezza, la sonda New Horizons passerà vicinissima a Plutone ed ai suoi gregari che se ne stanno lì, sul limitare del niente che sta più in là del limite del Sistema Solare, vicinissimo dunque all’inizio di quell’oltre che va sino all’infinito.

Ho guardato alcune immagini di Plutone riprese dalla NASA: è una palla colorata di rossastro, un po’ come Marte, ma con la differenza che il colore non è quello di metalli ossidati ma di reazioni fra idrocarburi nella atmosfera di quel lontano pianeta.

Mi ha fatto uno strano effetto guardare quell’oggetto sulla soglia dell’infinito. Di fronte alla grandezza dell’universo quanta poca figura fanno le tante ignobili bassezze che viviamo sul nostro mondo! Ho letto dei commenti sull’articolo che posto più in basso: molti sono stati del tenore delle battutine su “Salvini” o su qualche altra cosa di questi giorni… Nessuno è stato pervaso dallo stupore di pensare a quel luogo lontano ove inizia la prateria sconfinata dello spazio infinito, quello che si estende fino ad altri sistemi stellari in quell’oltre, per l’appunto, che solo la mente può immaginare… Eppure di fronte a questa grandezza non riusciamo a rifuggire le stupide vertenze che si agitano sulla Terra… Quante guerre son state combattute perché fosse affermato un qualche predominio in Europa? Dal 476 d.C. forse non si riescono a contare, ma son tante, troppe! E tutte hanno mostrato che non si costruiscono imperi senza il consenso del popolo o dei popoli. E’ questa una cosa che la nazione germanica, persa nel suo sogno di unità delle genti tedesche, nel sogno di predominio che fu di Arminio e poi si trasferì sino a Bismarck ed oltre fino a noi, non capirà mai… Sul limite di quel niente che è il tutto dell’infinito, credo si percepisca il senso di inutile vanità di tutte le cose terrestri. Da quel luglio del 1969, giorno nel quale fu conquistato lo spazio, si posò il piede su una parte dell’oltre, il confine dell’oltre si è spostato e giunge lì, lontano assai da noi, ai confini del Sistema Solare dove se ne sta Plutone come l’antico e mitico personaggio che, oltre la palude Stige, silenzioso attendeva l’arrivo dei mortali… Fra poco ci sarà un incontro fra una manifestazione della natura ed un oggetto che è stato costruito dall’uomo e che è andato così lontano nell’oltre… Mi tornano alla memoria le parole di Bertrand Russell: “…Sappimao così poco, eppure sappiamo così tanto! Ma quel che è più sorprendente che conoscenze così limitate ci diano così tanto potere…” Parlava forse della bomba su Hiroshima o di qualcosa che aveva a che fare con l’aver violato qualche legge della natura, ma forse parlava anche di questi oggetti complicati eppure semplici che hanno varcato il vuoto per portare l’uomo in quell’oltre che non potrebbe mai raggiungere altrimenti, almeno per ora… La mia generazione è cresciuta guardando con stupore ed interesse a quei primi passi sulla Luna, ai viaggi delle sonde Voyager e Pioneer e poi fino a Rosetta… Nei nostri scritti d’un tempo forse sognavamo le stelle, ma non le abbiamo raggiunte! Siamo ancora legati alla gravità della Terra che non è solo la forza di Newton… Forse, all’una e trenta di oggi avremo una nuova occasione per guardare nello specchio dell’oltre, verso l’infinito che ci portiamo anche dentro: forse faremo alla fine quel balzo… Plutone, forse con un sorriso accondiscendente, ci starà aspettando, là dove ha inizio la prateria vera, la nuova frontiera, dove parte la via verso l’infinito…

  pluto

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24 Maggio 1915 – 2015… (I)

Stamattina il Presidente della Repubblica, Mattarella, parlando della Grande Guerra ha commentato che “…poteva essere evitata…” e che “…è stata guerra sporca, di trincea, ben lontana dalla retorica della vittoria…” Son d’accordo sulla seconda considerazione, ma sulla prima dissento poiché la Guerra del ’15-’18 nacque e si sviluppò come guerra fra nazioni che erano legate da un meccanismo di alleanze che legarono le mani a tutti una volta che il conflitto fu scatenato. Resta da considerare e da individuare quale sia stata la causa scatenante. La storia che sia partito tutto da Serajevo non è soddisfacente come ipotesi in quanto esistono tracce documentali negli archivi dell’Imperial Alto Comando Austroungarico che mostrerebbero come a Vienna si fosse a conoscenza che fosse in preparazione una qualche azione contro la visita dell’arciduca, lo stesso Kaiser Wilhelm alla notizia dell’attentato pare abbia commentato che “adesso Vienna non può non entrare in guerra”! Il Kaiser Wilhelm aveva un grosso complesso d’inferiorità verso i suoi parenti a Londra e si riteneva minacciato dal Regno Unito e dalla sua alleanza con la Francia, ancora nemica dopo la guerra del 1866. Ad Est il Kaiser vedeva la possibilità di conseguire dei rafforzamenti nell’ottica di veder realizzata una mitteleuropa campo di influenza e supremazia di una Grande Germania che fosse l’unione di tutte le genti di lingua tedesca. L’Italia, che pure era alleata con l’Austria-Ungheria e con la Germania, aiutò i soldati serbi a porsi in salvo sulle coste dell’Adriatico mediante una operazione marinara che vide coinvolta la Flotta e di cui si è sempre parlato poco. Nel mentre compiva questa azione, per così dire, umanitaria, l’Italia si apriva ad un’alleanza con Inghilterra e Francia (il che poi le valse durante la guerra la famosa Strafexedition…) e così una nuova alleanza veniva a costruire un nodo difficile da sciogliere. Quando ci si preparò alla guerra, tutti avevano l’esperienza delle guerre dell’800, anche se già la Guerra con la Turchia per la Libia aveva mostrato, con il primo impiego dell’arma aerea e con il tentativo del forzamento dei Dardanelli, che molte cose andavano mutando, ma tutti commisero l’errore imperdonabile di ritenere che l’evoluzione delle armi non ci sarebbe stata. Così sul fronte francese fecero la loro comparsa i carri armati (tank all’inglese per via delle primitive forme a cassone-serbatoio) e l’impiego dei gas asfissianti (la famosa iprite che prese il nome da Ypres – luogo dle suo primo impiego). Ma si arrivò subito alla guerra di trincea, statica, stazionaria e di fronteggiamento. Sul fronte italiano fu subito guerra di posizione e sulle Alpi addirittura fu riesumata la guerra delle mine alla Pietro Micca. Prima dello scoppio della guerra non si sapeva bene come si sarebbe combattuta. A Berlino, si pensava ad un attacco che seguisse le indicazioni desunte addirittura dalle guerre napoleoniche e cioè di attaccare la Francia dalle Fiandre e dai Paesi Bassi evitanto, in questa maniera, i confini montuosi posti più a sud. L’esercito russo dopo le batoste della Crimea aveva cambiato assai poco la sua struttura che si fondava su grandi masse manovriere, la cavalleria cosacca e poco più. Contrariamente alla idee bellicose del Kaiser, la Germania non era preparata ad entrare in guerra e Moltke aveva avvisato spesso il suo capo di tutto ciò. Con estrema probabilità, la scintilla che fece divampare tutto fu nella coppia costituita dalle idee bellicose del Kaiser e dal suo pangermanesimo ideale che si contrappose al meccanismo delle alleanze fra nazioni diverse. Perciò, quando si raffreddarono i rapporti fra Francia e Germania fu inevitabile il coinvolgimento dell’Inghilterra. Alla stessa maniera fu per altre nazioni. L’inevitabilità del conflitto risiedè in questo perverso meccanismo sul quale non avevano potere i popoli ma solo i regnanti. Similmente una decisione infausta come quella di minacciare la navigazione nell’alto Atlantico, con l’affondamento del Lusitania (che trasportava non solo passeggeri…), portò nel 1917 gli USA ad entrare in guerra, controbilanciando la rotta di Caporetto sul fronte italiano. A distanza di un secolo ancora si discute delle reali cause, ma sulla evitabilità del conflitto non si può avere dubbi: la diplomazia aveva le mani legate dalla sua stessa azione e costituzione e così pure i rapporti fra le nazioni che erano regolati direttamente dai sovrani come il Kaiser Wilhelm, King George V e dallo Czar Nicola II di tutte le Russie. Non esisteva una Società delle Nazioni che comunque non evitò la Seconda Guerra Mondiale… In fondo commettiamo sempre dei grandi errori! Se guardiamo la carta geografica d’Europa di oggi scopriamo che non è dissimile da quella che risaliva al 1914 con le modifiche del 1918… La Germania tentò il riscatto dell’umiliazione di Weimar a Compiegne… Dopo un secolo possiamo ben dire che le Guerre del ‘900 sono state un unico conflitto che non è mai terminato… Ancora oggi non sembra finito, c’è un Lawrence d’Arabia di diverso colore e religione che cerca di arrivare a Damasco…Ombra ciceroniana

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OGGI, 5 MAGGIO, E’ UN GIORNO PARTICOLARE…

PersonaggiostoricodiRoma2Lasciando la parola ad un Grande della Letteratura Italiana…

« Ei si nomò: due secoli,
l’un contro l’altro armato,
sommessi a lui si volsero,
come aspettando il fato;
ei fe’ silenzio, ed arbitro
s’assise in mezzo a lor. »

(Alessandro Manzoni, Il cinque maggio, vv 49-54)

Ma come ogni cosa,

“Ei fu. Siccome immobile,
 dato il mortal sospiro,
 stette la spoglia immemore
 orba di tanto spiro…”

con la data del 5 maggio 1821 finiva un’epoca, quella napoleonica, che si era innestata su quella della Rivoluzione Francese e che aveva cambiato il volto dell’Europa, aveva diffuso gli ideali di quel grande evento, purtroppo con la guerra, ma aveva anche diffuso nuove idee in materia di diritto ed anche di scienza.
Gli errori di Napoleone furono quelli di tutti i grandi condottieri che ebbero, ad un certo punto della loro vita, il miraggio di conquistare il mondo come aveva fatto Alessandro! Alessandro fu sconfitto dalla morte prematura e dall’aver raggiunto terre che, per la sua epoca, eran troppo distanti dai suoi centri di potere. Anche Cesare si arrestò sul limitare di quel che poi fu il Vallo di Adriano e nessun romano conquistò mai la terra dei Parti! Similmente Napoleone non sconfisse l’Inghilterra e fu arrestato nel suo tentativo di conquistar la Santa Madre Russia. Dopo di lui, Adolf Hitler commise, fortunatamente, gli stessi errori. Napoleone fu grande come stratega e come generale, ma col tempo perse di vista quella base tattica, da ufficiale di artiglieria, che lo aveva portato così in alto!
Forse, al momento di chiudere gli occhi avrà ricordato di quando, anni prima, all’ombra delle piramidi aveva contemplato il suo destino…

Forse non ci sono immagini che possano descrivere meglio quest’uomo di quelle di Eugene Delacroix e Paul Delaroche…
NAPOLEONE001napoleone002

La prima ricorda Napoleone che varca le Alpi: il primo dopo Annibale ad invadere l’Italia con un esercito organizzato (i barbari erano solo “calati” al di qua…), mentre la seconda ricorda lo stesso uomo al momento dell’abdicazione a Fontainebleau.
Ma forse, l’immagine che potrebbe render meglio la figura di Quest’Uomo è quella nel quale si trasfigura in un personaggio da leggenda…
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A Sant’Elena, Napoleone era già ormai l’ombra di sé stesso e le ombre, ormai, non appartengono più alla Storia…

 

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