Siamo negli anni ’60 ed il fumetto d’autore sta cominciando a conquistare l’interesse dei più giovani lettori.
Una testata famosissima dell’epoca, il Corriere dei Piccoli, sforna le avventure di Michel Vaillant ed in una di queste, Il fantasma di Le Mans, uno dei più grandi oppositori ed antagonisti del pilota francese, il Leader, tira fuori una battuta significativa: “…e con le mie vetture invaderò il mondo!”
Diceva così perché i suoi prototipi sfruttavano tecnologie avanzatissime nella motoristica e nei materiali.
Di fatto ed in sostanza, la tecnologia individua col suo livello il grado di competitività di una nazione, di un’impresa o di un individuo.
Se pensiamo ad un’epoca un po’ più discosta dalla nostra, a quel periodo che si situa intorno all’epoca della Envencible Armada (siamo tra il 1585 ed il 1604), possiamo ben comprendere l’importanza che può avere la tecnologia nel determinare le sorti di un conflitto. Il vascello inglese sconfigge i pesanti galeoni spagnoli grazie alla presenza di cannoni più pesanti ed un affusto più maneggevole.
Ma torniamo al nostro tempo! Circa vent’anni fa, fece la sua prima comparsa, prorompente sin dall’inizio, il telefonino cellulare. Da subito sembra, più che uno strumento di lavoro e di comunicazione, uno status symbol. La sua diffusione è immediata e in breve pervade tutto e tutti! La sua diffusione avanza anche se, inizialmente, è un prodotto non a buon mercato. Ma presto le soluzioni più costose, si pensi al povero Iridium, vengono abbandonate surclassate dalla tecnologia del nuovo che avanza imperturbabile, che tende a diffondersi ovunque quasi fosse un odore pervasivo che tutto sembra appestare! Ma c’è un altro fatto, meno evidente dapprima, ma che poi emerge nella sua chiarezza: la nuova tecnologia, con i suoi codici GSM e UMTS, stravolge tutto e sembra prendere anche l’animo o la mente in modo completo, al punto da inventare anche un nuovo stile di vita e ad introdurre nuovi comportamenti ed atteggiamenti oltre che modi d’uso delle tecnologie informatiche. Il passaggio dal cellulare all’e-pad, al tablet e alle mille nuove diavolerie simili è assai breve e stravolge davvero tutto! Nascono anche nuovi sistemi operativi quali l’Android e i vecchi, quelli che nascevano dall’evoluzione del MS-DOS e di Windows, finiscono anch’essi stravolti nel tentativo, per certi versi, vano di inseguire una possibile concorrenza con l’Android in modo da conquistare nuove fette di mercato, altrimenti irrimediabilmente sottratto dai nuovi sistemi, per così dire, palmari. Tecnologia pervasiva quella dei sistemi palmari che impone anche nuove regole di mercato e nuovi costi. Per l’Occidente le cose non van certo bene, poiché da Oriente (Cina e Corea) provengono prodotti nuovi, di basso costo anche se non di sempre adeguata affidabilità, però questi nuovi brevetti e modelli invadono il mercato anche grazie al massiccio sviluppo della grande distribuzione.
Ormai tablet ed e-pad di vario genere sono tra le mani di tutti. I giornalisti non han più taccuino e fotocamera, ma solo un tablet che ha entrambe le funzioni oltre ad essere una piattaforma mobile sempre connessa alla rete e, quindi, alla sede della redazione, sulla quale scarica in tempo reale dati e notizie. Un nuovo modo di essere e di fare oltre che un vero cult!
Mentre l’Oriente, come il Leader del fumetto di Jean Graton, si prepara ad invadere il mondo sfruttando il desiderio della gente di essere connessa nella grande mente collettiva (e qui il richiamo ad Orwell o al Cervello Trappola della fantascienza è evidente), in un angoletto resta il vecchio povero libro fatto di carta stampata, per ora l’e-book non l’ha messo fuori causa, forse perché nell’e-book non c’è il profumo della carta e dell’inchiostro… Oppure sarà perché a leggere del Signore degli Anelli su un e-book, già di per sé magia, sparisce il fascino della magia delle favole?
UN ALTRO 29 OTTOBRE…ERA IL 1949!
In Wikipedia ho trovato questo testo per un lemma davvero sconvolgente…
“Nell’ottobre del 1949 i contadini calabresi marciarono sui latifondi per chiedere con forza il rispetto dei provvedimenti emanati nel dopoguerra dal ministro dell’Agricoltura Luigi Gullo e la concessione di parte delle terre lasciate incolte dalla maggioranza dei proprietari terrieri. Interi paesi parteciparono a questa mobilitazione che vide circa 14 mila contadini dei comuni orientali delle province di Cosenza e Catanzaro scendere in pianura. Chi a piedi, chi a cavallo, con donne e bambini e gli attrezzi da lavoro, quando giunsero sui latifondi segnarono i confini della terra e la divisero, iniziando i lavori di preparazione della semina. Irritati per questa ondata di occupazioni alcuni parlamentari calabresi della Democrazia Cristiana si recarono a Roma per chiedere un intervento della polizia al Ministro dell’Interno Mario Scelba. I reparti della Celere si recarono quindi in Calabria e uno di loro si stabilì a Melissa (oggi provincia di Crotone) presso la proprietà del possidente del luogo, barone Berlingeri, del quale i contadini avevano occupato il fondo detto Fragalà. Questo fondo era stato assegnato dalla legislazione napoleonica del 1811 per metà al Comune, ma la famiglia Berlingeri, nel tempo, lo aveva occupato abusivamente per intero. La mattina del 29 ottobre 1949 la polizia entrò della tenuta e cercò di scacciare i contadini occupanti con la forza…”
E’ una storia che sembra uscire da quella delle “Terre del Sacramento”, solo che va oltre la storia… L’assurdo sta nel fatto che il barone Berlingeri possa essere andato dal Prefetto a chiedere l’intervento della Celere contro il Popolo, e questi, non più investito di regio potere, ma vestito del potere in Nome di Quel Popolo dal quale dovrebbe provenire l’esercizio del potere politico, abbia potuto asservirsi ai desiderata di una aristocrazia vecchia ed avara, screvra da ogni sentimento di carità o di che simile, egotisticamente ed egoisticamente arroccata nella difesa di biechi privilegi che avevano ed hanno, tuttora, il sapore del male!
In memoria di coloro che furono vilipesi, picchiati ed uccisi, anche dopo che avevano gridato ed applaudito la Celere dicendo “Ecco la Polizia della Repubblica Italiana”, con ciò volendo dire che si è sempre Popolo e si sta dalla stessa parte, chiedo un po’ di silenzio, un po’ di scuse e di inginocchiata richiesta di perdono a quelli che rimasero, che sopravvissero, in nome di quella Sacra Carta Costituzionale che costò il sangue di tanti e che, oggi, è vilipesa ed offesa dai tanti che sugli scanni delle aule del potere hanno dimenticato, come lo fecero all’epoca il prefetto e le congreghe sia a latere che sopra o sotto di lui, che essi sono al servizio del Popolo Sovrano…
Mi addolora che il detto “Difendi il figlio del povero” sia scritto solo sulle pareti della Vecchia Corte di Giustizia di Scotland Yard e non nel cuore e sulle labbra di chi il Popolo ha eletto a governare in Suo Nome…
Absit iniuria verbis!