Di J.A.S.T. – Just Another Spy Tale, attesissimo e rivoluzionario romanzo di Lorenza Ghinelli, Daniele Rudoni e Simone Sarasso, ho già avuto modo di scrivere, su queste pagine, qualche giorno fa. Nel post, preannunciavo il passaggio su NonSoloNoir del blog tour organizzato in occasione dell’uscita del romanzo, e promettevo la pubblicazione di una mini-intervista esclusiva a Simone Sarasso, leader del collettivo di autori responsabili dello strano oggetto letterario.
Be’, eccomi qui, onorato di poter ospitare Simone per questa ottava tappa del “J.A.S.T. Blog tour”, e pronto a tenere fede alla mia promessa…
Simone, J.A.S.T. sta per “Just Another Spy Tale” – ancora una storia di spionaggio… ma ce n’è davvero bisogno? Che ruolo svolge, oggi, il racconto spionistico?
Come già mi trovai a scrivere anni addietro: non servono bombe, né pistole o coltelli. La guerra si fa con le spie. Valeva durante la Guerra Fredda e vale assai di più ora, nell’era della comunicazione estrema e costante, nel mondo globalizzato e connesso.
E poi, che vuoi che ti dica? Non sono mai sazio di stronzate alla James Bond…;-)
J.A.S.T. è stato lanciato come il “primo serial tv su carta”; quali sono le sue particolarità stilistiche e narrative?
Il lettore che si porterà a casa J.A.S.T. si sarà assicurato 7 ore e rotti di divertimento. Mentre lo scrivevamo, avevamo in testa solo il referente televisivo: scrivevamo per uno spettatore, non per un semplice lettore. J.A.S.T. è un serial TV; solo che non serve la TV per guardarlo.
Non è un semplice romanzo. È il tentativo di far scattare la narrativa di genere di un livello, di creare un effettivo, massiccio cortocircuito tra due forme di entertainment (TV e libro) fino a fonderle in un unico nuovo media.
Date un’occhiata al packaging: non sfigurerebbe nella sezione DVD di un megastore o di un autogrill, non è vero?
Be’, questo è esattamente il tipo di messaggio che vogliamo lanciare al lettore: J.A.S.T. non è un romanzo come tutti gli altri. È il primo serial TV su carta.
Nella transizione da “Confine di Stato” e “Settanta” a “United We Stand“, sei passato dalla ricostruzione storica iper-realistica all’ucronia (o almeno si spera che lo scenario apocalittico di UWS sia destinato a rivelarsi tale); qual è il rapporto di J.A.S.T. con la “Storia”?
J.A.S.T. è imbevuto di Storia. Avendo assunto la direzione artistica del progetto, era inevitabile che la mia ossessione per la storia contemporanea filtrasse nei meandri dell’opera. La Storia di J.A.S.T. è storia segreta, raccontata da osservatori privilegiati, che hanno avuto accesso alle stanze dei bottoni e sono venuti a conoscenza di segreti irripetibili.
Tanto per capirci: in J.A.S.T. c’è la mia versione (ucronica, ça va sans dire) dei fatti di Ustica. Detta così, sembra un’atomica innescata in un garage di quindici metri quadri; invece, in confronto alle altre rivelazioni che nel libro vengono fatte sul lato oscuro del Novecento, questa brutta faccenda assomiglia di più a un petardo.
J.A.S.T. è stato scritto a sei mani con Daniele Rudoni e Lorenza Ghinelli. Vuoi parlarci di questa esperienza? Come e perché si dà il via ad un collettivo di scrittori? Come si procede per la scrittura?
Ho voluto chiamare in squadra Daniele e Lorenza per la grande stima che nutro nei loro confronti come narratori. Ho subito messo in chiaro, però, che la direzione artistica del progetto sarebbe stata mia. Credo che senza una regia una squadra non funzioni. Questo è il mio modo di vedere la faccenda e l’unico in cui riesco a far girare le cose (è il mio personalissimo approccio alla questione: in altri collettivi il potere decisionale sulla trama è equamente ripartito e tutto fila da Dio).
Ho dunque steso la scaletta di tutta la storia, dopodiché ho chiesto a Daniele e Lorenza di lavorare sui propri personaggi (a Daniele è stato affidato Moredechai, eroico agente del Mossad, a Lorenza Aisha, splendida e malinconica agente della CIA di origine afghana. Il mio personaggio, il ragioner Viscardi, è un viscido killer dei Servizi Vaticani). Alla fine, dopo diversi briefing sui meandri del racconto e le sue ramificazioni, abbiamo deciso insieme chi avrebbe girato –ops! scritto – quali episodi.
Ad ogni autore sono stati assegnati all’incirca 3 episodi da “girare”. Ci sono state regie multiple e tre giri di editing per amalgamare il tutto prima della consegna all’editore. Siamo piuttosto soddisfatti del risultato, soprattutto in virtù della omogeneità del testo. La nostra speranza è che il lettore apprezzi le differenti personalità al lavoro senza avvertire un fastidioso salto stilistico di episodio in episodio.
Tappa precedente: Blogolo nel buio
Tappa successiva: Thriller Café
Lo prenoto oggi!
Sarasso non mi ha mai deluso.
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