Cine-MMA: Supreme Champion

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Malgrado la locandina fuorviante (passibile di denuncia per truffa), “Supreme Champion” (2010) è il film meno marziale della stagione.
Una carrellata iniziale di brani video ci informa che Stephan “American Psycho” Bonnar si allena nelle arti marziali già dalla culla. Oggi è un promettente lottatore della UFC (Ultimate Fighting Championship) e si è detto: anch’io voglio fare pessimi film marziali come i miei colleghi! Così questo ragazzone che ha le stesse doti attoriali di un piccione ferito interpreta Troy, un lottatore a cui viene rapita la fidanzata per costringerlo ad una serie di incontri illegali. Il cattivone che mette in atto questo piano poco originale è Gallows, interpretato dal grande Daniel Bernhardt: erano anni che il bravo attore non tornava in un ruolo marziale… e doveva farlo proprio con ’sta buffonata?

Per chi non lo ricordasse, Bernhardt (nella foto qui sopra) nacque artisticamente negli anni Novanta in piena VanDammeMania: alcune innegabili forti somiglianze (all’epoca) con l’atleta belga, sia fisicamente che stilisticamente, gli permisero di interpretare “Colpi proibiti 2” (Bloodsport 2, 1996) e, vista la buona riuscita di questo, altri due sequel (inediti in Italia). Dopo alcuni film di basso profilo ma ottimi dal punto di vista marziale, il buon Daniel ha provato (come altri suoi colleghi) a riciclarsi attore d’azione ma senza successo. In “Supreme Champion” fa un cattivo da fumetto, ridicolo e caricaturale come del resto il film in generale.

La storia procede con lentezza e dabbenaggine esemplari. Storicamente i film di arti marziali non disdegnano scene con donnine allegre, ma c’è sempre un equilibrio da rispettare, e non si può passare metà film a mostrare donnette più o meno vestite e zero arti marziali: non perché sia vietato, ma semplicemente perché allora sulla locandina scrivete che è un film softcore!
Troy è talmente sconvolto dal pensiero della fidanzata tenuta prigioniera, che per consolarsi va a letto con il primo paio di tette che gli sballonzolano davanti. Ma a metà film finalmente inizia il torneo illegale a cui il protagonista è costretto a partecipare. In realtà è il torneo più breve della storia: ottimi combattimenti, ma non supera i cinque minuti.
Dopo un’altra delirante sequela di stupidaggini, gli ultimi venti minuti di film riprendono il tema della caccia all’uomo e il nostro beota protagonista dovrà sopravvivere in un boschetto mentre altri beoti lo inseguono, morendo man mano per puro spavento.

Perché prendere un vero artista marziale e fargli ricoprire un ruolo che qualsiasi attorucolo potrebbe fare mille volte meglio? Usare veri atleti con pessime doti attoriali va bene per film marziali, perché in fondo quello che conta è la parte dei combattimenti: visto che qui le scene di lotta sono totalmente secondarie, perché allora non prendere un vero attore di serie B? (Ce n’è un esercito pronto ad entrare in azione!)
Il tanto atteso confronto finale tra Bonnar e Bernhardt è di una tristezza epocale e non merita altre parole…

Supreme Champion” è pura spazzatura, ma visto tenendo premuto l’avanti veloce e andando direttamente alle (poche) scene di combattimento, qualche bella tecnica -  coreografata dal capoeirista Neal “Xingu” Rodil che si ritaglia anche il piccolo ruolo di uno dei lottatori – la regala al fan.
Ultimissima parola per Oleg Taktarov, vero celebre lottatore russo che fa un’apparizione ridicola di 10 secondi.

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One Response to Cine-MMA: Supreme Champion

  1. Roberto Moretta says:

    Un unico commento : “l’orrore , l’orrore…” !

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