QV su Il trentesimo regno, di Gabriella Mariani

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Il trentesimo regno1 – Riassumi in due righe (al massimo) il contenuto del tuo romanzo.

Due gemelli di stirpe immortale compiono un lunga cavalcata per le terre del Grande Nord, percorrendo le vie del Saggio e del Guerriero, scontrandosi con i figli dell’abisso e i servi delle stelle.

2 – Descrivi il personaggio di questo romanzo per te più importante.

La figura secondo me più importante, non è propriamente un personaggio, ma è un’entità collettiva: l’Orda, la grande moltitudine che si muove per le pianure della Siberia plasmando la terra al suo passaggio. È un’utopia anarchica ed è il simbolo dell’umanità in eterno movimento.

3 – Quale legame c’è tra questa storia e l’attualità italiana?

Ho iniziato a pensare al romanzo durante il conflitto contro la Serbia, nel ’99, e quindi la denuncia degli orrori della guerra che è uno dei motivi fondamentali, è innanzitutto metaforica condanna di tutte le tutte le operazioni di polizia internazionale portate avanti contro i cosiddetti stati canaglia, nelle quali l’Italia è rimasta coinvolta in questi anni.

4 – Qual è l’atteggiamento migliore che il lettore può assumere prima di cominciarne la lettura?

Non pensare di essere davanti a una lettura da treno, innanzitutto, e non aver paura di addentrarsi in un territorio sconosciuto. Spogliarsi dei pregiudizi e delle aspettative. Lasciarsi trascinare dal ritmo della narrazione.

5 – In riferimento al romanzo nella sua complessità, in cosa ti riconosci e in cosa, invece, non ti riconosci?

Mi riconosco nell’idea di fondo: non basta votarsi al bene, per tenersi lontani dal male. L’annullamento della propria umanità in nome di una causa suprema, qualunque essa sia, è il male peggiore, e da esso derivano solo orrori. Non mi riconosco nella freddezza dei miei protagonisti immortali, nel loro credersi e farsi simili agli dei.

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