chatters

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La conosco da un paio d’anni, più o meno. In chat. Abbiamo cominciato in pubblica con battute che non erano le solite e siamo finiti a parlare in privato. Abbiamo litigato quasi subito. A causa della sua riservatezza. A causa della mia sfacciataggine. Io il sesso virtuale non lo disdegno affatto. E non mi serve che passi poi molto tempo per fare le prime richieste. A volte è piacevole. Poi è capitato che non ci siamo sentiti per almeno sei mesi. La chat non l’ho più nemmeno frequentata. E infine è ricapitato. Casualmente. Ero in casa da solo, mi annoiavo. Era di nuovo lì. E non so come abbiamo finito per fissare un incontro. Lei arriva nel bar, che ha stabilito lei, con un impermeabile rosso e delle scarpe col tacco alto. Nere come la borsetta. Le foto che ci siamo scambiati agevolano il riconoscimento.
- Bevi qualcosa? – le chiedo sorridendo.
- Usciamo – dice lei impassibile.
La seguo, prima lungo la via principale e poi nel vicolo. Si ferma, fissa la borsetta alla spalla e prende le mie spalle con entrambe le mani. Mi sbatte violentemente contro il muro. Con un passo rapido si avvicina e mi pianta la mano nella patta.
- È questo che volevi? – mi chiede sfregando la mano su e giù e fissandomi negli occhi.
Di colpo ho paura.
- Sotto l’impermeabile non porto nulla, ti va bene? -
Credo di avere un’espressione terrorizzata.
Lei sorride in modo strano e fa un passo indietro. Penso che ora estragga una pistola dalla borsetta e mi spari.
- Preferivi virtuale vero? -
Non rispondo. Infila la destra nella borsetta. Estrae la pistola e me la punta in faccia.
- Bang! – esclama, e se ne va.

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