Cari compagni di viaggio pensatori … Eccoci giunti a febbraio, il secondo mese dell’anno. Il 2011 è ormai avviato, i piccoli cambiamenti sono stati pian piano digeriti e assimilati, le novità hanno cambiato sapore e sono diventate abitudini, il tran tran quotidiano accelera questo percorso, un percorso di giornate, di stagioni, di annate, diverso per ognuno di noi.
Il secondo mese dell’anno apre le porte alla primavera, sentiamo la rinascita che baldanzosa sfida gli ultimi sforzi dell’inverno per la supremazia sulla stagione, eppure notiamo un raggio di sole in più, qualche folata di vento che lascia ben sperare all’aria frizzante primaverile, le temperature pian piano diventano più miti.
Il secondo mese dell’anno ci invita a una riflessione, prima di entrare nel pieno dell’energia vitale dell’anno, la primavera. Le idee cambiano, i concetti così radicati nel profondo sono messi in discussione, si trova il coraggio di sognare e di adottare un punto di vista diverso dal quotidiano, erroneamente creduto più affidabile semplicemente perché già conosciuto.
Ipotizziamo che si formi un gruppo di persone con un tratto indistinguibile che le accomuna, queste persone sono di etnie diverse, fedi diverse, alcune senza credo religioso, di differente estrazione sociale, eppure si trovano lungo lo stesso cammino verso la stessa meta, perché sono alla ricerca della stessa cosa: la spiritualità. Perciò, miei cari lettori, percorriamo il Cammino di Santiago.
Partendo da Saint Jean Pied de Port, si ha la possibilità di assaggiare il significato più intimo per ogni pellegrino che si prefigge di percorrere centinaia di chilometri a piedi, a cavallo, al massimo in bicicletta per arrivare alla Cattedrale di Santiago de Compostela. All’accoglienza viene data la conchiglia bianca, il simbolo di riconoscimento dell’apostolo San Giacomo e dei suoi adepti, e le credencial, una carta di via in cui ogni chiesa, ogni luogo di sosta e di alloggio apporrano i timbri per dimostrare il cammino percorso, così da guadagnare la “Compostela”, ovvero il certificato che attesta l’arrivo a Santiago non come semplice turista, ma per devozione e per ricerca dell’interiorità.
Il Cammino ha l’aria di una vera e propria prova. Il “cammino francese” inizia con l’attraversamento del valico dei Pirenei, quasi trenta chilometri di scalata lungo il confine con la Francia. È come se il Cammino sfidasse il pellegrino circa le sue certezze, come se gli dicesse: “Sei venuto qui per cercare la spiritualità? Hai pensato alle conseguenze di questa decisione? Sei pronto a mettere in gioco tutto te stesso per raggiungere quello che veramente vuoi?”
La natura del Cammino permette di vivere un’esperienza unica. Dopo le fatiche per arrivare alla prima tappa, Roncisvalle, si trova il tempo per riflettere sulle bellezze dei panorami visti tra una scalata e l’altra. Panorami mozzafiato e diversissimi tra di loro.
Da Roncisvalle è tutto un susseguirsi di montagne, città, cattedrali, centri storici: la regione della Navarra, della Rioja, del Paìs Vasco, della Castilla y Leon e della Galicia.
Se si riparte da Siarra il Cammino diventa un salto indietro nel tempo: invece delle solite strade metropolitane ingolfate nel traffico e nello smog, si può venire bloccati da un gregge di pecore o da qualche mandria di buoi che percorreranno qualche metro insieme al pellegrino. Il respirare l’assenza di modernità è un’ottima opportunità per riflettere, per fermarsi dalla frenesia, apparentemente incontrollabile.
Prima di arrivare a Santiago sarà necessario affrontare salite e discese sulla roccia nuda, rispettare i tempi degli animali che si incontrano lungo la via, superare un saliscendi continuo … ma poi si arriva a Portomarin, a Palais de Rey, ad Arzua, a veri e propri paradisi in terra fino all’ultima meta: finalmente Santiago!
Il pellegrino, estasiato, entrerà nella Cattedrale di Santiago de Compostela dove vedrà una fila interminabile di altri pellegrini in fila per vedere la statua di San Giacomo. Tutti i pellegrini sono travolti da un sentimento di empatia, per cui è come se si conoscessero tutti, ci si scambia souvenirs, foto, pensieri, emozioni, ricordi, riflessioni, si condividono le proprie esperienze che non potranno più dimenticare. Perché il Cammino di Santiago non è un pellegrinaggio verso la meta, il Cammino è un viaggio, è un susseguirsi di difficoltà che ci rendono eroici per superarle, riscopriamo qualità che nemmeno sognavamo di avere, che sia la capacità di arrampicarsi oppure di trovare uno stratagemma per ovviare all’ostacolo. Gli occhi del pellegrino non vedranno più niente come qualcosa di insormontabile, si ricorderà dei tempi della natura e dei suoi animali, si fermerà il tempo necessario a riflettere e troverà la soluzione, diventando migliore ogni istante che passa.
“Quando si va verso un obiettivo … è molto importante prestare attenzione al cammino. È il cammino che ci insegna sempre la maniera migliore di arrivare, e ci arricchisce mentre lo percorriamo”. Le parole scritte dal Maestro Paulo Coehlo in Il Cammino di Santiago sono una freccia puntata al cuore di ognuno di noi.
Ben trovata,
è sicuramente il grande sogno di molte persone, l’hai descritto così bene che coinvolge anche il più miscredente. Nel tuo racconto ritrovo l’incredibile desiderio della gente di un contatto diretto, ed un coinvolgimento umano con la neccesità di ritrovarsi e scambiarsi opinioni di vita ect. .
Hai colpito nel cuore!
Bonnye & Clayr