Luca Poldelmengo: Nel posto sbagliato

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“La tv appesa alla parete rimandava l’immagine del premier che prendeva la parola in parlamento […] Appariva soddisfatto. Arringava l’aula con quel mix di autorevolezza e spavalderia che lo avevano consegnato alla leggenda. Spiegava ai suoi illustri colleghi -benché non ritenesse nessuno, specie tra quei banchi, degno di essere collegato alla sua persona – i dettagli dell’operazione che aveva permesso una così rapida chiusura dell’inchiesta. […] Rilanciò la propria sfida alle mafie, rivelando che era stato possibile catturare così in fretta gli attentatori grazie a una sua personale iniziativa. Una speciale squadra investigativa da lui voluta che lavorava in via segreta e sperimentale ormai da qualche tempo.
‘La red è composta da una selezionata élite di professionisti. Si avvale di moderne tecnologie e della più avanzata scienza medica, garantendo risultati impensabili con le normali procedure investigative.’”(1)

In una metropoli (Roma?) post-apocalittica, segnata, tra l’altro, da un piccolo (grande?) sconvolgimento geologico, le forze dell’ordine hanno “finalmente” trovato un metodo per risolvere anche i crimini più complessi: ricorrendo alla triangolazione dei telefoni cellulari, all’ipnosi e all’ipermnesia, sono in grado di trasformare un passante tra i tanti, un qualunque testimone inconsapevole, in un POV, una via di mezzo tra una telecamera ambulante, un puro e semplice punto di vista al servizio delle indagini, e un ignaro(2) collaboratore.
A occuparsi di questo genere di indagini è la Red, una squadra segretissima di poliziotti super-addestrati e apparentemente infallibili. Almeno finché a rimetterci la vita non è uno dei loro.
Anzi, una dei loro: la promettente e affascinante Naima Lalami, ritrovata morta in un lago, uccisa da qualcuno che la sa più lunga di quel che dovrebbe; un killer troppo ben informato, e chiaramente deciso a mettere in scacco i protocolli stessi della squadra…

Luca Poldelmengo, già autore di Odia il prossimo tuo (Kowalski, 2009) e L’uomo nero (Piemme, 2012), torna in libreria con Nel Posto Sbagliato, un terribile poliziesco dal forte retrogusto distopico(3), ambientato sul fondo realistico di un mondo in cui gli spettatori passivi della tv e dei nuovi media lasciano spazio ai soggetti politicamente passivi, spettatori/testimoni inconsapevoli utilizzabili a piacimento e a loro insaputa.

È un romanzo volutamente fastidioso, Nel posto sbagliato, disturbante fin dalle prime pagine(4), e noir a pieno titolo, a dispetto dei suoi tratti ibridi(5), quasi mutanti: sì, noir, perché, come nei classici del genere, il racconto si apre con l’irrisolvibile(6) dissidio tra garantismo e giustizialismo, ed è quasi completamente giocato sulla linea (qui come altrove tutt’altro che sottile) che separa legalità e giustizia(7); e se pure rischia grosso, toccando vette di (cinematografica) esuberanza simbolica(8) nell’affrontare il tema del doppio, Poldelmengo ha il bel merito di non cedere alla tentazione: in Nel posto sbagliato non c’è traccia di facile manicheismo; anzi, l’autore riesce a sfumare le differenze, trasmutando in maniera quasi alchemica i presunti innocenti in colpevoli, e regalando anche ai colpevoli un briciolo d’innocenza e di umanità…

Nel posto sbagliato, di Luca Poldemengo, è edito da E/o nella collana Sabot/age, curata da Massimo Carlotto e diretta da Colomba Rossi.

(1)Luca Poldelmengo, Nel Posto Sbagliato, E/O, Roma 2014, p. 40.
(2)Usciti dall’ipnosi indotta con l’ausilio di farmaci specifici, i POV non serbano alcuna memoria della loro “visitina” in questura.
(3)D’altra parte la distopia è una forma estrema di realismo, non necessariamente anticipatrice, ma piuttosto amplificatrice, che usa estremizzare certi aspetti della realtà attuale per ingigantirne le contraddizioni, portandole così sotto gli occhi di tutti. Non deve stupire, dunque, che questo romanzo, che vive in una terra di confine tra Philip Dick (il primo riferimento è ovviamente quello a Minority report) e John Woo (non tanto quello di Paycheck, quanto quello di Face/Off, benché, anche qui, i “labirinti della memoria” svolgano un ruolo di primo piano…) e chissà quante narrazioni poliziesche “tradizionali”, trovi collocazione in una collana come Sabot/age che si propone di raccontare la realtà secondo la chiave del noir e del romanzo d’indagine.
(4)Per es. quando evoca, con pochi tratti di descrizione ambientale, la paura sempre più palpabile, in fasce sempre più ampie della popolazione, di cadere vittime di uno dei molti (troppi) abusi polizieschi camuffati da semplici incidenti…
(5)Oltre alle citazioni cinematografiche e letterarie già indicate, in Nel posto sbagliato non mancano i riferimenti alla storia italiana e alle sue ombre (si veda, per es., il caso che apre il romanzo), gli elementi fantapolitici (meno “fanta” di quanto vorremmo) ecc.
(6)A livello puramente logico.
(7)Temi, questi, rispetto ai quali la giusta preoccupazione relativa alla privacy, che pure è un elemento portante del romanzo, appare come la punta di un iceberg (e d’altra parte, la domanda “quante libertà personali siamo disposti a sacrificare in nome di una presunta sicurezza collettiva?” riportata dal dorso del volume allude a questioni ben più ampie…)
(8)Dai due serpenti uguali ma opposti (il “vero” corallo, velenoso, e il “falso” corallo, quasi identico all’aspetto, ma a differenza dell’altro assolutamente innocuo) ai due fratelli rivali, c’è il rischio che il massiccio ricorso a figure archetipiche in un romanzo come Nel posto sbagliato suoni vagamente fuori luogo, ma Poldelmengo si trae brillantemente d’impaccio, evitando inutili ripetizioni e sottolineature, e cambiando le carte in tavola al momento più opportuno.

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