Solve et coagula

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Il detto “solve et coagula” è una formula che appartiene al mondo dell’alchimia, e indica quella procedura, finalizzata alla trasformazione degli elementi, che cerca di ottenerla attraverso un processo appunto di dissoluzione, e poi di ricomposizione. Il verbo latino solvere, sottende infatti questa area semantica. Si risolvono i problemi, ovvero si scompongono negli elementi strutturali, e da cui si procede poi verso la soluzione;  una persona si risolve a prendere una certa decisione, ovvero concretizza un pensiero, ma dopo aver analizzato (quindi scomposto) gli elementi necessari a compiere la scelta. Solvere ha molte assonanze quindi con analizzare: entrambi vedono la loro azione come una scomposizione, una suddivisione. E la soluzione, ovvero una mescolanza indivisibile, diventa ciò che si ottiene da questo quotidiano esperimento alchemico. Ma non è sempre così. Se di un soggetto in terapia si può dire che ha risolto la sua condizione, questo risponde all’analisi (sia nel senso terapeutico che in quello metodologico) ma solo in un primo stadio, mentre è già inglobata (inevitabile) nella soluzione stessa la sintesi dell’uomo nuovo, re-birth tramite la as-soluzione e la conseguente ricostituzione a posteriori. Assolversi, quindi si potrebbe pensare sia questo il senso profondo della risoluzione. Secondo David Mamet ne “House of game” manco per nulla, anzi la strategia dell’autoassoluzione, del perdonarsi, eliminando il senso di colpa, ci porta a compiere estreme nefandezze, senza neppure la conseguente dinamica di colpa – pentimento – assoluzione a ricostruire una parvenza di diritto dove ormai domina la ley del desio (come direbbe Almodovar). Comunque questa, anche se arrivasse, e non arriva, dovrebbe giungere da terzi, e non – in totale assonanza con Woody Allen – rifugiarsi nell’onanismo definitivo.
Ab-solvo, in realtà è quindi un chiamarsi fuori dalla soluzione, è un modo per estrarre l’individuo dalla comunità che vive nella comune soluzione. Colui che è assolto vive nell’assoluto (alpha privativo: senza soluzione, senza legame), ovvero è la negazione della mescolanza.
Risolvere significa quindi stare nel mondo, mescolarsi e scomporsi, mentre assolversi significa estrarsi (o lasciarsi estrarre) per accedere alla santità. Colui che è risolto è quindi (probabilmente) peccatore, ma questa sua condizione di commistione lo mette nelle condizioni di coagulare, ovvero di essere mitopoietico, di creare il novum. La soluzione, mescolanza che analizza, porta alla coagulazione, mescolanza generatrice. La salvezza, l’assoluzione, e gli assoluti stanno da ben altra parte. Non in mezzo agli uomini.
Detto ciò perchè gli uomini si preoccupano della risoluzione ? perchè gli uomini si preoccupano – detto in altri termini – di individuare un tragitto etico morale (politico) che gli permetta di costruire una comunità possibilmente indissolubile, e dove ognuno si confonda con gli altri, dove – possiamo dire – vige l’uguaglianza (perchè questà è la soluzione, non il melting pot).
Il solve, ovvero l’egalitè, costruisce la base per il coagula, ovvero la fraternitè, che insieme sono la piattaforma della libertè.
L’alchimia è sempre arte, che lega e scioglie gli esseri, e questo oggi più che mai.

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